La decisione del CSM di rovesciare la sentenza del Consiglio di Stato di annullamento della nomina del Primo presidente della Suprema Corte di Cassazione è un fatto preoccupante nel silenzio più assoluto da parte di Mattarella
Avevamo pensato che, visti i precedenti, Mattarella non avrebbe profferito parola né fatto alcun gesto di dissenso rispetto a quella che appare una vera e propria sovversione dell’ordinamento giudiziario, cioè la decisione del CSM che, non si sa in base a quale potere, ha rovesciato la sentenza del Consiglio di Stato di annullamento della nomina del Primo presidente della Suprema Corte di Cassazione.
La decisione del CSM di non tenere conto della sentenza del Consiglio di Stato confermando la nomina fatta a suo tempo: è un segnale molto preoccupante; dà l’impressione, forse sbagliata, che quest’organo si ritenga legibus solutus. In dottrina si discute se, contro una sentenza del Consiglio di Stato, si possa fare ricorso in Cassazione per motivi di giurisdizione; ma questo è un caso diverso. Non c’è stato nessun ricorso in Cassazione e, comunque, non è stata questa a rovesciare la sentenza del Consiglio di Stato bensì il CSM. Forse, in materia di nomine giudiziarie, nessuno può controllare l’attività del CSM? Avevamo pensato che, a fronte di una tale situazione, il Presidente della Repubblica, per dare un segnale di dissenso, potesse almeno rifiutare di partecipare – a fianco di giudici dichiarati illegittimi dalla Corte più alta della giustizia amministrativa – al rito rococò dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario, previsto per il giorno dopo. Mai avremmo pensato né, se ce lo avessero detto, avremmo potuto credere che Mattarella, partecipando personalmente alla seduta del ‘plenum’
dopo che per anni non vi aveva messo piede, potesse avallare una tale decisione da satrapi aggiungendo calorosi ringraziamenti per la rapidità con la quale il CSM aveva assicurato la regolarità della funzione giudiziaria: infatti, l’indomani, egli potrà ascoltare l’inclita relazione del Primo Presidente della Cassazione, sia pure illegittimo.
Diciamo la verità, il CSM non ha preparato al Presidente della Repubblica uscente una ‘buona uscita’, anzi, per usare le parole giuste, mi pare che la sua ultima uscita da Capo dello Stato oltre che da Presidente del CSM, sia stata una pessima figura almeno per chi si attende che le istituzioni, soprattutto le massime, funzionino in un certo modo. Tre illustri Presidenti ‘emeriti’ della Corte Costituzionale e altri altrettanto illustri maître à penser, hanno firmato un pensoso e accorato appello: “Riteniamo la candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale un’offesa alla dignità della Repubblica e di milioni di cittadini italiani”. Ne avevano tutto il diritto come cittadini e, se lo hanno fatto anche come esperti di Costituzione repubblicana, certo ne avranno sviscerato tutte le pieghe per trovarvi le ragioni dell’offesa. Quindi niente da dire. Ci aspettiamo ora che questi stessi eroici difensori dell’onore della Repubblica ci facciano sapere se questa decisione, presa dal plenum del CSM con la presenza di tutti i suoi componenti – anche del suo Presidente, che è pure ‘garante della Costituzione’ – non abbia arrecato qualche offesa alla Repubblica. Chiediamo anche che ci spieghino, per favore, se le procedure della giustizia amministrativa, che abbiamo faticosamente studiato nelle università, siano state riformate al punto da fare del CSM il giudice di ultima istanza e da dargli il potere di agire motu proprio, in quattro e quattr’otto, senza attendere che qualcuno faccia un ricorso. Ma non avremo nessuna risposta, non tanto perché siamo troppo piccoli perché questi pensosi protettori dell’onore repubblicano possano volgere l’attenzione su di noi, quanto piuttosto perché non si arrischierebbero a mettere le dita nella piaga di un sistema giudiziario ultrapoliticizzato, un sistema di
‘regime’. Scriviamo quattro giorni prima della data fissata per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e non sappiamo se ci sarà il ‘bis’ che molti hanno chiesto a gran voce. Ci limitiamo qui ad auspicare che questo non accada e che si possa veramente voltare pagina: sogni di una notte di mezz’inverno.