Covid, il dottor Baldanti del policlinico di Pavia: “Omicron debole, si va verso ‘raffreddorizzazione’ del virus”

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Il dottor Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di virologia molecolare del policlinico San Matteo di Pavia, parla di possibile “raffreddorizzazione” del Covid grazie alla variante Omicron

Raffreddorizzazione” del Covid, ovvero la graduale trasformazione del virus in un’influenza che, conseguentemente, provocherà danni minori per l’uomo. Sarà la variante Omicron, seppur più contagiosa ma decisamente meno letale, a provocare questo processo? Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di virologia molecolare del policlinico San Matteo di Pavia, analizza tale scenario ai microfoni di “La Repubblica” spiegando che grazie alla variante Omicron: “la trasformazione del Covid in semplice raffreddore è un po’ più vicina. Uno studio a cui ho lavorato, ancora in fase di preprint, ci mostra che la variante si lega meno al recettore Ace2, la porta d’ingresso che il virus usa per entrare nelle nostre cellule. Altri hanno poi osservato che Omicron si concentra nelle alte vie respiratorie e non nei polmoni. Tutto ciò può suggerire una progressiva ‘raffreddorizzazione’ del virus. Non sappiamo quanto tempo ci vorrà. O se a farlo diventare come un raffreddore sarà proprio Omicron, o una variante futura. Già quattro coronavirus che oggi portano il raffreddore hanno avuto un’evoluzione simile: in quel caso sono serviti diversi decenni, per il Sars-CoV-2 potrebbe succedere molto prima perché con l’enorme pressione vaccinale odierna acceleriamo il processo“.

Riguardo all’enorme numero di casi che si stanno registrando, l’esperto avverte: “non bisogna dimenticare Delta, Omicron non è ancora prevalente e il boom che vediamo si spiega anche con un notevole incremento nei tamponi eseguiti. Stiamo osservando un virus che, per via del grosso numero di mutazioni presenti in Omicron, ha guadagnato un po’ nella capacità di sfuggire ai vaccini, ma sembra aver perso, per nostra fortuna, qualcosa da qualche altra parte“. Certamente “i vaccini vanno aggiornati alle varianti più recenti: sicuramente la Delta, e magari anche Omicron. Ed è ciò che si sta facendo: tra qualche mese saranno pronti. E forse ciò ci darà un livello di protezione sufficiente a non doverci vaccinare ogni sei mesi“, conclude il virologo.

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