Covid, la bomba di Crisanti: “il lockdown di Conte non fu tempestivo, a Bergamo si potevano evitare migliaia di morti”

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Secondo l’analisi, quando a Codogno fu confermato il primo caso positivo in Italia, nella provincia di Bergamo c’erano già “un centinaio di contagi”

Il professore Andrea Crisanti accende ancora una volta i fari sui gravi errori del Premier Conte e del Ministro Speranza nella gestione della pandemia Covid nella prima ondata. La stima ottenuta sulla base del metodo incentrato sulla ipotetica progressione del virus pensato da Stefano Merler, consulente del comitato tecnico scientifico, dimostrerebbe che si sarebbero potute evitare tra le 2.000 e le 4.000 vittime legate al virus se fosse stata applicata tempestivamente la zona rossa nella provincia di Bergamo. L’analisi, composta da una novantina di pagine con circa altre 10.000 di allegati, è arrivata sul tavolo dei pm e stila un’articolata ipotesi delle vittime che si sarebbero potute evitare nel corso delle settimane. Il documento parla di 6.000 morti in rapporto a un milione di abitanti.

Dall’esame minuzioso di quei giorni sono emerse “criticità a proposito dell’istituzione e tempestività della zona rossa e dell’applicazione del piano pandemico nazionale anti-Covid”. Sempre secondo lo stesso documento, minori sarebbero le criticità riguardo alla chiusura e alla riapertura del pronto soccorso dell’ospedale di Alzano Lombardo, sempre in provincia di Bergamo, dopo la scoperta di due casi il 23 febbraio, due giorni dopo che era stato confermato il primo positivo a Codogno, in provincia di Lodi. Occorre considerare che prima di quella data è stato appurato che il virus già circolava tra pazienti e personale sanitario. Secondo gli accertamenti eseguiti dalla Procura, c’erano già “un centinaio di contagi”. Secondo il professor Crisanti, molte delle scelte fatte in quel periodo appaiono “prese in buona fede, sulla scorta delle conoscenze che si avevano. Certo, è che è stato umanamente impegnativo avere a che fare per un anno e mezzo con storie personali dolorose. Ma come detto dal procuratore, il nostro compito è quello di stabilire cosa è successo per tutti i familiari delle vittime”. Se si sia trattato di un tragico disastro nel Bergamasco, Crisanti non si sbilancia: “non sta a me dirlo, ma 6.000 morti su una popolazione di 1 milione di abitanti…”, probabilmente peseranno sulle coscienze anche di chi negava il virus e invitava i cittadini a fare l’aperitivo sui Navigli di Milano perché il Covid-19 in Italia non sarebbe mai arrivato.

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