La Sicilia chiama, la Puglia risponde: ancora disagi sulla A18 Messina-Catania, ma la protesta dei camionisti si accende in tutta Italia

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La categoria degli autotrasportatori ha subito aumenti pari al 30% sia sul carburante sia sul costo del traghetto nello Stretto di Messina: “non è possibile scaricare sui committenti questi rincari, soprattutto riguardo alla filiera ortofrutticola”. La risposta del presidente Musumeci e dell’assessore Falcone è arrivata, ma potrebbe non bastare per placare le proteste

E’ proseguita per tutta la notte la protesta degli autotrasportatori catanesi che si sono organizzati per bloccare il traffico, seguiti dai colleghi in tutta la Sicilia. Camion e trattori si sono riversati nelle strade e autostrade dell’isola, tra Avola, Gela, Termini Imerese, Tremestieri etneo, Catania e nelle vicinanze dello Stretto di Messina. Si tratta di gruppi autonomi di autotrasportatori che protestano contro il rincaro dei costi del carburante, ma anche con norme anti-Covid e Green Pass. Il Casello di San Gregorio dell’autostrada A18 Catania-Messina è ancora bloccato. Tra ieri sera e la notte scorsa ignoti hanno bloccato tre camion, due lungo la A19 Palermo-Catania e uno alla Zona Industriale di Catania: hanno costretto gli autisti a fermarsi e hanno tagliato i pneumatici dei loro mezzi. Su questi episodi, che non è certo siano collegati alla protesta, indaga la polizia.

“Stanno bloccando i cittadini, invitandoli a fermarsi. La situazione è ormai incontrollabile, la rabbia degli autotrasportatori per il caro carburante ha portato all’esasperazione: presidi di gruppi autonomi bloccano le strade mettendo di traverso trattori e camion e impedendo a chi vuole transitare di proseguire – spiega Salvatore Bella, segretario regionale di Conftrasporti Sicilia. Si spera vivamente che oggi all’incontro con il viceministro Bellanova si configuri un’apertura per rasserenare gli animi, mettendo a disposizione fondi adeguati ad aiutare concretamente le imprese a sostenere l’impennata dei costi. Diversamente la situazione non potrà che peggiorare sfociando in una guerriglia sociale con gravi danni anche alla filiera agroalimentare perché i prodotti deperibili non potranno essere spediti. Potrebbero arrivare nelle strade siciliane oltre 10 mila camion”.

“Il Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci e l’Assessore Marco Falcone – prosegue – hanno dichiarato che la Regione ha stanziato 10 mln subito spendibili per il recupero parziale del costo per l’attraversamento dello Stretto di Messina e hanno auspicato che il Governo nazionale faccia la sua parte. La nostra categoria ha subito aumenti pari al 30% sia sul carburante sia sul costo del traghetto, non è possibile scaricare sui committenti questi rincari, soprattutto riguardo alla filiera ortofrutticola. Per queste motivazioni chiediamo uno sforzo al governo nazionale per evitare ulteriori peggiori conseguenze”, conclude Bella.

E se la Sicilia dà il via alle proteste, il resto non si può dire per le altre Regioni. Anche in Puglia i camionisti sono arrivati alla spicciolata e con volantini e inviti verbali ai loro colleghi hanno accumulato adesioni e nuovi mezzi da aggiungere al blocco. Le associazioni di categoria frenano, ma il movimento va avanti. Da Foggia sono partite le proteste, che poi sono passate anche da Cerignola, Canosa, Corato, Ruvo e Altamura. Gli autotrasportatori si dichiarano allo stremo a causa del caro benzina e minacciano uno stop di almeno una settimana con il rischio di bloccare le strade, è una situazione ormai che riguarda tutto il Paese.

Autotrasporto e pesca in crisi, Cateno De Luca: “sono al vostro fianco, ma dobbiamo pensare ad iniziative che non danneggiano ulteriormente la nostra Isola”

“Comprendo le difficoltà che gli autotrasportatori si stanno ritrovando ad affrontare in questo momento. Il comparto produttivo dell’isola è messo a dura prova. Sto seguendo con interesse le notizie dei presidi in atto contro l’aumento del costo del carburante”A dichiararlo è il candidato alla Presidenza della Regione Siciliana, Cateno De Luca“La situazione – afferma De Luca – è insostenibile in questi termini se pensiamo che un autotrasportatore e quindi anche un produttore che deve fare arrivare i suoi prodotti a Roma comunque deve spendere 400 euro in più rispetto ai competitor del resto d’Italia”.

Giuseppe Richichi, presidente dell’Associazione italiana autotrasportatori siciliani, ha promosso una protesta bloccando punti strategici della viabilità siciliana. “Ritengo – prosegue De Luca – sia la scelta meno adatta adesso. A che serve aggiungere altro danno al danno? Nel momento in cui si bloccano i trasporti inevitabilmente l’unico risultato è mettere in ginocchio più di quanto già lo sia tutto il comparto agroalimentare. Ecco perché mi sento di lanciare un appello affinché la protesta in atto venga sospesa. Il tema non va affrontato qui in questi termini. Si tratta di una questione che deve essere affrontata a Roma. Lì dove si decidono le nostre sorti. Voglio dire agli autotrasportatori che io ci sono. Organizziamoci ma in modo serio, non danneggiando l’intera catena agroalimentare. Inoltre, è chiaro che fino a quando non ci sarà un movimento meridionalista fatto da uomini e donne pronti a lottare per i nostri diritti non conteremo mai nulla. Al contempo sono vicino anche ai pescatori che stamattina stanno manifestando a Palermo in Piazza Indipendenza.  Anche in questo caso il rincaro dei carburanti è alla base anche della protesta messa in atto da PrinciPesca che manifesterà in nome di tutti i pescatori siciliani contro il caro gasolio, le restrizioni della UE, e il mancato pagamento per i periodi di fermo obbligatori. Anche nei loro confronti va la mia solidarietà. Alla base della protesta anche l’amara constatazione che non sono arrivati neanche gli annunciati aiuti Covid alle imprese di pesca determinando una situazione che rischia di mettere in ginocchio un intero settore e circa settemila pescatori. Non bisogna poi dimenticare che si tratta di un comparto già messo a dura prova da regole che penalizzano i nostri pescatori. I Paesi nordafricani, infatti, non seguono le stesse norme che vengono imposte ai pescatori italiani. Questo crea inevitabilmente una concorrenza sleale che lascia davvero poco spazio di manovra”.

L’associazione PrinciPesca oggi è scesa in Piazza Indipendenza a Palermo per chiedere che finalmente qualcuno ascolti le loro richieste.  Anche in questo caso registriamo il silenzio colpevole del Governo regionale che si rende complice con la sua consueta inerzia di una crisi senza precedenti per il settore della pesca siciliana. “Io – conclude il candidato alla Presidenza della Regione Cateno De Luca – sono al vostro fianco, al fianco della Sicilia e dei siciliani e sono per tutte le iniziative che non danneggino ulteriormente la nostra Isola”.

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