Platì da roccaforte della ‘ndrangheta a presidio di legalità

  • Antonio Marino e Cosimo Sframeli
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StrettoWeb

A Platì, in Aspromonte, si prova la stessa emozione che colpisce chi visita per la prima volta un borgo incantato, che conserva ancora misteri immersi nel paesaggio circostante

Gli italiani vogliono verità che, fuori ogni dubbio, è una nobile pretesa. Ma viene in mente, come ricordava un mio direttore spirituale, che “uno solo la possedeva e finì in croce”. A Platì, in Aspromonte, si prova la stessa emozione che colpisce chi visita per la prima volta un borgo incantato, che conserva ancora misteri immersi nel paesaggio circostante. Ricordo a me stesso che la coscienza di un popolo si forma nel tempo attraverso gli aspetti più nobili del suo passato, cogliendone lo spirito, gli ideali e l’esempio dei migliori. Convocato d’urgenza il “Consiglio Comunale Aperto” dal Sindaco di Platì e dal Presidente del Consiglio comunale a seguito del danneggiamento a mezzo di liquido infiammabile del portone d’ingresso della Casa municipale. Una spregevole azione aggressiva di oscura matrice. A sostegno dei Consiglieri comunali sotto attacco, a Platì giungono il Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, il Prefetto della Provincia di Reggio Calabria, il Presidente della Giunta della Regione Calabria, il Questore di Reggio Calabria, i Comandanti dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, il Vescovo di Locri-Gerace, rappresentanti istituzionali dello Stato. La gente di Platì, per ragionevoli particolari motivi, non partecipa. Per l’occasione, si producono motivati documenti in cui si evidenziano argomentazioni e legittime posizioni che conducono a riflessioni.

Un tempo, Guareschi spiegò a un intervistatore: “Io sono socialista, monarchico e cristiano, ma il socialismo di oggi non è più quello della mia infanzia”. E il suo Don Camillo intravide già il futuro: “Compagno – spiegava a Peppone – non ti rendi conto che, fra non molto, verremo cacciati via a calci, io dai miei e tu dai tuoi?”. Ai suoi funerali, in una giornata grigia, c’era poca gente e quasi nessuno dei suoi estimatori. E poi, nelle competizioni sportive ciascuno esalta la sua squadra, il suo campione, e svaluta l’avversario, ma non dà un giudizio morale. Una volta c’era il tifo per Coppi e Bartali. Ognuno trovava che il suo eroe fosse più forte, più coraggioso, più intelligente. La politica è una vera passione fatta di amore e di odio. Come la guerra, è basata sulla contrapposizione di amico e nemico in cui il giudizio morale non è sereno, oggettivo, ma asservito alle passioni, anche quando il nemico “reale” dovrebbe stare oltre la barricata. Per ora a Platì, che in tantissimi amano, regna la nebbia e solo il silenzio riesce a stendere un velo di pietà. Ma non si ammetterà mai che i bambini di Platì, che sorreggono già sulle proprie spalle e dentro l’anima il peso del passato, della ferocia della ‘ndrangheta, siano abbandonati al loro destino.
Per me la Patria non è rappresentata dalla nazionale o da Sanremo, bensì dalla Bandiera, dall’Inno nazionale e dal Presidente della Repubblica. Circa 2400 anni fa, Socrate diceva a Critone, quando questi lo incitava a fuggire dal carcere: “Vedi, le leggi sono le leggi, non sono né giuste né ingiuste. Loro rappresentano la Patria e noi tutti non esisteremmo se non ci fosse la Patria. Mio padre e mia madre forse non si sarebbero sposati e chissà nemmeno io sarei nato”. In conclusione, continuo a considerare la frase più bella del Secolo scorso quella scritta da Albert Einstein sul modulo di entrata negli Stati Uniti d’America, quando alla domanda “razza” lui rispose semplicemente “umana”.

Cosimo Sframeli

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