L’esenzione medica di “Novax” Djokovic e la gogna social: un campione si giudica dalla sua idoneità al vaccino? [GALLERY]

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StrettoWeb

Novak Djokovic giocherà gli Australian Open grazie a un’esenzione medica. Bufera social contro il tennista serbo fra privilegi e accuse no vax: da quando un campione si misura in base alla sua idoneità al vaccino?

Togli la K, metti una X e Novak diventa improvvisamente “Novax”. Djokovic è finito al centro di una violenta bufera social riguardante il suo status vaccinale. Per questioni di privacy, il campione serbo non si è mai esposto apertamente in base all’aver effettuato o meno il vaccino, pur rispettando sempre le basilari norme di sicurezza dentro e fuori dal campo. Come spesso accade in questi casi, la riservatezza viene equiparata alla mancata vaccinazione, come se l’essere o meno vaccinati ormai rappresenti prestigio o stigma sociale.

Da diverse settimane il mondo del tennis si stava interrogando sulla presenza o meno del serbo agli Australian Open, primo Slam del nuovo anno. Il motivo? Sul cemento australiano possono giocare solo i tennisti regolarmente vaccinati, stringente novità normativa applicata su misura per lo Slam aussie. Una regola che vieta a qualsiasi tennista che non sia attualmente vaccinato di partecipare a uno dei tornei più importanti al mondo, ricevere i soldi degli sponsor e i prize money del torneo, provare a scrivere una bella pagina della propria carriera e soprattutto fare ciò che solitamente gli permette di guadagnarsi da vivere. Djokovic continua (e ne ha tutto il diritto) a non esprimersi sul proprio status vaccinale, ma quest’oggi ha annunciato pubblicamente che prenderà parte al Major australiano. Nole ha ottenuto infatti un’esenzione medica che gli permette di giocare nonostante la regola sul vaccino.

La gogna social

Djokovic si è mostrato sorridente all’aeroporto dopo l’annuncio, pronto per la partenza in direzione Melbourne, forse non si aspettava la tremenda turbolenza social in arrivo. L’esenzione medica è stata vista come un “privilegio” concesso al tennista più importante al mondo, fonte di prestigio e conseguenti guadagni per il torneo che, come del resto l’intero mondo dello sport, ha tutto l’interesse di incassare quanti più introiti possibili dopo due anni di difficoltà economiche dovute alla pandemia. Le critiche sono piovute da ogni account: dalla gente comune, indignata per il comportamento del tennista, a giornalisti e politici pronti a gridare allo scandalo. Non sono mancate proposte del tipo “chiediamo agli altri tennisti di non giocare contro di lui” e altri tentativi di boicottaggio del torneo e discredito della figura del tennista.

Djokovic è diventato una sorta di simbolo per entrambe le “tifoserie”, mai come in questo caso lo sport ci aiuta in una definizione: per i provax è un cattivo esempio, una delusione, uno sportivo dal grande seguito che mette a rischio mesi e mesi di campagna di sensibilizzazione sul vaccino; per i novax è invece l’idolo che non si è piegato alle imposizioni dei poteri forti.

Daniele Capezzone, la voce fuori dal Coro

Qualcuno ha anche spezzato una lancia a favore di Novak Djokovic. Tanti i pensieri, di persone tutt’altro che etichettabili come “novax”, cinguettati a favore del tennista di Belgrado. Spicca quello di Daniele Capezzone che attraverso i propri profili social ha dichiarato: “una certa mentalità non cambia mai: detestare l’individuo che non si irreggimenta, a maggior ragione se ha successo. Amano parlare di “diversità”: ma appena c’è uno diverso da loro, impazziscono”.

Provax o Novax? Personalmente, Djokovic

Entrambe le posizioni sono incredibilmente sbagliate. Djokovic non è un cattivo esempio: ha ottenuto un’esenzione medica, firmata da degli esperti, che lo hanno ritenuto non idoneo al vaccino. Il tennista serbo dunque non ha scelto di non vaccinarsi e può partecipare al torneo proprio perchè non risulta nella categoria dei “non vaccinati”, così come chi (sportivo o no) non può vaccinarsi per problemi di salute può ottenere, ad esempio, le agevolazioni del Green Pass venendo equiparato a una persona vaccinata. Così come lui, qualsiasi altro tennista nelle sue stesse condizioni potrà godere di quello che non è un “privilegio”, ma una una prescrizione medica. Pensare che si tratti di qualcosa fatto unicamente a tavolino per favorire Djokovic ha in sè una certa dose di complottismo. L’assist perfetto per la seconda categoria.

Djokovic non è un novax. Mettiamolo subito in chiaro. Il 20 volte campione Slam non si è mai espresso apertamente contro il vaccino o a favore di teorie del complotto legate al Covid. L’anno scorso il n°1 ATP fu uno dei primi tennisti a contrarre il Covid, dunque è ben consapevole che sia un virus reale e delle conseguenze che comporti. Nelle sue esternazioni Djokovic è rimasto spesso vittima della dialettica provax-novax, probabilmente anche a causa di una comprensibile (in un mondo di virologi ha scelto di fare il tennista) ignoranza sul tema. La sua è risultata essere una posizione freevax: libera scelta personale sul vaccino. Una possibilità che lo stato di Victoria ha negato, imponendo l’obbligo vaccinale per mettere piede a Melbourne e quindi a chiunque voglia prendere parte al torneo. Il vero privilegio, o se preferite, la vera discriminazione.

Fin qui si è sempre proceduto con i soliti paradigmi: rispetto delle norme di sicurezza; possibili “bolle” o isolamenti preventivi; tamponi e controlli ripetuti; eventuali quarantene ed esclusioni dai match in caso di positività. Negli ultimi due anni lo sport è andato avanti anche senza l’obbligo vaccinale, imposto attualmente, nel momento in cui l’aumento dei casi è dovuto alla variante Omicron, più contagiosa ma anche decisamente meno letale. Nessuno intende negare l’utilità dei vaccini che hanno decisamente contribuito a ridurre gli effetti più gravi del virus e di conseguenza il numero dei decessi. Ma il vaccino non rende immuni al virus. Dunque Djokovic (come qualsiasi altro tennista) potrebbe addirittura prendere il Covid da un vaccinato, rischiando forse qualcosa in più di un banale raffreddore, ma rischiando autonomamente, da atleta, giovane e con un’esenzione che ne sottolinea i rischi della vaccinazione per la salute. Ma in questi discorsi, della salute di Djokovic, non importa realmente a nessuno.

Novak Djokovic
Foto di Rungroj Yongrit / Ansa
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