La Calabria, il cedro e quel legame biblico con Israele: la leggenda della “nuvola di Dio” che dà origine alla coltivazione ebraica dei giorni nostri

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Per gli ebrei la Calabria è speciale “poiché terra che fu benedetta da nostro padre Isacco”: ecco da dove deriva questa particolare tradizione che oggi spinge il popolo israeliano a proseguire con la coltivazione dell'”Etrog della Calabria”

In Israele la coltivazione del cedro è una tradizione secolare, tutti sanno anche che si tratta di un frutto arrivato dalla Calabria. Si tratta di un vero e proprio legame biblico, tra verità e antiche leggende, esattamente nello stile semantico che contraddistingue le Sacre Scritture. Bisogna addirittura tornare ai tempi di Mosè per sapere come abbiano fatto gli ebrei a conoscere questo particolare agrume, definito “Edrog”. Si tratta di un prodotto antichissimo le cui radici affondano nell’antichità classica e nell’ortodossia ebraica, la cui coltivazione deriva precisamente da un territorio oggi è chiamato Riviera dei Cedri” e si trova appunto in Calabria, ovvero nella la fascia settentrionale del litorale tirrenico in provincia di Cosenza.

Oggi i cuochi casalinghi e gli chef israeliani sono riusciti a trasformare il formidabile frutto in qualcosa di delizioso, usando il midollo ricco di pectina per creare marmellate dense e sciroppose. Sebbene fragrante, l’odore di un etrog è un po’ ingannevole: il frutto è molto amaro se consumato crudo, per la spessa buccia bianca che domina l’interno del frutto sotto la sua crosta delicata e oleosa. Se qualcuno dovesse spremere un etrog e aspettarsi che il succo fuoriesca dal frutto ad esempio come un limone, rimarrebbe deluso. E’ per questo che in molti tutt’oggi realizzano dei liquori simili al limoncello sbucciando le bucce di cedro e immergendole nell’alcool a più alta gradazione disponibile, così da ottenere una bevanda aromatizzata dopo circa due mesi di attesa.

La leggenda di Mosè e perché la Calabria è così speciale per gli ebrei

La tradizione di utilizzare l’etrog (il cedro) di Calabria risale ai tempi di Mosè, che, secondo la leggenda del rabbino Shneur Zalman Borukhovich (Alter Rebbe), inviò degli emissari dalla Calabria a portargli degli “etrogim”, “poiché questa terra fu benedetta da nostro padre Isacco”. I frutti speciali provenivano infatti dall’omonima regione situata nella parte meridionale dell’Italia, precisamente dalle “Riviera dei Cedri”. Attualmente sono anche chiamati “Yanover Etrogim” per la città di Genova (dalla parola ‘Jano’, cioè il popolo degli aborigeni, antenati dei Romani, che si narra fondarono la città ligure), nel nord Italia, da dove attraverso le imbarcazioni venivano spediti in passato.

Come detto in precedenza esiste una leggenda trasmessa dall’Alter Rebbe“quando Dio comandò agli ebrei del deserto di prendere un etrog, mandò dei messaggeri su una nuvola e gli portarono l’etrogim dalla Calabria”. Da allora il minhag (l’usanza) dei rabbini, e quindi dei “chabad chassidim” (rabbini appartenenti al movimento ebraico delChabad-Lubavitch), è di fare una “bracha” (benedizione) sull’etrog calabrese. Per il Rebbe la Calabria era una terra speciale: il sud Italia è chiamato Magna Grecia ed è citato nella Genesi, quindi invitata i suoi seguaci a coltivare gli “Etrogim dalla Calabria”. I rabbini da allora cercavano sempre di utilizzare un Estog calabrese. Nel corso del secolo scorso, quando il Frierdiker Rebbe (così era chiamato Yosef Yitzchak Schneersohn) non ricevette l’Etrog a causa della Seconda Guerra Mondiale, si racconta che addirittura si ammalò ed ebbe la febbre, il suo Santo Volto era gonfio e non uscì per pregare nei primi giorni del Sukkot (festa ebraica che si tiene nel mese di ottobre). Un altro anno, quando questo accadde nuovamente, si narra che il Frierdiker Rebbe pianse a lungo. Insomma, la Calabria è davvero una terra speciale per gli ebrei. Pare che ancora oggi, ogni anno, alcuni rabbini viaggino verso l’Italia per controllare che gli agricoltori locali continuino con la propria attività di coltivazione dei cedri.

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