Magnagrecàntico: i Bronzi raccontati in modo inedito per il 50° anno dalla scoperta

StrettoWeb

Il cantastorie Fulvio Cama, il professore Daniele Castrizio e il percorso visivo di Saverio Autellitano nel Magnagrecàntico, un racconto originale dei Bronzi di Riace nel 50° anno dalla loro scoperta

Partono le celebrazioni del 50° anniversario della scoperta dei Bronzi di Riace con lo spettacolo Magnagrecàntico, un viaggio tra poesia in musica, divulgazione scientifica e suggestive immagini, proposto dal professore Daniele Catrizio, dal cantastorie Fulvio Cama e dal percorso visivo di Saverio Autellitano.

Domenica si è svolto un primo appuntamento presso Spazio Open e seguiranno quello presso la Biblioteca De Nava e il Castello Aragonese di Reggio Calabria, rispettivamente il 3 e l’8 febbraio alle ore 18.
Si tratta di un racconto inedito sulla storia dei Bronzi di Riace che parte dalla volontà di credere in questo cinquantenario, che gli autori dell’evento sono fermamente convinti debba essere coniugato non soltanto a livello reggino ma debba arrivare più lontano, diventando in primo luogo un’occasione che serva a ricongiungerci con la terra intorno a noi, si estenda anche alle altre provincie della regione e oltrepassi lo Stretto, coinvolgendo una terra che si pone in forte continuità territoriale e artistica con la nostra.

A tal proposito, è stato presentato, durante la serata, il sito magnagrecia3d.com dove con sapiente lavoro di ricerca sulle fonti letterarie e studio dei dati archeometrici sono state ricostruite numerose statue: non solo i Bronzi, ma anche la testa di Porticello, riconosciuta come uno Zeus Eleuterio dal confronto numismatico; il ritratto del filosofo (identificato come Pitagora) ritrovato a Porticello, che viene accompagnato da tutti gli attributi, come il turbante bronzeo; o l’Efebo di Mozia, che assume le sembianze di Eracle Melqart con leontè, secondo le ipotesi che tengono conto dei segni delle parti mancanti in bronzo e delle anomalie compositive della figura.

Spiega Castrizio che il lavoro di resa tridimensionale, mostrato agli spettatori e realizzato da Autellitano <<è nato dall’idea di rendere comprensibile una statua antica perché ricostruita con tutti gli elementi che ha perso nel corso del tempo. C’è sempre una parte di invenzione personale perché non possiamo arrivare a tutto con le prove tecniche, ma il criterio che ci ha ispirato è scrupoloso e metodico. Vogliamo che chiunque entri in un museo, non debba mai uscire altrettanto ignorante di come vi è entrato.>>

I Bronzi hanno la possibilità di aspirare a divenire attrattiva anche nelle più lontane regioni che possiamo immaginare e Castrizio sottolinea come per realizzare questo progetto è necessario <<far divenire i Bronzi centrali anche nella comunicazione turistica e culturale. Dobbiamo riuscirer a farli divenire il veicolo tramite il quale attirare presenze e valorizzazione e non dobbiamo mai smettere di diventare il centro che li studia. Reggio non è solo la città che ospita i Bronzi, ma anche il luogo dove convergono gli studiosi da sempre e quest’anno abbiamo la possibilità di mettere la ricerca sui Bronzi nuovamente al centro della ricerca mondiale.>>

Con Fulvio Cama seguiamo il lungo viaggio dei Bronzi, che furono realizzati ad Argo, poi trasportati a Roma e da lì tornano indietro per dirigersi verso Costantinopoli, ma si fermano a Riace per trovare la loro ultima dimora a Reggio. Un’area delimitata da tre vette: Mongibello (l’Etna), Stromboli e l’Aspromonte, tutti dipinti dalla tavolozza di colori sonori del musicantore, accompagnato dalle percussioni di Dario Zema.

Il percorso musicale si alterna agli approfondimenti del professor Castrizio che si concentrano dapprima sulla confutazione delle più stravaganti teorie sui Bronzi, quelli che definisce sagacemente come i no-vax della cultura, tra i quali figurano sfortunatamente anche eminenti archeologi; ma le incursioni scientifiche ad alta gradazione satirica punteggiano il fascino delle nostre coste anche con particolari meno noti, come la presenza di terme femminili a Reggio o l’innesto dell’approdo navale di Porticello sull’antica via Annia (Popilia). Infine, le ultime scoperte presentate con sapienza affabulatoria consentono di guardare alla barba del Bronzo A, con uno sguardo del tutto diverso, come il frutto di una precisa scelta di leghe metalliche, tali da modulare pittoriche sfumature di colore dal biondo al rosso per ogni ricciolo fuso separatamente.

La poesia musicata della Fata Morgana e quella sui Bronzi stessi con le parole di Fulvio Cama concludono la serata con la speranza di mantenere vivo il valore dei Bronzi e l’appello a trovare il sostegno delle istituzioni e dalle strutture museali perché questo cinquantesimo del ritrovamento delle due statue non passi inosservato.

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