Il Ponte sullo Stretto che non si fa è il simbolo di un Sud sempre più emarginato dallo Stato

Il Ponte sullo Stretto è finito completamente fuori dai radar di una politica sorda ai reali problemi del Paese: il Sud è sempre più emarginato e il mancato sviluppo del meridione frena il Paese ma l'esecutivo dei "migliori" pensa al "bonus psicologo" per rimediare ai danni provocati dalle leggi imposte dallo Stato

StrettoWeb

Mentre l’Italia continua ad essere lacerata dalla incomprensibile battaglia sociale tra i nuovi guelfi e ghibellini, oggi no vax e si vax, in una guerra alimentata proprio dallo Stato con l’obiettivo di spostare l’attenzione mediatica dell’opinione pubblica su temi di secondaria importanza rispetto alla crisi energetica ed economica e al cattivo utilizzo dei fondi del PNRR sperperati in un mare di inutili marchette, nel Paese è finito nel dimenticatoio il dibattito sul tema più strategico per lo sviluppo del Paese: la realizzazione del Ponte sullo Stretto e l’adeguamento delle infrastrutture del Sud del Paese. L’ultimo rapporto europeo sui collegamenti ferroviari nel Continente ha evidenziato in modo inequivocabile quanto il Sud Italia sia ai margini delle connessioni intermodali, a differenza di tutti gli altri Paesi (non solo Francia e Germania, ma anche la Spagna) che invece hanno linee ad alta velocità con tutte le estremità del proprio territorio. In Italia, invece, tutti i collegamenti veloci si fermano a Napoli, e proprio l’assenza del Ponte sullo Stretto priva una delle Regioni più importanti in assoluto quale è la Sicilia della possibilità di relazionarsi con il resto d’Europa.

In questo contesto, il Governo nicchia con l’assurda visione masochista di aver messo in discussione il progetto definitivo già approvato poco più di dieci anni fa, ipotizzando fantasiose nuove progettazioni a tre campate per collegare le due sponde dello Stretto di Messina, cioè l’ultima frontiera dei “No Ponte” per perdere tempo e rimandare il tema della realizzazione del collegamento stabile dello Stretto. Il prof. Enzo Siviero, autorevolissimo ingegnere di caratura internazionale esperto proprio di ponti e infrastrutture, ci ha illustrato dieci ragioni secondo cui il ponte a tre campate non può avere un futuro:

  1. È stato bocciato già nel 1990 e ancora oggi non vi sono elementi significativi dal punto di vista della sicurezza Geologico Geotecnico Sismico Strutturale e realizzativa per riproporlo nello Stretto di Messina
  2. Crea problemi ambientali di portata devastante per la realizzazione delle fondazioni su quei fondali
  3. Genera un impatto territoriale per la necessità di demolire decine di edifici e per innestarsi in un tessuto urbano densamente abitato
  4. Interferisce pesantemente con la navigazione lungo lo stretto che prevede due distinti corridoi longitudinali entro i quali si innesterebbero i piloni
  5. Necessità di studi e ricerche molto approfonditi con un impegno economico rilevantissimo e dall’esito molto incerto
  6. Quand’anche si potesse accertarne la validità (e i dubbi in tal senso sono molto diffusi tra gli esperti del settore), i relativi costi di costruzione salirebbero alle stelle
  7. La fattibilità è compromessa dalle correnti di 3-5 nodi, dalle profondità da raggiungere per realizzare le basi fondali più o meno 100 metri
  8. Il progetto non esiste e di tratta di realizzarlo ex novo con tempi misurabili in lunghi anni, probabilmente decenni
  9. Le interferenze con un sistema molto urbanizzato pongono limitazioni economiche temporali e di impatto molto rilevanti
  10. Il costo dell’insularità è stimato dalla Regione Siciliana in circa 6 miliardi di euro l’anno. Ciò significa che per ogni anno perso si potrebbe realizzare il Ponte a campata unica che costa proprio 6 miliardi di euro, o meglio che il Ponte in funzione si ripagherebbe da solo in appena un anno in termini di benefici economici per la sola Sicilia

A differenza di tutto questo, il Ponte sullo Stretto a campata unica è già pronto: in pochi mesi si potrebbe aggiornare il progetto definitivo trasformandolo in esecutivo e avviando il cantiere. Le procedure di esproprio erano già state avviate (poi sospese), e la variante di Cannitello è in funzione da anni proprio per essere propedeutica alla realizzazione del Ponte che non c’è. Ma che è lo snodo fondamentale, unico possibile, per recuperare il gap dell’Italia col resto d’Europa: senza Sud non c’è futuro, e senza Ponte non c’è Sud.

 

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