Covid, il futuro dei virologi star è la politica: da Bassetti a Ricciardi, ecco in quali partiti potrebbero approdare

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Il primo a fare il passo in avanti è stato proprio il consulente di Speranza: Walter Ricciardi è già entrato nel partito di Azione

Dagli ospedali, ai salotti tv, passando per l’aula del Parlamento. Sembra strano ma non lo è, il futuro dei virologi star dopo la pandemia del Covid-19 che li ha resi famosi e molto seguiti potrebbe davvero essere la politica. Magari entrando davvero in qualche partito o candidandosi alle prossime elezioni. Alcuni di loro non nascondono affatto l’interesse verso questa tipologia di carriera politica, chi in maniera più diretta, chi un po’ più velata. Per Matteo Bassetti la strada politica non è da escludere, “mai dire mai, però solo come tecnico”, assicura. Bassetti in politica si è già impegnato sia all’università che sostenendo Forza Italia, ma senza candidature o ruoli ricoperti. Si definisce un liberale e aggiunge: “sono stato in mezzo e mi piace stare in mezzo”. Il virologo Fabrizio Pregliasco sostiene di non aver mai pensato a un posto in Parlamento ma sembra non escluderlo per il futuro: “chissà, sull’approccio sono un democristiano”.

Poi c’è anche Walter Ricciardi che ha già fatto un passo in avanti entrando nel direttivo di Azione, il partito appena nato (almeno ufficialmente) e il cui segretario è Carlo Calenda“Non è la prima volta in politica in realtà, ero stato tra i fondatori di Italia Futura, con Montezemolo”, racconta a La Repubblica. Ed era anche stato candidato in Parlamento nel 2013 con Scelta Civica. Da cattolico cita Paolo VI: “ha detto che l’impegno in politica è la più alta forma di servizio”. Per questo ha dato la sua disponibilità a Calenda, per il quale ammette di provare ammirazione. Dal suo ministro, Speranza, invece lo differenzia il credo politico: “ho grande stima per Speranza, ma la mia cultura politica non è quella di sinistra, non più almeno. Sono un cattolico liberale, mi ritrovo nel programma di Azione”. Il suo impegno in politica, quindi, è già iniziato. Ma “senza nessuna ambizione elettorale”, garantisce. Non è interessato a candidarsi, dopo averlo già fatto nel 2013: “sono qui per servire, non per chiedere”, conclude.

Il passaggio dalla medicina alla politica non è cosa rarissima, in effetti. E forse lo è stato ancor di più con la pandemia di Covid. Il caso più noto è quello di Pier Luigi Lopalco, diventato assessore alla Sanità in Puglia – seppure per pochi mesi – sotto la presidenza di Michele Emiliano. Un’esperienza durata poco. Andrea Crisanti, invece, racconta di aver ricevuto una richiesta di candidatura – da parte di Pd e M5s – per le elezioni suppletive del seggio di Verona: in quell’occasione ha rifiutato. Poi c’è chi non pensa alla politica, ma ad altri ambiti, più da imprenditore: è il caso questo di Alberto Zangrillo, medico di Silvio Berlusconi, che è diventato presidente del Genoa Calcio.

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