Reggina, è fatta per Stellone. Come gioca il nuovo allenatore amaranto? Quella volta che spiegò il suo modo di intendere il calcio

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Come gioca Roberto Stellone, nuovo allenatore della Reggina: carriera, modulo e interpretazione delle due fasi

Roberto Stellone si appresta a diventare il nuovo allenatore della Reggina dopo il clamoroso e inaspettato esonero di mister Toscano a un mese dal suo arrivo. L’ex attaccante amaranto (una sola stagione in riva allo Stretto, nel 2003-2004, con 16 presenze e un gol) è stato praticamente sempre davanti ad Aglietti, a cui il club aveva pensato – senza esserne mai del tutto convinto – in virtù del contratto ancora in essere. In serata la società ha quindi chiuso col tecnico romano, ma l’ufficialità non arriverà oggi.

La carriera di Stellone da tecnico è iniziata dove era finita quella da calciatore: a Frosinone. E l’avvio è stato grandioso: Berretti dei ciociari e poi doppia promozione di fila con la prima squadra; B e poi subito A (con tanto di cittadinanza onoraria). La prima A in panchina non è però grandiosa, così come le successive avventure in cadetteria con Bari, Palermo e Ascoli, fino all’ultima infelice esperienza in C con l’Arezzo.

Ma come gioca Stellone? E’ probabile che, tra i motivi della scelta da parte della Reggina, ci sia anche il suo modo di giocare. In 10 anni in panchina, infatti, sempre e solo difesa a 4, utilizzando però più o meno tutti i moduli: 4-4-2, Albero di Natale, 4-2-3-1, 4-3-3. C’è un’interessante intervista di TuttoSport del 2016 in cui l’allenatore – in quel periodo nel suo periodo di massima ascesa – spiegava la sua maniera di intendere il calcio, dal modulo alle due fasi. “Giocando solitamente al pomeriggio è meglio lavorare nelle ore in cui si svolgerà la gara – diceva in riferimento alla preparazione della settimana anche fuori dal campo – Oltretutto è opportuno mangiare e quindi allenarsi, piuttosto che mangiare e poi riposare. In genere chiedo ai giocatori di arrivare prima per fare un leggero riscaldamento in palestra. A maggior ragione il martedì quando alleno un quarto d’ora senza palla: chi ha giocato in campionato è bene faccia una ripresa più soft. Ciò che mi preme, in particolare, è evitare di ripetere gli errori che ho visto fare. Il martedì è dedicato all’analisi video della nostra partita precedente. Dell’avversaria parlo, più che farla vedere ai giocatori in video. Il giovedì, nel test contro la Primavera, spiego le caratteristiche della squadra che andremo ad affrontare”.

E le due fasi? Prima quella difensiva: “Sempre in funzione degli avversari. Non uso mai il 10 contro 0, visto che ben poche volte succede di partire dal portiere e andare in porta, ma faccio sempre un allenamento situazionale. In fase difensiva, semmai, li metto in 4 contro 8, comunque cercando di creare situazioni che ritroveremo in partita. Se metto solo 4 giocatori, ma ben posizionati, davanti all’area, anche contro 10 avversari sarà difficile fare gol. Fuorigioco alto? Non lo amo particolarmente, per me non ne vale la pena. In maniera esasperata, anzi, diventa controproducente. Se devo affrontare un attaccante fenomeno uno si stacca e uno lo marca. Se affrontiamo una punta meno mobile tengo la linea. Marcatura? Su palle inattive, esempio calcio d’angolo, facciamo la zona mista: tre o quattro si piazzano a zona e gli altri marcano”.

Sulla costruzione e sul sistema di gioco“Il modulo dipende dai giocatori a disposizione – spiegava Stellone – però in linea di massima mi piace giocare con le due ali classiche. Di regola dobbiamo essere bravi a difendere senza arretrare di 50 metri. La sintesi estrema è questa: ne voglio 5 che attaccano e 5 pronti a difendere. Chi si trova sull’esterno e vede un 3 contro 3, ma anche un 2 contro 3, deve metterla in mezzo. Diverso il discorso di un 2 contro 6: a quel punto chiedo a chi si trova in posizione di esterno il giro palla. Con la coda dell’occhio devi sempre vedere quanti ce ne sono dei tuoi in area di rigore, e chi vede l’azione deve comunicare con il compagno. Chi non va ascoltata è la punta, come ho detto vuole palla anche in uno contro 10…”.

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