Il porcellino cinese

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Ecco perché la Cina è destinata a vincere

Di Kirieleyson – Una delle tante storie che una volta si usavano raccontare ai bambini, recitava (anche se in questa circostanza è stata rivisitata, o meglio aggiornata, dato che il lupo cattivo non “tira” più come un tempo) più o meno così:

Una volta, era Primavera, tre fratelli porcellini decisero che era giunta l’ora di farsi una casa, ognuno per conto proprio.

Il primo, impaziente, la prima cosa che trovò a portata di mano fu della paglia e, in due giorni, si costruì una casetta, giusto una stanzetta, fatta appunto di paglia.

Il secondo, non volle essere da meno e raccolse i rami secchi che riuscì a racimolare interno alla sua casa di origine e anche lui, nel giro due giorni, ebbe il suo monolocale, appunto fatto di rami secchi.

Entrambi i fratellini, dopo aver terminato la loro opera usavano trascorrere i mesi successivi a rotolarsi nel fango o a prendersi il fresco, per rientrare poi in casa per la notte.

In più solevano prendere in giro il terzo porcellino che, al posto di farsi subito una casa come loro avevano fatto, passava invece le sue giornate a lavorare in una fattoria vicina, senza mai divertirsi, trascorrendo la notte sotto un albero ma, soprattutto, non curandosi minimamente dei loro giudizi.

Il terzo porcellino trascorse un periodo molto gramo ma, con i soldi che riuscì a guadagnare con il suo lavoro, comprò dei mattoni e, faticando alacremente dall’alba al tramonto, entro la fine dell’Estate riuscì a costruirsi anche lui una casa, però di ben tre stanze e fatta di mattoni.

Tuttavia i primi due fratelli non smisero di prendere in giro l’altro, che aveva sgobbato così tanto, senza mai godersi la vita, tanto più perché si era ammazzato di lavoro per costruire ben tre stanze, quando invece una sola sarebbe stata più che sufficiente.

Fatto sta che l’Estate finì ed arrivo l’Autunno e, con esso, arrivarono i temporali: la casa di paglia del primo porcellino si disciolse sotto l’acqua, mentre quella del secondo fu spazzata via dal vento.

Da allora i due fratelli dovettero accontentarsi di passare la notte dove capitava, sotto un albero o sotto un ponte.

Naturalmente la casa del terzo porcellino resistette tranquillamente alle intemperie.

Con l’Inverno la situazione peggiorò, perché oltre alla pioggia, arrivò anche il freddo e nessun riparo fu più sufficiente per i primi due fratelli che, alla fine, misero da parte l’orgoglio e,  una notte,  bussarono alla porta del porcellino che aveva la casa di mattoni.

Questi, non dimostrando alcun rancore verso i fratelli, li accolse a braccia aperte concedendo una stanza ad ognuno di essi.

I due fratelli furono molto contenti della benevolenza dell’altro e, l’indomani mattina, si precipitarono da lui manifestandogli che non sapevano come ringraziarlo.

Il terzo porcellino disse: non dovete preoccuparvi; mi pagherete l’affitto.

E, dall’indomani, i primi due maialini dovettero iniziare a lavorare, e farlo tutti i giorni, per poter ripagare quello che una volta avevano ritenuto essere il fratello stupido e infelice e da cui invece, da quel momento, essi sarebbero dipesi.

La morale, comprensibilissima anche per i meno dotati, è semplicissima: avere una visione di lungo periodo ti consente di raggiungere, alla lunga, i migliori risultati. Anche se, dapprincipio, a qualcuno potresti sembrare un fesso.

Che c’entra questa storiella con la Cina ed i Cinesi?

Questa storia mi è venuta in mente pensando proprio ai Cinesi.

Tralasciando i fasti del passato remoto i Cinesi, più che bistrattati dagli Inglesi nell’800, umiliati quindi dai Giapponesi, poi impoveriti ed affamati da Mao e protagonisti in negativo di tante barzellette, furono per quasi tutto il secolo scorso considerati, tra i grandi popoli, gli ultimi della classe.

Ma la cosa, da quanto mi raccontava un amico che frequentava diversi decenni fa la Cina per motivi di lavoro, quindi ben prima che questa diventasse una meta turistica, pareva non li disturbasse più di tanto.

Così come le delegazioni cinesi che, in casacca verde, venivano in Occidente per acquistare tecnologia, sembravano, o almeno dimostravano essere, assolutamente indifferenti agli elevati standard socio economici nostrani, anni luce distante dai loro.

Tuttavia, il basso profilo tenuto per lungo tempo e la noncuranza per la loro poca rilevanza agli occhi degli altri, non hanno comunque loro impedito di evolversi economicamente; come di fatto hanno fatto e stanno facendo, tanto da rendere ormai quasi certa la prospettiva di poter conquistare un giorno il mondo intero; come probabilmente faranno.

Come avranno fatto?

Ma forse sarebbe più appropriato dire: come mai ciò stato possibile?

Una plausibile risposta è: è successo perché i Cinesi hanno una visione di lungo periodo, peraltro misurata con un metro che va fuori della scala usata da noi Occidentali.

La Cina non usa, almeno al di fuori delle proprie zone storiche di influenza, la forza militare, il cui uso sa che suscita immancabilmente in ogni popolo ostili rigurgiti nazionalistici, bensì ha deciso di farlo penetrando lentamente, ma inesorabilmente, nelle economie di tutti i paesi e, di fatto, affossandole.

E cosa strabiliante, lasciando la gente contenta: ora lieta di risparmiare negli acquisti, ora bramosa di guadagnarci nell’immediato, facendosi produrre sottocosto ciò che prima produceva da sé, per poi esportare.

Per non parlare poi dei negozi immensi acquistati in contanti e pieni di roba, ma vuoti di clienti.

L’Occidente mi ricorda i Troiani quando accolsero festanti il cavallo di Ulisse.

C’è da dire che i Cinesi sono gli unici che riescono a pensare in termini di generazioni; basti pensare alla Grande Muraglia: un qualcosa che solo menti in grado di guardare molto in avanti, cioè capaci di pensare nell’ottica dei secoli a venire, avrebbero potuto solo concepire. Un’impresa che appariva impossibile: eppure qualcuno ha osato pensarla e l’ha poi iniziata, mentre altri l’hanno poi completata.

Con ogni evidenza, avevano una visione di lungo periodo e guardavano al futuro, piuttosto che preoccuparsi solo di cosa avrebbero mangiato l’indomani.

Come sarà possibile competere con gente che pone il proprio orizzonte in termini di generazioni future quando, qui da noi, l’orizzonte degli eventi della classe politica raramente si spinge oltre la prossima tornata elettorale?

Di certo occorre gente che sappia guardare in avanti e non indietro, ma soprattutto, che sappia vedere oltre l’orizzonte del cortile di casa propria.

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