Covid e obbligo vaccinale, cittadini di Messina scrivono ai parlamentari: “in Italia la deriva illiberale e autoritaria viola libertà costituzionali”

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Il gruppo di cittadini, riconosciuto sotto il nome di Disobbedienza civile, chiede a deputati e senatori di avviare “un dibattito sulle libertà fondamentali degli italiani e con comportamenti concreti di ricondurre la legislazione al rispetto dei principi repubblicani”

Parte da 500 cittadini di Messina, riconosciuti nel gruppo Disobbedienza civile, una lettera appello ai parlamentari italiani. Si sono rivolti direttamente ai rappresentanti del popolo italiano che siedono nel Parlamento italiano, per sottoporre alla Loro attenzione le loro preoccupazioni per le profonde ferite che vengono inferte ogni giorno ai valori fondamentali su cui si regge lo stato democratico e liberale, disegnato dalla Carta Costituzionale.

“Siamo parte di un gruppo di 500 cittadini messinesi, di età, credo religioso e politico diversi, uniti dal comune sentimento di difesa dei diritti umani fondamentali e inalienabili e delle libertà personali. Alcuni di noi hanno fatto la scelta di vaccinarsi con convinzione, altri con molti dubbi, alcuni perché costretti, molti non hanno alcuna intenzione di farlo per paura, o patologie pregresse, o altri motivi del tutto leciti e degni di rispetto. Si tratta di un comitato spontaneo di Disobbedienza civile, apartitico e nato con lo scopo di opporsi pacificamente alla deriva illiberale e autoritaria che – secondo il nostro pensiero e modo di vedere – si sta consumando inesorabilmente nel nostro Paese.

Ci rivolgiamo direttamente ai rappresentanti del popolo italiano liberamente eletti che siedono nel Parlamento italiano, per sottoporre alla Loro attenzione le nostre preoccupazioni per le profonde ferite che vengono inferte ogni giorno ai valori fondamentali su cui si regge lo stato democratico e liberale, disegnato dalla Carta Costituzionale.

Nei primi mesi del 2020, all’inizio di questa emergenza sanitaria infinita, già alcuni noti giuristi e costituzionalisti italiani (pochi per la verità, tra cui i presidenti emeriti della Corte Costituzionale Gaetano Silvestri e Sabino Cassese) hanno fatto sentire la loro autorevole voce per mettere in guardia dalla sospensione dei diritti e delle garanzie fissate dalla Costituzione, da quello che si chiama “stato di eccezione”.

Anche alcuni politici, purtroppo pochissimi, hanno sollevato tale questione sia nelle aule parlamentari ma anche nei vari programmi televisivi, senza però alcun esito positivo e neppure un seguito di dibattito pubblico. Ad oggi, a due anni dallo scoppio della pandemia, la situazione si è ulteriormente aggravata ed è ormai palese una grave discriminazione ai danni di circa 10 milioni di cittadini italiani non vaccinati, che soffrono limitazioni delle libertà fondamentali riconosciute dalla Carta Costituzionale e dalle convenzioni internazionali, molto più penetranti di quanto non sia accaduto nel corso della prima fase dell’emergenza.

Qualche settimana fa è persino intervenuta Amnesty International per denunciare la violazione dei diritti fondamentali dei cittadini non vaccinati ad opera del Governo italiano. Mai era capitato che l’autorevole organizzazione di tutela dei diritti umani mettesse sotto accusa nel secondo dopoguerra un Paese europeo: la notizia, infatti, ha avuto ampio risalto sui principali organi di stampa dei Paesi europei, nessuna evidenza sui media italiani.

Il culmine della violazione dei diritti umani si è raggiunta con il sequestro di tutti i cittadini non vaccinati presenti sulle isole alla mezzanotte del 9 gennaio del 2022: i siciliani sono stati liberati solo grazie ad un’ordinanza illegittima dei presidenti delle Regioni di Sicilia e Calabria, che il governo non ha neppure impugnato, segno evidente della consapevolezza del grave abuso.

Impedire a tutti i non vaccinati italiani di usare tutti i mezzi di trasporto, di accedere alle strutture alberghiere e agli uffici pubblici, togliere il diritto di lavorare e di conseguire quanto necessario per soddisfare i bisogni vitali personali e dei propri figli, limitare tutti questi diritti di libertà che costituiscono il presupposto per poter esercitare tutti gli altri diritti, tra cui quello alla salute, è un fatto molto grave, perché lesivo dei diritti fondamentali della persona.

Solo qualche giorno fa, il Consiglio d’Europa, organo istituito con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, nella risoluzione del 27 gennaio del 2022 ha ribadito la raccomandazione di “utilizzare i certificati di vaccinazione solo allo scopo designato di monitorare l’efficacia del vaccino, i potenziali effetti collaterali e le reazioni avverse”, come già era stato richiesto dall’Assemblea nella sua Risoluzione 2361 del 2021.

In nessun Paese europeo, il diritto alla retribuzione, infatti, è stato subordinato per categorie così estese di lavoratori alla vaccinazione.

Riteniamo che tutto quanto sta accadendo, prima ancora che con il diritto, non sia in linea con il senso di umanità, la logica e il buon senso su cui si regge la civile convivenza di una qualunque comunità di esseri umani, fondata sul rispetto della dignità umana. Non ha nulla di umano costringere milioni di cittadini, che nutrono legittimi dubbi sull’utilità, efficacia e rischiosità dei vaccini, o che semplicemente sono terrorizzati dagli stessi (vaccini fondati su una tecnica nuova, ripetuti tre volte l’anno), a subire un trattamento sanitario, con la minaccia di togliere loro quei diritti di libertà che distinguono una persona da un oggetto e sono innati nell’uomo in quanto tale.

Non ha nulla di umano né tantomeno di razionale additare queste persone come untori e istigare nei loro confronti l’odio sociale.

La spoliazione dei diritti di cittadinanza avvenuta in Italia non si è registrata in nessun altro Paese al mondo, sicuramente in nessuno dell’Europa.

D’altro canto, la stessa Risoluzione 2361/2021 del Consiglio d’Europa aveva raccomandato di “garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato, per potenziali rischi per la salute o per non volersi vaccinare”.

La discriminazione in Italia è giunta sin dentro le aule scolastiche: da ultimo, infatti, il Governo italiano è arrivato a prevedere per legge la discriminazione – senza alcuna evidenza scientifica di utilità per la salute – tra i bambini (vaccinati e non vaccinati) a scuola, luogo per eccellenza dell’inclusione e dell’integrazione.

Il diritto alla libertà di decidere della propria salute è sancito dall’articolo 32 della Costituzione e, in particolare dall’ultimo comma, che fa espresso divieto al Parlamento di emanare leggi che obblighino i cittadini a cure mediche che non siano rispettose della dignità umana: tali debbono considerarsi i trattamenti medici la cui sicurezza non sia stata validata da adeguata sperimentazione prima dell’immissione in commercio. Tale assoluto divieto è stato inserito dai Padri Costituenti proprio al fine di evitare che si potessero ripetere le atrocità verificatesi durante la seconda guerra mondiale.

L’obbligo di vaccinazione, peraltro introdotto dal Governo con decreto legge, è quindi in netto e palese contrasto con la predetta norma costituzionale.

La Corte Costituzionale, con sentenza n. 5/2018, relatore l’attuale ministro della Giustizia Marta Cartabia, ha ribadito, riprendendo precedenti ordinanze, che: “(…) Il diritto dell’individuo alla salute non può considerarsi in ogni caso cedevole nei confronti del dovere dello Stato e dei provvedimenti adottati a tutela dell’interesse della collettività, né potrebbe ritenersi che qualsiasi trattamento coattivo sia giustificato, solo perché esso consente migliori   contributi   dell’individuo   al benessere sociale. Il diritto alla salute avrebbe carattere primario e assoluto (…). In ogni caso anche con riguardo agli obblighi vaccinali, occorrerebbe bilanciare e ponderare la tutela della salute collettiva con l’autodeterminazione individuale”.

Non è sicuramente conforme alla Carta Costituzionale che questa operazione di progressiva erosione dei diritti e delle libertà continui a consumarsi attraverso il ricorso continuo e reiterato da parte del Governo alla decretazione di urgenza, strumento utilizzabile solo in casi eccezionali. E’ oltremodo preoccupante che il Parlamento, primario organo di rappresentanza della sovranità che spetta al popolo, sull’adozione di queste misure limitative delle libertà dei cittadini venga di fatto esautorato attraverso il ricorso continuo e ossessivo alla fiducia (sinora per 36 volte) da parte del Governo in carica, che così impedisce ogni valutazione e dibattito da parte dei parlamentari.

Riteniamo che, in ogni caso, non vi sia proporzione tra le gravissime misure di limitazione delle libertà che sono state adottate negli ultimi mesi e la paventata e pubblicizzata emergenza sanitaria attribuita al Covid19.

I dati ufficiali (Agenas e Istituto superiore di sanità) del 20 gennaio del 2022 dicevano che, a fronte di circa 50 milioni di vaccinati (29 milioni con terza dose, non prevista all’inizio della campagna di vaccinazione), ci sono 2 milioni e 700mila cittadini attualmente positivi al Covid19 e di questi 1698 sono ricoverati in terapia intensiva (lo 0,06% sul totale dei positivi) e 20.000 circa nei reparti ordinari (pari allo 0,7% sul totale dei positivi) e che soprattutto, rimane libero l’82% dei posti disponibili nelle terapie intensive italiane e il 70% dei 180 mila posti letto totali per acuti. Nei   giorni successivi nonostante l’aumento esponenziale dei positivi il tasso di ospedalizzazione è diminuito, come mostrano anche gli ultimi dati disponibili del 7 febbraio del 2022, che indicano solo il 15% dei posti di terapia intensiva occupati e il 28% dei posti ordinari.

E’ tempo che ciascun parlamentare comprenda che non è privando di tutti i diritti di cittadinanza una minoranza di 10 milioni di cittadini, non è creando delle spaccature insanabili nella comunità, non è lacerando le famiglie che si tutela davvero la salute e il benessere collettivo.

E’ arrivata l’ora che ciascun parlamentare si ricordi che è il rappresentante di tutti i cittadini. Chiediamo quindi ai senatori e ai deputati italiani di avviare urgentemente in Parlamento un dibattito sulle libertà fondamentali degli italiani e con comportamenti concreti di ricondurre la legislazione al rispetto dei principi repubblicani, bloccando così la deriva autoritaria.

Questo gruppo in ogni caso continuerà le sue battaglie in modo pacifico e non violento, ma incisivo, adottando tutti i mezzi consentiti dall’ordinamento”.

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