Covid, con Omicron dati rassicuranti. Maruotti (Lumsa): “terapie intensive si svuotano, Green Pass misura politica che va rivista e accantonata”

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“Ancora oggi rischiamo di prendere decisioni sulla base di informazioni incerte e poco accurate”, spiega il professor Antonello Maruotti, cofondatore di StatGroup19 gruppo interaccademico di studi statistici sulla pandemia da Covid-19

“La curva dei contagi è in discesa ormai da oltre un mese. Il tasso di positività calcolato sui tamponi molecolari è tornato ai livelli di inizio Dicembre 2021. Le terapie intensive continuano a svuotarsi, con un -40% di posti occupati rispetto al picco raggiunto a metà Gennaio. Finalmente anche i decessi stanno diminuendo sensibilmente, su base settimanale, con un -20% circa rispetto alla settimana precedente. Tutti gli indicatori concordano nel fotografare una situazione in miglioramento rapido, molto più rapido di quanto visto nelle precedenti ondate”. È quanto afferma il professor Antonello Maruotti, Ordinario di Statistica all’Università LUMSA e cofondatore di StatGroup19 gruppo interaccademico di studi statistici sulla pandemia da Covid-19.

“Non c’è da stupirsi – prosegue Maruotti – , l’ondata legata ad Omicron è stata una fiammata. Anche nel momento più critico, Omicron si è rivelata molto meno aggressiva della precedente variante Delta. Considerando un indice di severità generalizzato, che tenga conto degli accessi in terapia intensiva e dei decessi, possiamo dire che Delta sia stata circa il 55% più aggressiva di Omicron, confrontando i due momenti più critici delle due ondate. Questi dati devono guidare le scelte nel prossimo futuro. A cominciare dall’allentamento delle pur minime restrizioni rimaste”. “La logica e l’uso del Green Pass – aggiunge il professor Antonello Maruotti – deve essere rivisto alla luce della realtà attuale e degli scenari futuri che si stanno consolidando con sempre meno incertezza. Il Green Pass è stato uno strumento di incentivo alla vaccinazione, che ha portato risultati importanti in termini di aumento di persone vaccinate, ma con numeri al di sotto delle attese. Non è bastato a scalfire lo zoccolo duro di persone che per paura o diffidenza non vuole vaccinarsi, nonostante i dati indichino incontrovertibilmente i benefici del vaccino rispetto alla gravità della malattia. Infatti è stato necessario mettere in campo anche l’obbligo vaccinale per gli over 50, per contenere possibili ripercussioni dell’elevato numero di casi legati a Omicron sugli ospedali”.

“Il Green Pass, nella sua forma attuale e con tutte le sue declinazioni – continua Maruotti – ha esaurito il suo effetto e va ripensato, semplificato, immaginando un suo definitivo accantonamento se la situazione continuasse ad essere l’attuale. Il continuo cambiare la durata del Green Pass è un chiaro segno di quanto sia uno strumento prettamente di politica sanitaria, che poco ha a che fare con l’epidemiologia e la statistica. Di certo, decisioni più ponderate sarebbero state possibili se avessimo avuto dati sulla sieroprevalenza dell’infezione da virus SARS-COV2″. “La Società Italiana di Statistica e l’ISTAT – aggiunge – si sono spesi ed esposti in più occasioni in tal senso, richiedendo anche la costruzione dei cosiddetti campioni di sorveglianza, che oggi ci avrebbero consentito di sapere quale fetta della popolazione è coperta con gli anticorpi da vaccino o da infezione naturale. Purtroppo queste richieste sono rimaste inascoltate. L’ISTAT, addirittura, è stato inspiegabilmente escluso dalla gestione e dall’analisi dei dati legati alla pandemia. Abbiamo discusso più volte degli errori e delle inefficienze del sistema messo in piedi dall’ISS, supportato dalla Fondazione Bruno Kessler, dalla stima poco affidabile dell’Rt, all’inattendibilità della flash survey sulla prevalenza delle varianti. E ancora oggi rischiamo di prendere decisioni sulla base di informazioni incerte e poco accurate”.

“La Società Italiana di Statistica e l’ISTAT avrebbero potuto dare un contributo importante – continua il professore – soprattutto in questa fase in cui si tende al ritorno alla normalità. Abbiamo già visto in passato che aprire troppo presto e chiudere troppo tardi (per via di un sistema a colori che poco rifletteva il reale andamento dell’epidemia) può far ripartire il contagio molto rapidamente, soprattutto in presenza di nuove varianti più contagiose. E invece, come purtroppo troppo spesso accaduto, dobbiamo guardare oltremanica e affidarci ai dati che provengono dal Regno Unito: sulla base del test degli anticorpi dei donatori di sangue, il 99,1% della popolazione adulta ha anticorpi contro COVID-19 da infezione o vaccinazione. Ad aver avuto dati di questo tipo anche sulla popolazione italiana, ora potremmo ragionare di allentamento di restrizioni in modo più scientifico e meno politico”, conclude Antonello Maruotti.

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