“L’inutile tirannia del Covid pass in Italia”: così gli inglesi deridono il Governo Draghi e la stampa nazionale

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Il settimanale inglese ha fatto notare l’impietoso confronto statistico tra i dati Covid italiani e quelli della Gran Bretagna, dove non è mai esistito alcun Green Pass, ed ha attaccato anche la stampa nazionale e il consulente del Ministro alla Salute Ricciardi

“Mentre la maggior parte dei Paesi europei, in particolare la Gran Bretagna, sta allentando loro restrizioni anti-Covid, l’Italia non molla, e questa settimana le ha rese ancor più stringenti, nonostante se i dati mostrino che sono inutili”. E’ quanto scrive lo storico settimanale inglese The Spectator in merito all’obbligo vaccinale imposto dal Governo Draghi a partire dal 15 febbraio. “La psicosi di massa acceca i suoi politici e i cittadini dalla verità”, prosegue il quotidiano, che poi porta l’esempio del Regno Unito, in cui ormai da luglio non esiste più alcuna restrizione e addirittura non è stato mai utilizzato il Green Pass“è giunto il momento che anche affermazioni false simili sui passaporti dei vaccini vengano sfatate. Non ci può essere posto migliore dell’Italia per avviare questo processo di smascheramento”.

“La giustificazione per il regime del passaporto vaccinale in Italia”, chiamato “Green Pass” (un termine che non ha una precisa traduzione in lingua inglese e per questo il quotidiano utilizza le virgolette), “quando è stato introdotto lo scorso agosto si diceva servisse per aumentare il tasso di popolazione vaccinata, care spazi sicuri per i vaccinati e quindi ridurre i casi di Covid, i ricoveri e i decessi. Non è riuscito in nessuna di queste cose. Eppure, di fronte a tali evidenze, il Ministro Roberto Speranza non ha fatto alcun passo indietro, anzi “il regime è diventato costantemente più draconiano. I non vaccinati sono stati presto banditi da quasi tutti gli spazi pubblici e dai trasporti pubblici, e persino dal lavoro, a meno che non avessero avuto il Covid negli ultimi sei mesi, o paghino 15€ per un tampone una volta ogni 48 ore”. E questa settimana, con il tasso di contagi ormai in caduta libera, la vaccinazione obbligatoria è stata estesa ai luoghi di lavoro per gli over 50: “la vaccinazione era già obbligatoria sul lavoro per gli operatori sanitari, le forze dell’ordine e gli insegnanti. Ma d’ora in poi, nessuna persona non vaccinata di età superiore ai 50 anni che non abbia avuto il Covid negli ultimi sei mesi potrà andare al lavoro. Se lo fanno, loro e il loro datore di lavoro rischiano multe da €600 a €1.500. In precedenza, potevano ancora andare al lavoro se facevano un tampone da 15€ ogni due giorni. Ci sono circa 500.000 italiani non vaccinati di età superiore ai 50 anni che lavorano ed ora saranno sospesi senza stipendio, a meno che non gettino la spugna e decidano di ottenere la dose”.

The Spectator poi non riserva una frecciatina al Governo e alla stampa italiana: “naturalmente, né il non eletto Draghi, né nessun altro esponente della sua coalizione interpartitica ammetterà mai che quello che strombazzano come il loro risultato più orgoglioso è un fallimento. Né lo faranno i media italiani che hanno seguito così supinamente la linea del governo – né gli stessi italiani – tre quarti dei quali sostengono il ‘Green Pass’ nei sondaggi. Hanno tutti troppa credibilità da perdere adesso facendo un dietrofront”. Le affermazioni sono seguite da un confronto numerico: “la loro ossessiva convinzione sulle meraviglie del “Green Pass” è una completa sciocchezza, lo dimostra chiaramente il confronto dei dati per l’Italia e la Gran Bretagna, che in realtà non ha utilizzato mai alcun passaporto vaccinale. Italia e Gran Bretagna hanno popolazioni simili, rispettivamente con 59 milioni e 69 milioni di persone. Oggi, dopo quasi sette mesi di regime di Green Pass in Italia, il numero di persone non vaccinate in Italia e in Gran Bretagna rimane più o meno lo stesso. In Italia, l’88,92% degli over 12 è completamente vaccinato, rispetto all’84,9% in Gran Bretagna. La lezione è chiara: come mostra la Gran Bretagna, la stragrande maggioranza dei cittadini ha scelto di farsi vaccinare di propria spontanea volontà e non ha bisogno di essere costretta a farlo dallo Stato. In effetti, costringere le persone a farlo – come mostra l’Italia – non è un metodo funzionante”.

Ciò che conta, ovviamente, è il numero di decessi, “ma anche qui ‘Green Pass’ e ‘Super Green Pass’ hanno avuto scarso effetto perché è stato creato un senso di falsa fiducia tra i vaccinati, che potrebbe aver peggiorato le cose. Ad ogni modo, il Governo italiano ha fallito. Se gli strumenti avessero funzionato, i tassi di infezione dell’Italia sarebbero stati di gran lunga inferiori a quelli della Gran Bretagna. Eppure, dall’inizio dell’ultima grande ondata a dicembre causata dalla variante Omicron, l’Italia ha avuto un numero notevolmente simile di infezioni da Covid alla Gran Bretagna, che non utilizza il pass verde. La spiegazione, ovviamente, è che a prescindere da tutti quei passaporti, gli italiani vaccinati si sono infettati tra di loro”. E per aggiungere il danno alla beffa: nell’ultimo mese il 70% delle infezioni da Covid nell’ultimo mese riguarda persone parzialmente o completamente vaccinate ed il tasso di mortalità in Italia (18.000 morti) è stato addirittura superiore a quello della Gran Bretagna (15.000 morti)”.

Un attacco poi al consulente del Ministro della Salute, Walter Ricciardi, perché durante un programma televisivo ha affermato che “l’Inghilterra calcola le morti in modo completamente diverso da noi. Se calcolasse allo stesso modo, ne registrerebbe il doppio. Ne conteggiano circa 150.000, ma sono 300.000”. “Frase senza senso!”, attacca The Spectator. La Gran Bretagna, infatti, richiede solo che il deceduto sia risultato positivo al Covid-19 negli ultimi 28 giorni della sua vita, “il che semmai sopravvaluta il bilancio delle vittime”. “Il professore ha proseguito affermando che gli inglesi (gli italiani insistono sempre che la Gran Bretagna è Inghilterra) si sono rifiutati di imparare dall’Italia e di conseguenza i “numeri di morti e casi” dell’Inghilterra sono “enormemente maggiori dei nostri”. Una sciocchezza, di nuovo. Ha concluso dicendo che il Servizio Sanitario Nazionale è così cattivo che per un’operazione all’anca “c’è un’attesa di dieci anni”. Questo, almeno, è forse vero”, glissa il giornalista e autore dell’articolo Nicholas Farrell.

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