La scuola degli “Artisti di Scilla” fu un movimento di cultura fondato da Guttuso, Mirabella e Mazzullo nel 1949 con lo scopo di creare e diffondere una pittura ispirata allo straordinario paesaggio naturalistico
Di Enrico Pescatore– Nel 1947 il pittore Renato Guttuso, invitato dai suoi grandi amici, lo scultore Giuseppe Mazzullo e il giudice scillese e appassionato d’arte Giuseppe Macrì, decise di andare in vacanza a Scilla insieme al pittore Saro Mirabella. Non appena arrivò nel paesino calabro, rimase incantato dalla straordinaria bellezza del posto e ritornò negli anni successivi. Preso dall’entusiasmo decise nel 1949 di domiciliare nella “Casa Rossa”, chiamata così per il suo colore acceso che ancora oggi si trova davanti agli scogli, lungo la strada verso il porto dalla parte del quartiere di Marina Grande. I tre artisti di origini siciliana si divisero i tre appartamenti della casa, sopra stava Guttuso con la moglie Mimise e proprio lì ammirò il mare in tempesta che sbatteva sugli scogli e soprattutto vide da vicino la scena dei ragazzi che raccoglievano i granchi. Grazie a questo ultimo episodio dipinse un quadro che ebbe il primo premio di pittura “Golfo della Spezia”. Nel piano terra abitava lo scultore Giuseppe Mazzullo con la moglie Concetta che adibì una stanza in un vero e proprio laboratorio per eseguire sculture e opere d’arti. Il terzo componente fisso era il pittore Saro Mirabella con la moglie Emma che aderì insieme agli altri anche al movimento di cultura che venne chiamato “realismo socialista”. L’anno dopo, nel 1950, gli artisti si trasferirono a Chianalea e precisamente nel palazzo dove oggi si trova il ristorante Glauco e una stanza della struttura fu adibita a studio di pittura che Guttuso utilizzava soprattutto nelle prime ore dell’alba per dipingere i vari soggetti e imprimendo su tela l’idea che la notte gli consigliava. Ben presto Guttuso, diventò un “cittadino onorario” e tante persone scillesi lo aiutarono nei suoi progetti artistici, come Rocco Catalano che addirittura divenne un suo assistente, mentre il “Maestro d’ascia” Emilio Vanto instaurò con lui una profonda amicizia. La sera si ritrovavano tutti insieme a degustare soprattutto il pesce fresco del rione in un atmosfera conviviale anche per dimenticare i tempi bui della grande guerra, da poco terminata. Il divertimento era assicurato soprattutto perché il paese in quel periodo storico, pur non idilliaco dal punto di vista economico, dava molto soprattutto in umanità, fratellanza e solidarietà. Ben presto il movimento degli artisti di Scilla divenne una scuola di pittura sul posto, con lo scopo di dipingere gli scorci e i momenti di vita più suggestivi del paese della Costa Viola. A Guttuso, a Mirabella e allo Scultore Giuseppe Mazzullo si unirono i pittori Giovanni Omiccioli, Giuseppe Marino e Antonio Scordìa. Renato Guttuso in questo eccezionale biennio fu molto ispirato e produsse molti quadri come “Scogli a Scilla”, “Bambini di Scilla”, “Usciti per la pesca”, “Pesca al tonno”, “Pescatori di Scilla” e “La pesca del pesce spada” che appartenevano Al “Primo ciclo” dei dipinti su Scilla del 1949. Mentre “Scilla 1950”, “Barche nella tempesta”, “Balcone a Scilla” e “Bambini che giocano sugli scogli”, appartenevano al “Secondo ciclo” dei dipinti su Scilla del 1950. Nello stesso anno i lavori eseguiti durante questo “periodo magico”, furono esposti in una mostra alla Galleria “Il Pincio” di Roma e tra i tanti capolavori di quel magico anno spiccarono la “Mareggiata sullo Stretto” e la “Donna di Scilla”. Gli artisti pur non rimanendo fissi a Scilla dopo il 1951, ritorneranno in vacanza soprattutto in estate per più di venti anni. Infatti uno dei lavori più straordinari del pittore Giovanni Omiccioli fu l’acquarello “Scilla, Amleto sotto la scogliera” prodotto nel 1970. Nel 1949 il pittore scillese Giuseppe Marino aderì alla “Scuola degli “artisti di Scilla” e portò il suo talento a produrre con entusiasmo moltissime tele del suo paese, senza mai seguire delle regole precostituite. Infatti il suo stile fu unico e risoluto, frutto di azioni immediate e intuizioni geniali ma semplici e vere. Le case di Giuseppe Marino furono di colore bianco avorio con una leggera punta di giallo, riproducendo le facciate delle vecchie abitazioni di Scilla ottenute con la tecnica del “misto” tra calce, sabbia e acqua salata. Le rupi furono pitturate viola, il mare è verde smeraldo, il suo cielo nei tramonti dello Stretto di Messina fu rosso accesso. Il pittore e scultore di talento Carmine Pirrotta da ragazzo ammirò tanto gli artisti che soggiornarono a Scilla che ebbero il merito di creare e diffondere una pittura ispirata allo straordinario paesaggio scillese. L’impostazione della scuola fu importante come base artistica per Carmine Pirrotta che così raffinò la sua tecnica e migliorò le sue capacità innate. Anche l’ammiraglio con l’hobby dell’arte Pino Romanò cresciuto in questo meraviglioso mondo culturale, realizzerà opere d’arte di grande qualità, dove emerge quella spontanea e genuina vocazione per l’arte e quel temperamento emozionale, su cui poggia ancora oggi tutta la sua esperienza di pittore.
FONTI PRIMARIE: Dirette e da Orion Museo multimediale dello Stretto di Messina.