Roma deve rinascere, per il Paese

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La nuova amministrazione può portare ad una svolta cogliendo al massimo le occasioni storiche che si dischiudono, come i fondi del Pnrr, il Giubileo del 2025 e l’auspicabile Expo 2030

In una stagione di grandi incertezze, che vanno da una pandemia che continua a vessarci ed a condizionarci, ad una situazione politica in perenne fibrillazione, alimentata da partiti che paiono sempre più orientati verso gli interessi di bottega e non verso il Paese, bisogna, secondo me, per non sperderci, chiuderci, dentro un perimetro di riflessione, alla umana portata, per avere quantomeno la comprensione di un inizio e di una conclusione. In questo modo, forse, riusciremmo a trovare conforto in qualche certezza.

Oggi, credo che sia giusto ed opportuno, voglio pensare a Roma, città nella quale vivo da più di mezzo secolo e trovare nella sua evoluzione il mio perimetro.

Questo spunto mi è sollecitato da un evento, che ho ideato nel 2015. Parlo del “Premio Roma allo sviluppo del Paese” che quest’anno, alla sesta edizione, sarà assegnato, come nella tradizione, in Campidoglio, il 7 dicembre pv, ed è indirizzato a “premiare personalità del mondo dell’economia, delle scienze, del sociale e della cultura, che si siano particolarmente distinte per i contributi dati alla crescita ed al prestigio del Paese”.

Come ebbi modo di dire, il 2 dicembre 2015, nel mio discorso introduttivo alla prima edizione, un Premio, che è un momento di concentrazione e di attenzione su valori positivi, di aggregazione di intenti, di approfondimento di realtà, ha una sua validità se si concepisce, anche, come leva psicologica, in grado di fare riflettere su fattori incoraggianti e stimolare azioni costruttive.

Esso, intitolato a Roma, nasce come tributo alla Città, legata in modo indissolubile ad una dimensione mediterranea e globale, e che molto ha contribuito, e potrà contribuire, alla evoluzione e crescita della civiltà occidentale. Questo era l’auspicio!

Nel partire da tale premessa, c’era l’illusione che la Città Eterna riuscisse a scuotersi dal suo torpore e si ponesse come forza trainante dello sviluppo del Paese e dell’area del Mediterraneo, ridando smalto all’espressione “civis Romanus sum” che era il compendio del vanto e dell’orgoglio degli antichi Romani.

Niente di più velleitario!

La politica guida e condiziona la vita civile ed economica. Sotto questo aspetto, Roma non è stata fortunata, condizionata, soprattutto negli ultimi anni, da una governance che, tra incapacità gestionali e mancanza di visione, l’ha fatta precipitare in un limbo di delusioni e di speranze disattese. E non è che siano mancate le occasioni per emergere. Senza fare, oggi, elenchi, ormai inutili, basta citare l’opportunità non colta delle Olimpiadi 2024, la cui rinuncia grida ancora vendetta e fa gioire i Francesi. Basta pensare a quello che era Milano prima dell’Expo: la forza di traino dei grandi eventi.

Al riguardo, Francesco Merlo ha scritto, su “la Repubblica” del 17 ottobre u.s., in modo particolarmente tagliente ed efficace, facendo riferimento alla Sindaca Raggi: “Per anni Roma pagherà quell’atto mancato e sarà ricordata come “l’ignava” che fece per viltade il gran rifiuto”.

Un report, prodotto dalla Banca del Fucino, di Roma, dal titolo “Prospettive di crescita dell’economia di Roma dopo la pandemia” ha messo in evidenza alcuni aspetti che compendiano la sua decadenza.

Prendo qualche passaggio. Pur essendo Roma la quarta capitale europea per PIL complessivo (dopo Londra, Parigi e Madrid) il PIL pro-capite di Roma è solo il sedicesimo tra le grandi città europee. Oltre a questo, essa occupa il 19° posto, per occupati in ricerca e sviluppo e il 25° posto per quota di occupati nelle imprese hi-tech. Ed ancora, negli ultimi quindici anni Roma ha perso il 40% di produttività rispetto a Milano, ha ricevuto 3 Mld di euro di investimenti in meno rispetto al capoluogo lombardo, oltre a detenere il 25° posto su 27 capitali europee sul tasso di occupazione.

Partiamo da questo quadro impietoso e vediamo se è possibile risollevarsi. La risposta può essere positiva se la nuova Amministrazione capitolina saprà dare una svolta, cogliendo al massimo le occasioni storiche che si dischiudono, come i fondi del Pnrr, il Giubileo del 2025 e l’auspicabile Expo 2030, per il quale bisogna, tutti, impegnarci.

Il Sindaco Gualtieri dovrebbe, per esperienza professionale e qualità umane, emerse durante il suo periodo di Ministro dell’Economia nel Governo Conte 2, essere all’altezza della situazione e raccordare, con un team di collaboratori adeguato, le forze e gli interessi che, a volte, hanno soverchiato le necessità della città.

Il Sindaco, a mio modo di vedere, deve essere un bravo e sagace imprenditore: avere una visione e costruire intorno ad essa, con capacità di sintesi ed ottimismo, il consenso delle forze produttive e di tutti i cittadini.

Da queste considerazioni mi farò guidare quando, il 7 pv, aprirò la 6° edizione del Premio Roma allo sviluppo del Paese.

Per completezza di informazione cito i Premiati di quest’anno:

L’industriale, Elena Zambon;
L’autore della cinematografia, Vittorio Storaro;
L’Amministratore Delegato e Direttore Generale di Enel SpA, Francesco Starace

Mi fa piacere ricordare, per richiamare l’eccellenza del Premio, che, nel 2019, esso è stato assegnato al Nobel per la fisica, di quest’anno, Giorgio Parisi.

Questo Premio vuole essere, in definitiva, un modesto ma significativo contributo per la rinascita della Capitale, di modo che anche attraverso i valori delle Personalità premiate, che si riverberano sui valori della Città, si possa dare una svolta, con un impegno corale per uscire da questo lungo letargo.

Si può riemergere, agendo e sognando.

La Città, che continua ad apparire “esausta, trasognata ed eccessiva”, come la vedeva Fellini, e “stupenda e misera”, citando Pasolini, dove l’unica cosa che sembra crescere è la rabbia e la polemica, deve ritornare a splendere da centro del Cristianesimo, della cultura e della civiltà e, con essa, l’intero Paese.

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