Reggio Calabria, “così siamo guariti dal Covid con pochi sintomi banali e senza vaccino”. La testimonianza di una famiglia

StrettoWeb

Reggio Calabria, la testimonianza di una mamma di 50 anni che è guarita dal Covid con il marito e i figli tutti positivi e tutti non vaccinati. I disservizi del sistema di tracciamento e l’atteggiamento del medico di base, fino all’intervento del dott. Salvatore Totaro del Comitato Terapie Domiciliari

Una lettrice di StrettoWeb, residente a Reggio Calabria, ha inviato alla nostra Redazione una lettera raccontando nel dettaglio un’esperienza personale vissuta nei giorni scorsi dopo il contagio (e la guarigione) dal Covid-19. Una testimonianza particolarmente importante che di seguito riportiamo integralmente:

Caro direttore di Strettoweb,
innanzitutto vorrei ringraziarla per l’informazione seria, onesta e professionale che si può trovare leggendo quotidianamente il vostro giornale. Sono una donna di Reggio Calabria che vi segue da sempre e ancor di più si è affezionata alla vostra linea editoriale in questi anni di pandemia, in cui siete stati gli unici a tentare di combattere il panico dilagante e a fornire informazioni scientifiche sul Covid-19 raccontando le cose come stanno e mandando messaggi positivi e confortanti nel momento più difficile per la nostra società da molti decenni, senza mai nascondere la gravità della situazione ma evitando sempre di marciarci sopra speculando sulle paure della gente come invece purtroppo hanno fatto, e ahimè continuano a fare, quasi tutti gli altri media locali e nazionali che personalmente non leggo più e non leggerò mai più.

Ma se oggi ho deciso di scriverle, è per raccontarle la mia personale avventura con il Covid-19. Tra fine novembre e inizio dicembre, una delle mie figlie di 10 anni ha contratto il virus a scuola, e in casa ci siamo contagiati tutti: la sorella maggiore di 14 anni, io che ho 50 anni e mio marito che ha 54 anni. Ci tengo a precisare che siamo tutti non vaccinati, per libera scelta adottata in scienza e coscienza, e che siamo tutti vivi e vegeti, stiamo bene, abbiamo superato il virus come una banalissima influenza, non solo le bambine ma anche io e mio marito. Ed è importante anche dire che il virus non è arrivato in casa da non vaccinati o dai ragazzi a scuola. Infatti, al contrario, il virus è entrato a scuola tramite alcune docenti vaccinate che sono state le prime a risultare positive e a loro volta hanno contagiato i bambini che poi hanno portato il virus nelle loro famiglie. Infatti sono state messe in quarantena soltanto le classi in cui erano state presenti quelle insegnanti. Abbiamo saputo della loro positività e siamo stati posti in quarantena dopo qualche giorno da quando la mia figlia piccola, quella di 10 anni, che era stata a contatto con una delle insegnanti positive, aveva già avuto un giorno con qualche decimo di febbre e un forte mal di testa. Dalla mattina successiva era stata benissimo e non ci siamo mai posti il problema del Covid. Ma una volta saputo della positività delle insegnanti, è stata sottoposta a tampone ed è risultata positiva: in quel momento abbiamo saputo che aveva il Covid, o per meglio dire, aveva avuto il Covid perché dopo quel giorno con un po’ di febbre e il mal di testa, forte ma durato poche ore, non ha più avuto alcun sintomo ed è stata sempre bene. A quel punto ci hanno comunicato che dopo dieci giorni sarebbero venuti a casa a fare il test a tutti gli altri conviventi con la bambina positiva. Io sono rimasta perplessa perché con la bambina positiva in casa già da una settimana, non c’erano dubbi che saremmo potuti essere tutti già contagiati e infatti nel giro di altri due giorni, la sorella più grande ha avuto gli stessi sintomi della piccola. Un giorno di febbre e forte mal di testa. Il giorno dopo non ha avuto più nulla, solo qualche colpo di tosse e nient’altro. Contestualmente, anche io ho iniziato ad avere la febbre e ho deciso di non aspettare assolutamente dieci giorni per sapere se fossi positiva o meno. Ho chiamato il mio medico che ha inviato all’Asp la richiesta per fare il tampone. Finalmente l’Asp è venuta a fare il tampone a tutta la famiglia. Il giorno successivo ci hanno dato il referto delle bambine positive, ma per me e mio marito non è arrivato alcun risultato. Passano i giorni, al telefono dell’Asp non risponde nessuno e allora decidiamo di telefonare alla Prefettura e dalla Prefettura ci spiegano che l’Asp gli ha comunicato che noi siamo tutti positivi! L’hanno comunicato a loro ma non a noi! Se non avessimo chiamato in Prefettura non avremmo avuto neanche il nostro responso… Mio marito ha perso l’olfatto e ha avuto un po’ di tosse, nient’altro. Io avevo la febbre persistente. Non siamo stati male, ma ci siamo ritrovati abbandonati a noi stessi perché non appena abbiamo chiamato il medico per comunicare la positività e chiedere che terapia fare, lui ha iniziato a farci la ramanzina sul fatto che non fossimo vaccinati dicendoci che dovremo fare accertamenti a vita perché certamente avremo gravi conseguenze. Io non stavo male, avevo solo un po’ di febbre, ed ero sbalordita per disorganizzazione e atteggiamenti di questa cattiveria! Per fortuna sono riuscita a mantenere lucidità, anche grazie al fatto che in casa stavamo tutti bene, non solo le bambine ma anche noi adulti. Il medico mi ha detto di prendere la tachipirina, ovviamente sempre risentito perché non ero vaccinata, e la febbre scendeva quando prendevo la tachipirina e poi risaliva dopo poche ore. Allora ho contattato il dott. Salvatore Totaro, medico di Messina che fa parte del Comitato Cura Domiciliare Covid-19, che è stato per me un riferimento di straordinaria competenza professionale e umanità. Totaro, che ci ha raccontato che sta curando con le terapie domiciliari tantissimi vaccinati e che quindi la nostra situazione di “non vaccinati” non era affatto differente rispetto a quella di chi si è sottoposto alla vaccinazione, mi ha invitato a prendere la tachipirina e buttarla nella spazzatura. Mi ha dato farmaci e vitamine adatti alla mia situazione, e nel giro di due giorni mi sono passate del tutto sia la febbre che la tosse. Dopo 48 ore dalla nuova terapia stavo benissimo, e lui mi ha consigliato altri integratori per venti giorni. Adesso sono ancora positiva ma sto benissimo, ma siamo ancora bloccati dentro casa. Dall’Asp abbiamo saputo che sono oberati di lavoro per dover processare tantissimi tamponi al giorno, ci hanno autorizzato verbalmente al telefono ad andare a fare il tampone al drive in di Pentimele, ma alla fine credo che passeremo il Natale da soli a casa.

Ma non è questo il problema, anzi ne ho approfittato per scrivere questa lettera e mettere le persone a conoscenza della mia storia. Innanzitutto sappiamo tutti che l’urgenza e l’intervento tempestivo ai primi sintomi è fondamentale per curare il Covid senza conseguenze: com’è possibile che in Italia dopo due anni dall’inizio della pandemia non abbiamo ancora un sistema di tracciamento che consenta di avere la diagnosi con i tamponi in tempi utili? Addirittura il primo caso familiare l’abbiamo saputo cinque giorni dopo che la bambina aveva avuto i pochi sintomi già indicati, abbiamo scoperto che aveva il Covid quando era già guarita! Perché non si è investito in tamponi, laboratori, infermieri e medici in tal senso? Altri Paesi lo hanno fatto, processano il triplo di tamponi dell’Italia e riescono a contenere meglio la pandemia e a curare i positivi ai primi sintomi, abbattendo le complicazioni.

Il secondo punto che vorrei evidenziare è che noi, tutti non vaccinati, siamo stati tutti bene, asintomatici o paucisintomatici, nulla di più delle altre normali influenze stagionali. E io e mio marito non siamo ormai certo dei ragazzini! Siamo guariti senza alcuna conseguenza e non ci sentiamo certo degli eroi o dei “sopravvissuti” come qualcuno si auto proclama quando supera il Covid, offendendo tutte le persone che sopravvivono a patologie molto più serie.

Ovviamente sono rimasta profondamente delusa dall’atteggiamento del mio medico perché insisteva che avrei avuto danni al 100% perché non vaccinata (come se tutti i milioni di guariti del 2020, quando ancora neanche c’erano i vaccini, fossero zombie). Sto pensando di cambiarlo sia per la palese incompetenza medica dimostrata, che per l’atteggiamento che ha dimostrato nei miei confronti.

Il messaggio che vorrei trasmettere è in linea con quello che su Strettoweb pubblicate da due anni: di Covid-19 si guarisce nella stragrande maggioranza dei casi, quasi sempre senza gravi conseguenze. Ovviamente c’è anche il rischio di avere problemi, di finire ricoverati o addirittura di morire, ma si tratta di piccole percentuali, casi rari come dimostrano i dati ufficiali secondo cui il 98% dei positivi guarisce a domicilio, e la piccola percentuale di ricoveri e decessi tra i positivi è limitata a persone molto anziane e con gravi patologie pregresse. Inoltre in questo Paese così mal gestito, non ci sono sistemi di tracciamento e adeguati protocolli di cure tempestive a domicilio che certamente potrebbero salvare la vita a migliaia di contagiati, vaccinati e non, che continuano ad ammalarsi in modo serio, a finire in ospedale e a morire perché nessuno gli fa un tampone, perché nessuno gli fornisce le cure, perché il protocollo di tachipirina e vigile attesa indicato dal Ministero e adottato dalla stragrande maggioranza dei medici continua a fare danni enormi, e perché i nostri governanti continuano a insistere che il vaccino è l’unica soluzione quando si è già dimostrato non efficace a risolvere il problema. Se lo affrontassimo meglio, come fa il dott. Totaro e i tantissimi medici che adottano i protocolli delle terapie domiciliari precoci seguendo le linee guida di altri Paesi più evoluti, il Covid sarebbe ancor meno grave e letale. Certamente anche il vaccino è un aiuto a ridurre i rischi nelle persone che questi rischi li hanno (quindi anziani e malati), ma non è una garanzia neanche per loro e quindi dovrebbe comunque essere affiancato da un sistema di tracciamento adeguato e di cura tempestiva. Invece insistiamo con le dosi, il vile ricatto del Green Pass a cui resisto con orgoglio, a fronte di una malattia che per tutte le persone giovani e sane non è altro che una banale influenza gonfiata da media e politici che trasmettono allarmismo e terrore. Tranne poche eccezioni, tra cui Strettoweb che leggo ogni giorno molto volentieri. E tutto questo è stato fin qui con le varianti Alfa e Delta, figuriamoci adesso che è arrivata Omicron che secondo tutti i dati e tutti gli esperti non è altro che un banalissimo raffreddore con un tasso di letalità dello 0,26% nei non vaccinati (quindi ancor più basso nei vaccinati!). Ma si continua con il terrorismo, per un virus che inizialmente non conoscevamo ed era quindi anche comprensibile preoccuparsi, ma adesso sappiamo che cos’è e grazie al naturale processo di omoplasia è diventato un semplice raffreddore con la variante Omicron. Ma i nostri politici continuano a seminare terrore e imporre restrizioni incomprensibili e assolutamente ingiustificate.

Vi auguro un felice Natale in redazione, esteso a tutti i vostri lettori che avranno la possibilità di leggere la mia testimonianza che certamente scatenerà la retorica di chi mi prenderà per “negazionista” parlandomi degli “ospedali pieni di malati” (gli ospedali non sono sempre stati pieni di malati, anche prima della pandemia? Spesso e volentieri d’inverno con l’influenza anche con i reparti saturi e senza posti disponibili per chi ne ha bisogno, soprattutto nella nostra Regione e nel nostro Sud? Però non facevamo chiusure, zone colorate e limitazioni alle sacre libertà individuali).

Una reggina “sopravvissuta” indenne, insieme a tutta la sua famiglia, alla “terribile pandemia influenzale” del Covid-19

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