Governo, la maggioranza traballa. E se Draghi si dimettesse?

StrettoWeb

La democrazia impone le sue regole. Si governa con la maggioranza, se non c’è, si volta pagina

La carovana politica, dopo l’inciampo per la elezione del Presidente della Repubblica, si è rimessa in moto, con nuova ma non commendevole energia, con il periscopio puntato verso le prossime scadenze elettorali. Evidentemente, lorsignori pensano che, tirando la fune sempre a vantaggio e nell’interesse delle loro posizioni, di qualsiasi parte esse siano, si possa arrivare, con il beneficio dei consensi, alle scadenze del 2023, con il radar comunque puntato sul prossimo suffragio municipale.

In tale circo, si fa a gara a spararla più grossa, nella convinzione che tutto sia possibile e che il tempo possa passare senza decisioni ma con discussioni poco commendevoli. In questo atteggiamento, rivolto alla ricerca di facili e acritici consensi, non si considerano i rischi collegati al contesto economico, nazionale ed internazionale in cui ci si sta muovendo. Nella realtà siamo un paese debole, con un debito pubblico enorme (sopra il 160% del PIL) – e se c’è un miglioramento è in buona parte apparente, a seguito del conteggio aritmetico del prodotto, gonfiato dall’inflazione di almeno il 4% -, con carenza di energia e di materie prime, anche se importate, con l’occupazione che cresce solo per i contratti a tempo, e con una serie di difficili riforme che debbono essere attuate per rispettare gli impegni del PNRR, mettendo a rischio gli enormi capitali assegnatici. Ed in questa situazione c’è l’incoscienza e l’incoerenza di una certa politica, che mette costanti paletti al Governo, per trarne, come detto, qualche velleitario e meschino beneficio.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è caduta nei giorni scorsi: accordi, collegati al DL Milleproroghe, approvati all’unanimità in Consiglio dei Ministri, sono stati disattesi in sede di Commissioni Parlamentari. E’ un delirio masochista. Questi personaggi che, se vogliamo essere ingenui, diciamo che vanno oltre l’orientamento dei loro leader, sembrano vivere in un’altra dimensione e non considerano l’importanza e l’urgenza di prendere decisioni, nell’interesse del Paese, vista la delicata situazione internazionale, le leggi sulla concorrenza da approvare in tempi brevi, e quella sugli appalti, la delega per la riforma fiscale, gli impegni da prendere in tema di mercato del lavoro e della precarietà ed altro.

Questo stato di fatto ha indignato fortemente, e giustamente, il Presidente Draghi che ha dichiarato: “se dobbiamo fare un anno di campagna elettorale, allora è meglio dire che abbiamo scherzato”. La declinazione da fare è che se non si trova una compattezza – dai leader dei partiti, a parole, auspicata – è lecito pensare che egli, Draghi, potrebbe rassegnare le dimissioni, alla scadenza dell’emergenza sanitaria del 31 marzo p.v. In tal modo, da persona seria, chiude dopo aver ottemperato al primo impegno assunto con il Presidente Mattarella, quello, cioè, di bloccare e tenere sotto controllo la pandemia, mentre rimane aperto, perché non è stato messo nella condizione di farlo, quello dell’assestamento economico e della spinta alla ripresa.

La conseguenza sarebbe l’apertura della crisi ed elezioni anticipate, entro giugno. Non credo che questa prospettiva piaccia ai parlamentari, in buona misura miracolati dalle sciagurate elezioni del 2018, che rischiano il posto di lavoro con tutti gli annessi e connessi. Mia nonna direbbe, ben gli sta: chi semina vento raccoglie tempesta.  Una certa frangia politica potrebbe plaudire, sull’onda degli attuali sondaggi. Non si faccia illusioni, però, in quanto l’atteggiamento degli elettori in un momento grave, di incertezza e di paura, potrebbe anche cambiare, privilegiando un’appartenenza europea che rassicura.

Con la crisi politica il crollo economico sarebbe dietro l’angolo, lo spread schizzerebbe, essendo venuto a mancare, nel sentiment dei mercati, il prestigio di Draghi, il costo del denaro lo seguirebbe e l’Europa, di certo, ci toglierebbe la fiducia accordata, facendo terminare, così, il sogno PNRR. L’Italia ne uscirebbe malconcia, e ritornerebbe ad essere in posizione ancillare nel mondo occidentale. E appena ieri, che la coppia Mattarella Draghi, “scelta disperata, spacciata per strategia” (Concita De Gregorio), veniva osannata, vista anche come l’unico possibile traghettamento verso la prossima legislatura e alla quale, a parole, i cabarettisti della politica, in quanto assidui nei Talk show e nei TG, assicuravano il loro sostegno. Si esclude una parte di opposizione, da anni alla determinata conquista di consensi.

La crisi è dietro l’angolo. La democrazia impone le sue regole. Si governa con la maggioranza, se non c’è, si volta pagina. Ma la democrazia, ed in questo caso parlo meglio di dovere civico che è uno dei suoi pilastri, non può negare alle persone per bene di fare le proprie scelte, soprattutto quando si è arrivati al massimo della sopportazione. Dobbiamo temere che Draghi sia arrivato a questo limite. In futuro, cari politici, quando vi accalcherete a rilasciare interviste e a fare comizi, sbandierando il vostro personale impegno, che è il mantra costante di oggi, che operante nell’interesse dei cittadini e delle future generazioni, e sentirete dei rumori, che reputate applausi crescenti, provenienti dalla folla, non compiacetevi troppo di quello che ritenete la conseguenza del vostro successo; si tratta, in realtà, con tutto il rispetto verso la politica sana, di sonore pernacchie di Edoardiana memoria. E’ questo che il Paese si attende? Certamente no! L’emergenza sanitaria ha mosso consapevolezze e attese, che si raccolgono in un grande desiderio di pace, di serenità, di un futuro migliore, questa volta si, da guadagnare con coerenza e serietà per le future generazioni.

L’articolo è pubblicato come podcast su www.tfnews.it.

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