Reggio Calabria piange: strade vuote, negozi chiusi e bollette alle stelle. “E’ lockdown, lo Stato è assente” [INTERVISTE]

Corso Garibaldi Reggio Calabria
StrettoWeb

E’ periodo di saldi, a Reggio Calabria come in tutta Italia, ma non c’è nessuno: strade e negozi vuoti (o chiusi). Ed imperversa il caro-bollette. Gli imprenditori gridano al lockdown, che pur non imposto è una realtà di fatto. Le interviste di StrettoWeb nel nostro viaggio tra le attività della città

Prima li hanno costretti ad abbassare le serrande, al grido di “andrà tutto bene”, perché “avrete i ristori” e “torneremo alla normalità”. Così in estate gli hanno dato un po’ di respiro e nell’inverno successivo li hanno richiusi in nome delle zone a colori e del coprifuoco: “potete lavorare fino alle 22 e solo con asporto”. Poi hanno riaperto di nuovo, a singhiozzo, con igienizzanti, guanti, codici Qr, prima tutti, poi solo con tampone, poi vaccino e non, poi solo vaccino, poi richiami, booster, controlli, polemiche, multe. La riapertura, ormai da mesi, è totale. Finalmente. Anzi no. Va peggio di prima. Il Governo non ha più imposto chiusure a negozi e locali, ma ora gli imprenditori si trovano con le spese arretrate e posticipate da pagare, senza ristori (con conseguente impatto devastante = niente aiuti e tasse non più rinviabili) e soprattutto con bollette alle stelle. Del doppio, del triplo. E sono costretti a rivedere (verso l’alto) i prezzi dei prodotti. E sono costretti, in alcuni casi, a chiudere. Lo stesso.

Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

L’immagine attuale di Reggio Calabria è triste. Vuota. Svuotata. Spoglia di quotidianità. Il Corso Garibaldi, cuore della città, pieno centro, dà, solo a vederlo, un colpo al cuore. Nero, cupo, tenebroso. E il meteo non c’entra. Non c’è nessuno ed è tempo di saldi. C’è chi non esce perché in quarantena e chi può farlo ma ha paura di contagiarsi. E poi c’è chi esce ma ha timore del futuro, è incerto, e non spende. Chi sta in smart working e quindi non consuma il caffè la mattina e non compra il pranzo per l’ufficio. Senza dimenticare quegli studenti in DaD che non movimentano i flussi di bar e rosticcerie. Insomma, è un lockdown di fatto, come scriviamo da settimane sulle nostre pagine. Nessuno lo ha imposto, ma indirettamente lo ha provocato con leggi balorde e complicate e con una comunicazione ultra allarmista. E gli imprenditori reggini, purtroppo, soffrono. Continuano a farlo, dopo due anni, anche se per motivi diversi. E con l’aggiunta del caro-bollette a danneggiare ulteriormente la situazione.

Il viaggio di StrettoWeb tra le attività della città, per carpire gli umori dei commercianti, è un tuffo tra ansie, preoccupazioni, arrabbiature e paura del futuro. “Purtroppo ci troviamo in un lockdown non dichiarato ma di fatto”, dice senza mezze misure Davide Destefano della nota gelateria Cesare. “Tra positivi, gente in quarantena, gente che ha paura di uscire, passeggiando in città si nota la totale mancanza di gente che circola e questo si ripercuote su tutte le attività commerciali. Ad aggravare la situazione c’è uno Stato totalmente assente”, rincara la dose l’imprenditore, che definisce gli interventi del Governo “ridicoli, irrisori. Hanno bloccato la cassa Covid – l’esempio di Destefano – che consentiva di mantenere in una situazione dignitosa migliaia di lavoratori, quindi dovremmo far fronte ad una cassa integrazione ordinaria con un piccolo abbattimento dei tassi, ma questo non risolve la situazione e provocherà centinaia di migliaia di licenziamenti da parte delle aziende. A questo si aggiunge il problema grossissimo dell’energia elettrica, quasi due volte e mezzo superiore rispetto all’anno scorso, e delle materie prime schizzate alle stelle in tutti i settori”. 

Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

Il monito del titolare di Cesare va nella direzione di quanti nelle ultime settimane stanno chiedendo un ritorno alla normalità e una semplificazione delle misure che tengono bloccate in casa troppe persone: dobbiamo abituarci a convivere con questa pandemia, che durerà per alcuni anni. Se non vogliamo che il discorso economico faccia più danni della pandemia stessa, dobbiamo dare serenità e fiducia alla gente perché ricominci a vivere. Le imprese così non sopporteranno tutto questo”. 

Strade vuote a Reggio Calabria, Davide Destefano: “dobbiamo abituarci a convivere col Covid” [VIDEO]

E’ dello stesso avviso l’Architetto di Porto Bolaro Giuseppe Falduto: “Io ho preso il Covid e ho fatto il vaccino, tanta gente è morta o è stata contagiata – precisa l’imprenditore – ma purtroppo per questo c’è una paura diffusa, che ha preso il sopravvento su tutti noi e ci ha costretto ad assumere della abitudini le quali poi si ripercuotono sulla socialità della nostra vita”. E l’immagine triste è quella della poca corsa ai saldi, di solito sfrenata in questo periodo: “ogni anno questo periodo è quello forte, quello in cui i commercianti recuperano quasi il 60% dell’invenduto della stagione – dice l’Architetto – Quest’anno però purtroppo non è così, si può vedere nelle vie del centro ma anche qui a Porto Bolaro. La gente non acquista più, non c’è la corsa all’acquisto conveniente”.

Ma i negozi chiusi per Falduto non sono solo frutto del Covid, ma anche di una politica che definisce “strategia cinese di conquistare il mondo occidentale, attraverso le vendite online hanno distrutto il nostro modello di vita”. E sul caro bollette: “Porto Bolaro ha una bolletta di circa 20 mila euro al mese, se viene raddoppiata significa un salasso per i commercianti all’interno del centro commerciale. La bolletta è alta perché ci sono oneri fiscali incredibili, da una parte lo Stato crea il 110% e dall’altro aumenta i costi”. Anche l’imprenditore dunque, come Davide Destefano, punta il dito contro le scelte del Governo, ma non ha intenzione di essere aiutato bensì si accontenta che lo Stato faccia lo Stato: “noi non abbiamo mai preso un centesimo e ribadiamo che non vogliamo niente, ma solo che faccia la sua parte”.

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