La crisi ucraina: chi sono i buoni e chi i cattivi?

StrettoWeb

Di Kirieleyson. Si è aperta una nuova crisi in Europa ma, al contrario della guerra nei Balcani, di cui evidentemente non fregava poco o niente a nessuno, la cosa appare molto più seria.

E ciò perché stavolta sono coinvolti gli interessi diretti della Russia da una parte e i princìpi dell’Occidente, dall’altra.

In sintesi, il problema (almeno sembra essere quello prinvipale) è che Russia non vuole che l’Ucraina entri nella NATO, per trovarsi quindi con un nemico alle porte di casa, dato che con essa condivide ben 1500 chilometri di confine.

Per questo motivo, al di là delle giustificazioni addotte su improbabili esercitazioni militari, la Russia vuol dare una dimostrazione di forza e risolutezza, evidenziando che è in grado di invadere il vicino quando lo dovesse ritenere opportuno, se dovese ritenere lo stesso una minaccia per la sua sicurezza.

Gli Stat Uniti, con gli alleati della NATO, da parte loro affermano che l’Ucraina ha tutto il diritto di chiedere di entrare nell’Alleanza Atlantica, non potendo certo la Russia porre alcun veto, atteso che a decidere debba essere solo l’Ucraina stessa, essendo uno stato sovrano.

Ci si trova davanti ad una classica soluzione di stallo dato che la Russia, pur minacciando azioni che sarebbero illegittime dal punto di vista del diritto internazionale, fa rientrare la questione nell’ambito della propria sicurezza nazionale.

Sorge una domanda: chi sono veramente i buoni e chi i cattivi?

Adesso fermiamoci un attimo e torniamo un po’ indietro nel tempo.

Nel 1962 l’Unione Sovietica installò a Cuba, dove 3 anni prima Fidel Castro aveva abbattuto il regime del dittatore Batista, dei missili dotati di testate nucleari; naturalmente con il permesso del governo cubano che, con ogni evidenza, era l’unico ad avere titolo per concederlo.

Gli Stati Uniti risposero asserendo, comprensibilmente dal loro punto di vista, che non potevano permettere a chicchessia di installare armi così potenti a due passi dalle loro coste.  Ed imposero un blocco navale.

Vi furono momenti di altissima tensione e si arrivò a due passi da una guerra.

Prevalse comunque il pragmatismo: l’Unione Sovietica ritirò i suoi missili, pur avendo Cuba il diritto di mantenerli e la crisi internazionale rientrò. Se vi furono ulteriori accordi tra le due potenze non si seppe nulla. Fatto sta che gli Stati Uniti non tentarono più di invadere Cuba, dopo il tentativo dell’anno precedente e l’URSS mantenne il suo ombrello su Cuba fino alla caduta dell’impero comunista.

Chi erano allora i buoni e chi i cattivi?

Quali siano, oggi come allora, gli uni e quali gli altri dipende unicamente da quale punto di vista si osservi la situazione.

Molto più semplicemente non ci sono, come non vi furono allora, né buoni e né cattivi. Ognuna delle parti ritiene di avere delle proprie plausibili ragioni.

Una cosa appare evidente: entrambe le circostanze, Cuba ed Ucraina, anche se a parti invertite, appaiono molto simili, almeno mettendo da parte l’antipatia che un oligarca come Putin è riuscito a conquistarsi in tutto l’Occidente e la convinzione che la ragione sia sempre dalla parte nostra, cioè quella occidentale.

Cosa fare?

In casi del genere la soluzione pacifica passa attraverso un compromesso.

Come probabilmente accadde appunto per Cuba. Compromesso che lo si riesce a trovare quando effettivamente nessuna delle parti è in cerca di un pretesto per fare la guerra, come spesso, peraltro, accadde in passato.

La domanda che sorge spontanea a questo punto è: al di là di un po’ di braccio di ferro a beneficio dell’opinione pubblica interna, prevarrà anche stavolta il pragmatismo?

E quale potrebbe essere una soluzione di compromesso?

Forse un accettabile dietro front sul possibile inserimento dell’Ucraina nella NATO, almeno nell’immediato futuro, magari a fronte del via libera ad un maggiore inserimento di quel paese, in ambito economico, nell’orbita europea?

Oppure si vorrà tirare la corda per vedere dove andrà a spezzarsi?

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