Messina, il Coas sui 40 posti letto Covid convertiti all’Ospedale Piemonte: “decisione sconsiderata, Regione non considera 10 criticità”

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L’Ospedale Piemonte di Messina è stato trasformato in COVID Hospital, ma il sindacato dei medici dirigenti fa notare che “è pressoché impossibile conseguire nell’immediato la decisione del Governo Regionale senza adeguati e radicali interventi strutturali finalizzati alla realizzazione di percorsi assistenziali separati”

E’ trascorso un anno da quando Messina si trovava in piena emergenza sanitaria a causa della pandemia da Covid-19 e nulla sembra essere cambiato, anzi forse ci si trova peggio di prima. A denunciarlo è il sindacato Coas (Organizzazione Sindacale di Medici Ospedalieri), che tramite il Segretario Aziendale Dott. Giuseppe Caminiti, il Segretario Aziendale Dott.ssa Maria Spavara e il Coordinatore Provinciale Dott. Mario Salvatore Macrì ha inviato un esposto alla Procura di Messina, al Comune di Messina e all’Assessorato Regionale alla Sanità in Sicilia alcune criticità relative alla trasformazione dell’Ospedale Piemonte in COVID Hospital. I tre medici hanno indicato in 10 punti i motivi per il quale non è possibile soddisfare la richiesta dell’Assessore Ruggero Razza e, nella nota di seguito riportata, parlano di “scelta irrazionale” perché la conversione di 40 posti letto in degenza Covid non riuscirebbe a “garantire ai cittadini adeguati livelli assistenziali per le altre patologie cosiddette”. Di seguito il comunicato completo:

“Le scriventi OO.SS. sono venute a conoscenza per via informale – con ciò contestando la mancata informazione preventiva obbligatoria da parte dell’IRCCS Neurolesi alle Scriventi (violazione CCNL Dirigenza Area Sanità) – dell’attivazione di 40 posti letto di degenza destinati a pazienti positivi al SARS-CoV2 presso il P.O. Piemonte di Messina Oggi, nonostante siano trascorsi oltre due anni dall’inizio della pandemia (intervallo di tempo che doveva consentire di affrontare al meglio e con serenità la nuova ondata pandemica: la quarta!) il SSR largamente inadempiente al riguardo, nel tentativo di ricorrere ai ripari, cerca in maniera disperata e, a nostro parere, in modo scorretto di “moltiplicare” i posti letto da dedicare ai pazienti affetti da COVID.

Il rimedio si sta rivelando peggiore del male! La decisione da parte del Governo Regionale di realizzare addirittura 40 posti letto di degenza per i pazienti affetti da COVID all’interno dell’Ospedale Piemonte è veramente sconsiderata viste le caratteristiche strutturali organizzative e tecnologiche dell’Ospedale Piemonte. Realizzare due distinti percorsi clinico-assistenziali: COVID e NO-COVID all’interno dell’ospedale rispettando le vigenti normative in tema di sicurezza dei luoghi di lavoro e dei necessari e imprescindibili requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi, è pressoché impossibile da conseguire nell’immediato e senza adeguati e radicali interventi strutturali finalizzati alla realizzazione di percorsi assistenziali separati e in qualche caso come la Cardiologia di uscite di sicurezza!

Diverse sono le criticità che ci preoccupano tra cui, ne citiamo solo alcune, le più gravi:

  1. Servizio di Diagnostica per Immagini. L’assenza di percorsi dedicati e di una TAC dedicata ai pazienti
    positivi al COVID comporta ogni volta che ce ne sia la necessità l’interruzione delle attività di radiologia per non meno di 2 ore, questo per consentire la necessaria sanificazione dei locali! Questo aspetto è, a nostro parere, rilevante perché comporta un aumento del rischio per la vita di pazienti che necessitano di esami radiologici in urgenza come ad esempio quelli sopraggiunti al Pronto Soccorso in tale lasso di tempo;
  2. Terapia Intensiva. Inserita nel sistema della Rete di Emergenza/Urgenza L’assenza di ambiente a pressione negativa rende di per sé inadeguata la degenza in rianimazione di pazienti positivi al COVID favorendo il contagio tra un paziente e l’altro!
  3. Che ne sarà degli 8 posti letto ordinari NO-COVID? Verranno lo stesso adibiti per pazienti positivi al COVID e pertanto sottratti ai numericamente pochi posti letto attivi del Bacino Territoriale di Messina: in tutto 41?
  4. Da diverso tempo non si riesce più a soddisfare la richiesta di questi particolari ricoveri e ciò costringe a trasferire presso ospedali al di fuori della provincia i pazienti intubati con grandi e pesanti disagi per i nostri concittadini, i loro familiari e gli stessi sanitari. Il D.A. 22/2019 “Adeguamento della rete ospedaliera al D.M. 2 aprile 2015, n.70”, aveva previsto per il Bacino Territoriale di Messina n. 6 Terapie Intensive/Rianimazioni con una dotazione complessiva di n. 68 posti letto, obiettivi mai raggiunti sino a oggi. Il comma 1 dell’art. 2 “Riordino della rete ospedaliera in emergenza COVID-19”, (Decreto legge n. 34 del 19 maggio 2020), immediatamente esecutivo successivamente convertito con modificazioni dalla Legge 77/20 detto anche “Decreto Rilancio” prevedeva sul territorio nazionale un aumento della dotazione di almeno 3.500 posti letto di Terapia Intensiva/Rianimazione “standard” (NO-COVID), prevedendo, per ciascuna regione e provincia autonoma, un vero e proprio incremento strutturale dei predetti posti letto pari a 0,14 per mille abitanti. Statisticamente per il suddetto rapporto di previsione il Bacino Territoriale di Messina avrebbe dovuto avere circa n. 86 posti letto di Rianimazione indipendentemente dalla pandemica in atto. Inutile dire che la succitata legge è rimasta lettera morta!
  5. UOSD di Cardiologia con UTIC. Inserita nella Rete Regionale IMA (Infarto Miocardico Acuto) con n. 8
    posti letto UTIC, verrebbe irrimediabilmente compromessa comportandone di fatto la sua cancellazione. È forse superfluo sottolineare che, di fatto si avrà l’interruzione della Rete IMA con gravi e immaginabili ripercussioni sulla salute pubblica.
  6. UOSD di Chirurgia Generale, Ortopedia e Urologia. Inserite anch’esse nella reti tempo dipendenti di
    Emergenza/urgenza e quella del trattamento della frattura del femore da trattare entro le 24-48 dall’arrivo al Pronto Soccorso. L’assenza di idonei sistemi di aerazione che contrastino la diffusione del contagio nei reparti e nel blocco operatorio comprometterà l’attività chirurgica, con evidenti ripercussioni per l’utenza con sospensione di ogni possibilità di cura a data da destinarsi. E che dire della sospensione dell’attività “chirurgica robotica”, fiore all’occhiello dell’Ospedale Piemonte, con le sue ingenti spese mensili per i service di assistenza e manutenzione che saranno pagati a vuoto (danni erariali?).
  7. UOC MCAU (Pronto Soccorso) – Area Grigia. I trasferimenti interni dei pazienti positivi al Covid e
    ricoverati temporaneamente nell’Area Grigia verso i Reparti di Terapia Semi-Intensiva o di Radiologia non garantiscono adeguata sicurezza al personale sanitario per l’elevato rischio di contaminazione e che, inoltre, fungerebbe da vettore del virus stesso essendo asintomatico poiché vaccinato – come sta avvenendo secondo le cronache e i dati ISS;
  8. Assenza del Direttore Medico di Presidio. Dal 14 luglio 2020 l’IRCCS Neurolesi, individuato
    “pluripresidio” dalla Regione, è senza direttore medico in entrambi i due presidi: Casazza e PO Piemonte! Il direttore medico di presidio è una figura dirigenziale essenziale per la corretta gestione dell’ospedale e l’espletamento delle attività igienico-organizzative. La sua presenza non è optional! Nessun altro dirigente medico di diversa disciplina può svolgere le sue attività e nel caso dell’IRCCS neanche il Direttore Sanitario Aziendale! La sua assenza si vede e si sente. Com’è possibile “governare” un Ospedale senza direttore medico! L’IRCCS naviga a vista!
  9. Assenza di medici specialisti di Pneumologia, Malattie Infettive, Igiene;
  10. Assenza del Documento Unico di Valutazione dei Rischi da Interferenze (DUVRI) da SARS-CoV-2. Da
    redigere ai sensi del D.lgs. 81/08 il DUVRI per la valutazione dei rischi che possono causare danni alla salute o minacciare la sicurezza dei lavoratori e limitare la pandemia da COVID-19 è a tutt’oggi inesistente. 

Per quanto sopra esposto la scelta attuata dal Governo Regionale con il placet del Management dell’IRCC Neurolesi, a nostro parere, è del tutto irrazionale e, a nostro parere, azzardata in quanto comprometterà irrimediabilmente il ruolo strategico dell’Ospedale Piemonte all’interno delle Reti tempo-dipendenti quali IMA, frattura del femore ed Emergenza. Ricordiamo ancora una volta che oltre all’emergenza pandemica da SARS-Cov-2 il SSR deve garantire ai suoi cittadini adeguati livelli assistenziali per le patologie cosiddette NO-COVID che non sono state ibernate e tantomeno hanno cessato di esistere!

Il P.O. Piemonte per la sua posizione centrale, il collegamento alla rete autostradale (situato all’uscita dello svincolo di Messina Centro) è un ospedale strategico individuato come DEA di I° livello dal SSR e per questo inserito nella Rete dell’emergenza-urgenza nel Piano di Protezione Civile adottato dal Comune di Messina. Esso risulta di facile e rapido raggiungimento sia da parte dei mezzi di soccorso pubblici (SUES-118), sia da parte dei cittadini con/senza mezzi propri. Nel gennaio 2015 l’allora Capo Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri dott. Franco Gabrielli rispondendo alle OO.SS. sindacali messinesi che lo avevano interpellato in occasione della sua paventata chiusura scrisse segnalandola: “struttura fondamentale in caso di emergenza, posto che il territorio della Provincia di Messina è notoriamente una zona ad elevato rischio sismico e idrogeologico”.

Tutti i sanitari dell’IRCCS Neurolesi già in corso della prima ondata pandemica hanno dimostrato professionalità, abnegazione deontologia ed etica arrivando finanche all’estremo sacrificio! Forse qualcuno lo ha già dimenticato! Sanitari, definiti “eroi” durante l’emergenza pandemica, ripagati a posteriori con premi remunerativi a dir poco umilianti! Forse un grazie di cuore sarebbe stato più appagante! Le scriventi OO.SS. alla luce di quanto esposto fanno appello al S.E. il Prefetto e al Sig. Sindaco della Città di Messina n.q. Autorità Sanitaria cittadina affinché intervengano ognuno per propria competenza presso l’Assessorato Regionale alla Salute in merito all’irrazionale scelta di trasformare l’Ospedale Piemonte di Messina in “COVID Hospital” e garantire il diritto alla salute costituzionalmente sancito alla popolazione di Messina e Provincia.

Chiedono altresì ai politici, che hanno la responsabilità di difendere il diritto alla salute dei cittadini, ma anche ai sanitari, ai cittadini destinatari dell’offerta sanitaria, affinché si apra un fronte contro questo ennesimo scippo alla sanità messinese, cancellando persino il ricordo delle lotte di alcuni anni fa, anche allora contro la volontà della politica di chiudere il presidio di Viale Europa. Il rischio è quello di cadere vittime del gioco dei “numeri”, che tanto danno d’immagine, e non solo quella, fece alla sanità siciliana. Come non ricordare i servizi giornalistici televisivi sui posti letto fantasma dell’ospedale di Barcellona e come dimenticare gli arresti all’attuale assessore regionale alla salute e di alti dirigenti di piazza Ziino per la cosiddetta “spalmatura” dei numeri Covid? Purtroppo la decisione di fare dell’Ospedale Piemonte un presidio COVID, conferma che le precedenti esperienze non sono servite almeno a far riflettere i politici di casa nostra: sono i vecchi mali della politica che ritornano allorché l’apparire conta più del fare!

In attesa di confermativa risposta si porgono distinti saluti”.

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