Cannabis, la Corte Costituzionale boccia il referendum: non sarà depenalizzata la coltivazione di marijuana

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Cannabis, i giudici della Corte costituzionale bocciano il referendum. Il quesito, promosso dall’Associazione Coscioni, dai Radicali e da Meglio legale, voleva cancellare il reato di coltivazione

La Corte Costituzionale ha giudicato inammissibile il quesito sulla responsabilità civile diretta dei magistrati e quello sulla cannabis, una bocciatura che arriva il giorno dopo il no al referendum sull’eutanasia. Oggi, invece, erano stati ammessi 4 referendum sulla giustizia.

Il quesito prevedeva la depenalizzazione della coltivazione della cannabis, ma solo a patto che la sostanza non sia destinata allo spaccio. Promosso dall’Associazione Coscioni, dai Radicali e da Meglio legale, il quesito voleva cancellare il reato di coltivazione.

Amato: “le ragioni della bocciatura”

Il presidente della Consulta, Giuliano Amato, spiega le ragioni della bocciatura: “il quesito referendario faceva riferimento a sostanze che includono le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente per farci violare anche obblighi internazionali. Se il quesito– ha aggiunto- fosse stato riferito alla cannabis e all’uso personale della medesima sarebbe stato ammissibile, non ho dubbi”.

La replica del comitato promotore

Arriva la replica del Comitato promotore di cui fanno parte, tra gli altri, l’associazione Luca Coscioni, Meglio Legale e il Forum Droghe: “le motivazioni addotte dal presidente Amato e le modalità scelte per la comunicazione, sono intollerabili”. Il quesito non vìola nessuna convenzione internazionale tanto è vero che la coltivazione è stata decriminalizzata da molti paesi, ultimo tra questi Malta. Il riferimento del Presidente alle tabelle è fattualmente errato: dall’anno della bocciatura della Legge Fini Giovanardi (2014) il comma 4 è tornato a riferirsi alle condotte del comma 1, comprendendo così cannabis. La scelta è quindi tecnicamente ignorante e esposta con tipico linguaggio da convegno proibizionista. Si è persa l’unica occasione di cambiare le leggi sulle droghe che in questo Paese nessuno ha il coraggio di toccare, nemmeno chi dice di voler riformare la giustizia”.

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