Obbligo vaccinale per gli over 50, dubbi nel Cts: “Omicron è meno grave, scenario sta cambiando”

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Obbligo vaccinale over 50, i dubbi del Comitato tecnico scientifico

Alcuni componenti del Comitato tecnico scientifico hanno manifestato dei dubbi sulla scelta del Governo di imporre l’obbligo vaccinale per gli over 50. A quanto apprende l’AGI, sarebbe in discussione l'”utilita'” della misura dal punto di vista della comunita’ scientifica che sulla questione appare divisa. A non convincere alcuni esponenti del Comitato tecnico scientifico del Ministero della Salute e’ l’utilizzo dello strumento dell’obbligatorieta’ con riferimento, in particolare, alla variante Omicron che presenta caratteristiche peculiari, tra cui l’elevata contagiosita’, rispetto alle altre finora dominanti.

Nuovi studi dimostrano come la variante Omicron sia molto più trasmissibile e questo sta facendo impennare la curva dei contagi però non provoca una malattia grave. Un altro elemento e’ che le sue mutazioni non sono presenti solo nella proteina Spike (S) con la quale il virus cattura le cellule umane, ma nel suo cuore molecolare, ossia nel nucleocapside che contiene il materiale genetico del virus. Per tutte queste caratteristiche, “la variante Omicron potrebbe essere un virus del tutto nuovo rispetto alle altre versioni del SarsCoV2 che abbiamo conosciuto finora“, osserva il virologo Francesco Broccolo, dell’Universita’ di Milano Bicocca. “Dei tanti studi sulla variante Omicron pubblicati finora, i due piu’ solidi osserva – dimostrano che le mutazioni presenti sulla proteina S favoriscono la trasmissibilita’ grazie al legame piu’ forte della proteina al recettore Ace delle cellule, ma che di fatto questa maggiore capacita’ di trasmettersi viene bilanciata da una ridotta infezione“.

L’esperto si riferisce alle ricerche, entrambe in attesa di revisione della comunita’ scientifica, condotte dal consorzio giapponese Genotype to Phenotype (G2P-Japan) e dall’Universita’ di Cambridge. “Entrambi gli studi indicano che una maggiore trasmissibilita’ non significa necessariamente una maggiore infezione: nel caso della Omicron questo significa che fra la sua proteina Spike e il recettore Ace delle cellule c’e’ un’attrazione forte come quella di una calamita, ma poi – prosegue – il recettore della cellula che dovrebbe favorire il processo di fusione ha una scarsa efficienza“. In sostanza, prosegue, “il virus cerca di entrare nella cellula come se aprisse una porta: inserisce la chiave, la gira e spinge la porta. Con la variante Omicron ci troviamo di fronte a un virus bravissimo a inserire la chiave, ma riesce a girarla solo qualche volta“.

In altri casi, come per la Delta, l’apertura della prima volta apre in modo automatico quella delle cellule vicine, come in un domino, e il virus le invade una dopo l’altra con il PacMan celebre videogioco, “ma Omicron non e’ PacMan, a differenza della variante Delta, la Omicron non e’ sinciziogena, ossia una cellula infatti non si fonde con quelle adiacenti sane”, afferma Broccolo

Secondo il virologo è probabile che “la variante Omicron stia trovando la sua nicchia ecologica e che stia progressivamente sostituendo la Delta, ma in Italia abbiamo ancora circa il 60% di casi di Covid da Delta e il 40% circa Omicron“. “Essere vaccinati da oltre quattro mesi significa rischiare maggiormente l’infezione, sia con la Omicron sia con la Delta e non si puo’ escludere che la crescita della curva dei ricoveri si debba a un maggior numero di casi di Delta“. Ad aggiornare l’identikit della Omicron contribuisce infine il fatto che “nel suo nucleocapside ci sono ben sei mutazioni, contro le tre della Delta, e questo – osserva Broccolo – potrebbe mettere ulteriormente a rischio l’efficienza dei test antigenici”. Si puo’ ancora ipotizzare che “possa essere il primo passo verso la fine della pandemia, ma Omicron e’ cosi’ trasmissibile che attualmente non si puo’ escludere che possa generare una nuova variante“.

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