Si può fare il vaccino mentre si è positivi al Covid? Tutte le risposte

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Il professore Mauro Minelli, immunologo e responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata, ha risposto ad alcune domande in merito alla possibilità di vaccinare contro il Covid anche se è in corso l’infezione

Una delle domande frequenti in questo periodo è: si può fare il vaccino, sia esso prima, seconda o terza dose, mentre si è positivi al Covid? Il dubbio nasce spontaneo a causa dell’alta diffusività della variante Omicron e, quindi, alla facilità di contagiarsi spesso senza esserne al corrente (asintomatici). Può capitare infatti di farsi somministrare la dose di vaccino mentre è in corso l’infezione, di cui non si è al corrente perché senza sintomi, a meno che non si effettui un tampone subito prima o a meno che un test degli anticorpi non quantifichi la presenza di una forte copertura anticorporale. E, quindi, la domanda: si può fare? A diverse domande ha risposto all’HuffPost il professore Mauro Minelli, immunologo e responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata.

Non ci sono ragioni di preoccupazione per chi dovesse ricevere il vaccino non sapendo di essere positivo al virusha detto – in quanto non sono descritte, né sono concettualmente immaginabili, particolari controindicazioni a tale condizione. Diverso è il discorso – specifica – per chi ha sintomi e ha avuto diagnosi di positività al Covid-19: in quel caso è opportuno rimandare la somministrazione isolandosi come da prassi, per tutelare anche le persone presenti negli hub, sia che si tratti di operatori sanitari che di persone recatesi lì per ricevere il vaccino”.

L’infezione interferisce con l’azione del vaccino? No. Anzi, l’immunità naturale potrebbe addirittura potenziare quella vaccinale. Ma va specificato che, in generale, le caratteristiche individuali riferite ai singoli casi possono fare la differenza nella risposta dell’organismo al Sars-CoV-2 e nell’efficacia con cui i vaccini riescono ad esercitare la loro azione”. Quindi, è anche una questione soggettiva: “bisogna considerare la variante che ha causato l’infezione. Poi è necessario valutare la robustezza strutturale e funzionale del sistema immunitario del ricevente, se il soggetto presenti patologie concomitanti e/o se abbia terapie farmacologiche in corso che possano interferire nella risposta al virus”. Anche un contatto con un positivo può effettuare il vaccino senza problemi: “Se una persona ha saputo di essere entrata in contatto con un positivo al virus ma è asintomatica, può vaccinarsi in serenità e senza bisogno di eseguire preliminarmente un tampone, ha specificato ancora il professore.

Nessun problema, infine, per chi ha ricevuto un vaccino diverso alla terza dose rispetto alle prime due. “E’ ugualmente sicuro ed efficace? Assolutamente sì – la risposta di Minelli – La sicurezza è indiscussa e ormai numerosi studi hanno evidenziato, rispetto alle perplessità che inizialmente alcuni di noi potevano aver espresso, che la vaccinazione eterologa è addirittura più efficace di quella classica. Guardando al futuro, mi permetterei di formulare un’ipotesi allargando le possibilità della somministrazione eterologa al nuovo vaccino a proteine ricombinanti Novavax (Nuvaxovid). Trattandosi di un prodotto basato su una tecnologia già abbondantemente provata per tanti altri vaccini in uso da tempo, che non contiene materiale genetico del viru da taluni impropriamente ed ingiustamente colpevolizzato, potrebbe essere favorevolmente impiegato anche per aiutare i No Vax a superare le loro paure e spianare la strada ad un obbligo vaccinale esteso”.

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