Calabria, maxi operazione “Deep” contro l’inquinamento delle acque: 36 denunce dei Carabinieri | DETTAGLI

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Calabria: intervento complesso in materia ambientale attuato mediante l’impiego coordinato e simultaneo di squadre congiunte, composte da Carabinieri dell’Organizzazione Territoriale e Forestale affiancati, per la perlustrazione di aree impervie e acquitrinose

A partire dalle prime ore del mattino e fino alla tarda serata di ieri, nelle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, su iniziativa del Comandante della Legione Carabinieri “Calabria” e di concerto con il Comandante della Regione Carabinieri Forestale, è stata eseguita l’operazione “Deep”, un intervento complesso in materia ambientale attuato mediante l’impiego coordinato e simultaneo di squadre congiunte, composte da Carabinieri dell’Organizzazione Territoriale e Forestale affiancati, per la perlustrazione di aree impervie e acquitrinose, da Squadre operative dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, con il supporto aereo dell’8° Nucleo Elicotteri CC di Vibo Valentia e per il controllo di mirati obiettivi da personale del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro.

L’iniziativa trae origine dalla constatazione che soprattutto l’inquinamento acqueo è particolarmente accentuato in Calabria come è possibile evincere da un’osservazione:

  • empirica, in relazione al ciclico intorbidimento delle acque marine, che si verifica soprattutto nella stagione estiva quando si registra un aumento della popolazione dimorante sulla fascia costiera;
  • clinica, a seguito dei risultati di numerosi accertamenti tecnici eseguiti tramite campionatura delle acque per esami specifici condotti da Enti specializzati;
  • statistica, realizzata con l’analisi dei dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che colloca la Calabria tra le ultime Regioni per produzione e trattamento di fanghi provenienti da acque reflue urbane, rapportata alla popolazione residente (cosiddetto indice di potenziale smaltimento non controllato/illecito dei fanghi). Infatti, per comprendere l’entità del fenomeno, basta pensare che nel 2019, in Calabria sono state dichiarate 34.072 tonnellate di fanghi regolarmente trattati a fronte di una popolazione di 1.860.000 abitanti mentre – a titolo meramente indicativo – sono state invece 90.660 le tonnellate dichiarate, sempre nel 2019, per 1.600.000 abitanti nella regione Sardegna e, ancora, 299.814 tonnellate di fanghi trattati dalla Puglia nello stesso anno a fronte di circa 4.000.000 di abitanti.

La complessa operazione, pianificata nel corso degli ultimi mesi e che ha visto impegnato anche il personale specializzato dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria diretta da Domenico Pappaterra e della Stazione Zoologica Anton Dohrm guidata in Calabria dal Prof. Silvestro Greco, recepisce anche le istanze, volte ad arginare il fenomeno dell’inquinamento delle acque fluviali e marine, sia di alcune Procure della Repubblica, sia della Regione Calabria.

L’intervento, condotto dai Carabinieri in Calabria, è stato particolarmente indirizzato alla prevenzione ed al contrasto dell’inquinamento ambientale, mediante azioni utili a conoscere e valutare il fenomeno in ambito regionale e, nel contempo, valorizzare le funzioni di polizia ambientale affidate in ambito nazionale all’Arma dei Carabinieri ed espresse in particolar modo dalle sue componenti specializzate tra cui il Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente e l’intero comparto Forestale. Tutto ciò sul fondamentale presupposto che la salvaguardia dell’ambiente è uno dei principali obiettivi nazionali ed europei, tanto da essere destinataria di rilevanti risorse e finanziamenti anche nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il fenomeno del degrado e dell’inquinamento ambientale di acque e suolo ha, infatti, ripercussioni estremamente negative sull’intera società per i potenziali rischi alla salute umana e animale, la conservazione degli ecosistemi presenti sul territorio, l’impatto sul sistema economico con particolare riguardo al settore turistico, il costante pericolo d’infiltrazione della criminalità comune ed organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti, in ragione dei rilevanti interessi economici.

Nel corso dell’operazione, convenzionalmente denominata deep per il suo fine primario di controllare attentamente il rispetto delle norme spingendosi in profondità, ovvero al di là delle apparenze e della superficie, frequentemente dissimulate per celare la commissione di gravi illeciti contro la natura, sono stati:

  • impiegati 300 militari, 115 automezzi e 1 elicottero, in un’area di operazioni che ha interessato la fascia medio-costiera tirrenica dei territori delle 3 citate province per un totale di 208 km;
  • controllati un centinaio di obiettivi, tra cui 58 siti di depurazione, 15 pompe di sollevamento nonché aree palustri e canali di scolo in prossimità della costa, con annesse attività produttive limitrofe;

Inoltre, grazie al supporto tecnico specializzato reso disponibile da ARPACAL e dalla citata Stazione zoologica con 8 teams che hanno affiancato i militari dell’Arma nelle operazioni, si è proceduto al campionamento di acque reflue, allo scopo di intercettare eventuali flussi inquinanti e sviluppare ulteriori attività di accertamento utili anche in prospettiva futura per acquisire informazioni sul fenomeno e pianificare ulteriori mirati controlli.

Infatti, l’intervento è stato preceduto da un’articolata attività di analisi dei dati informativi, raccolti nel corso dei servizi di controllo del territorio grazie alla capillarità dei presidi dell’Arma, finalizzata ad individuare le fonti di potenziale inquinamento fluviale e marino quali siti di depurazione, aree palustri e canali di scolo in prossimità della costa. Si è proceduto, quindi, a controllare i siti di depurazione, a monitorare i corsi d’acqua lungo il loro naturale percorso procedendo alla campionatura di acque e terriccio da analizzare in laboratorio per individuare la tipologia di prodotti chimici inquinanti. Contestualmente, lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, ha eseguito perlustrazioni in territorio impervio, risalendo alcuni corsi d’acqua (il fiume Savuto e il torrente Bagni nel cosentino, il primo divide le province di Cosenza e Catanzaro tra Nocera ed Amantea, mentre il secondo scorre nel Comune di Guardia Piemontese, nonché i torrenti Randace e Turrina nel lametino che sfociano nel tirreno tra Lamezia Terme e Curinga) fino alle sorgenti attesa la possibilità che alcune aziende, distanti anche centinaia di metri dal torrente, attraverso tubazioni abusive sversino liquami direttamente nell’alveo fluviale. In una prossima fase, la procedura di verifica sarà ulteriormente approfondita mediante il confronto delle analisi chimico-biologiche eseguite sui campioni prelevati e l’eventuale corrispondenza con i residui prodotti dalle attività che possono aver determinato la contaminazione.

L’operazione “deep” ha permesso di conseguire importanti risultati sia sul piano preventivo con il suo forte impatto deterrente, sia sul piano repressivo. 13 persone sono state denunciate per reati ambientali, sequestrando 5 siti tra impianti di depurazione, vasche di contenimento fanghi e attività produttive inquinanti. In ben 22 siti sono state riscontrati illeciti penali e irregolarità ammnistrative, nei restanti obiettivi controllati proseguono le verifiche in relazione all’esito dei campionamenti effettuati su acque e terriccio. Sono state elevate sanzioni amministrative per un totale complessivo superiore a 500.000 euro.

Nel dettaglio, in provincia di Vibo Valentia, sono stati sequestrati due siti di depurazione, in quanto in un caso si è riscontrata la presenza di bypass, fanghi oltre la soglia limite, pompe di sollevamento non in funzione e l’autorizzazione allo scarico scaduta, mentre nell’altro si è accertato un ciclo di depurazione non conforme alla norma, vasche di decantazione non alimentate e quella dei fanghi è risultata collegata a quella di ossigenazione. In altri sei impianti sono state riscontrate, a vario titolo, ipotesi di violazione di carattere penale con particolare riferimento al mancato smaltimento dei fanghi, alla gestione non autorizzata di rifiuti, allo scarico di acque reflue non autorizzato, all’abbandono e smaltimento illecito di rifiuti. Violazioni di carattere amministrativo, consistenti in gran parte nello scarico di acque reflue non autorizzato, sono state riscontrate in altri tre impianti.

Nel catanzarese, il titolare di un’azienda operante nel settore dello smaltimento di rifiuti e inerti è stato denunciato per ipotesi di mancato smaltimento dei fanghi derivati dal trattamento delle acque di prima pioggia e, nella circostanza, è stata sequestrata la vasca di contenimento dei fanghi. Sempre in provincia, è stato sequestrato un depuratore per ipotesi di malfunzionamento delle linee di depurazione e gestione non conforme alla normativa vigente della struttura.

In ultimo, nel cosentino, un impianto è stato sequestrato per ipotesi di sversamento illecito di liquami causato da malfunzionamento della pompa di sollevamento, mentre in altri 7 siti sono state elevate sanzioni amministrative per scarico di acque reflue non autorizzato.

L’intervento, condotto ieri per la prima volta in ambito regionale, rappresenta solo l’inizio di una più complessa strategia di protezione dell’ambiente e della natura che vedrà impegnati i Carabinieri di Calabria anche nei prossimi mesi non solo nel contrasto all’inquinamento acqueo, che comunque interesserà gradualmente tutti i tratti costieri della Regione, ma anche nella lotta ad ogni forma di compromissione dell’habitat naturale dal suolo all’aria, dai centri urbani alle foreste. Prova di questo impegno costante dell’Arma in Calabria sono i dati riferiti al contrasto ad ogni forma di inquinamento e relativi agli ultimi mesi, sono state riscontrate irregolarità in 15 siti, ritenuti potenzialmente inquinanti, tra cui 1 depuratore, 2 centri di raccolta di rifiuti, 2 lavanderie industriali, 2 officine e 6 esercizi commerciali. In tali occasioni, le irregolarità più frequentemente riscontrate sono state la violazione di norme generali poste a tutela dell’Ambiente, con particolare riferimento all’abbandono illecito, lo smaltimento e il traffico di rifiuti speciali, la gestione non autorizzata di rifiuti, lo sversamento di liquami inquinanti che hanno portato alla denuncia di 36 soggetti ritenuti responsabili della condotta offensiva verso il patrimonio ambientale.

Ambiente, Occhiuto: “bene operazione Deep, punire delinquenti che inquinano mare”

“Le sinergie istituzionali sono preziose e decisive per la Calabria. La dimostrazione arriva oggi dagli importanti risultati dell’operazione ‘Deep’, realizzata dall’Arma dei Carabinieri, anche grazie al supporto della Regione – attraverso l’Arpacal – e della Stazione zoologica Anton Dohrn, guidata dal professore Greco. Sul tema della tutela dell’ambiente e del contrasto agli ecoreati legati in particolare al sistema della depurazione, abbiamo da subito messo in campo ogni sforzo, coordinandoci con forze dell’ordine e autorità giudiziarie.Siamo convinti che solo un’azione congiunta e determinata possa consentirci di raggiungere l’obiettivo di migliorare la qualità del nostro ecosistema, sanzionare ogni violazione di legge, e combattere concretamente le odiose cause alla base dell’inquinamento marino. Madre natura ci ha donato un territorio bellissimo, 800 chilometri di costa: non possiamo permettere che i delinquenti continuino a inquinare il nostro mare. L’impegno della Regione proseguirà senza sosta, perché la tutela dell’ambiente e delle acque rappresenta non solo una priorità ma un dovere per mettere la Calabria nelle condizioni di sviluppare tutte le potenzialità turistiche, economiche e paesaggistiche. Ringrazio l’Arma dei Carabinieri e il comandante della Legione ‘Calabria’, generale di Brigata Pietro Salsano, che – di concerto con il comandante della Regione Carabinieri Forestale, colonnello Giorgio Borrelli – hanno condotto la più grande operazione contro i reati ambientali mai effettuata nella nostra Regione”. Lo afferma in una nota Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria.

Operazione “Deep”, plauso di Legambiente Calabria e appello alla Regione: “attendiamo esiti concreti sulle misure messe in atto”

Plauso di Legambiente Calabria per l’operazione “Deep” condotta dai Carabinieri nelle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, su iniziativa del generale Pietro Salsano e del colonnello Giorgio Borrelli. Nell’ambito di una più complessiva strategia di protezione dell’ambiente e della natura, l’intervento ha portato alla denuncia di tredici persone per reati ambientali, al sequestro di cinque siti tra impianti di depurazione, vasche di contenimento fanghi e attività produttive inquinanti ed all’irrogazione di sanzioni amministrative, per un totale complessivo superiore a 500 mila euro.  Tra i cento obiettivi oggetto di controllo da parte delle Forze dell’Ordine – tra cui 58 depuratori, 15 pompe di sollevamento, aree palustri e canali di scolo- in ben 22 siti sono stati riscontrati illeciti ed irregolarità amministrative. “L’operazione Deep – commenta Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabriaconferma, che, purtroppo, la mala depurazioneè uno dei grandi mali cronici della Calabria. Nella nostra Regione, per come evidenziato la scorsa estate nell’ambito della campagna Goletta Verde, l’89% degli agglomerati presenti ricadono in procedura di infrazione per la depurazione: si tratta di 188 agglomerati non conformi con impianti che servono oltre 3,1 milioni di abitanti equivalenti. Una situazione grave che comporta danni enormi per l’ambiente, per la salute dei cittadini e per l’economia della nostra Regione, oltre a tradursi in ingenti multe comunitarie.Appare evidente che, oltre alla meritoria azione dell’Autorità Giudiziaria, è essenziale agire in concreto per prevenire e sanare le forti criticità del sistema di depurazione calabrese”.

Forse a livello regionale qualcosa si sta muovendo, come ad esempio l’indagine compiuta dalla Regione Calabria sulla gestione dei fanghi prodotti dagli impianti di depurazione dell’area costiera tra Tortora e Nicotera e che ha interessato 38 Comuni e 48 impianti delle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia. L’indagine ha accertato che negli impianti sono accumulate circa 22.500 tonnellate di fanghi. Su tale base, la Regione ha dichiarato che nei prossimi giorni saranno definiti poteri straordinari affidati al Dipartimento Ambiente per agire sulla corretta gestione dei fanghi di depurazione ed il loro trattamento e smaltimento finale a partire dai Comuni della fascia tirrenica calabrese, compresa tra Tortora e Nicotera. Inoltre, è stata effettuata la nomina del nuovo Commissario del Corap per rafforzare le attività sulla depurazione. La Calabria da un lato non ha impianti a sufficienza per il trattamento dei liquami e dall’altro, i depuratori esistentinon funzionano in maniera efficace. Un enorme problema al riguardo è proprio il costo di smaltimento dei fanghi. Nei vari dossier sulla depurazione realizzati da Legambiente, infatti, è stato sempre proposto di separare i costi di gestione dell’impianto  da quelli di trattamento, affidandoli ad operatori diversi e pagando il trattamento a misura, per evitare gli smaltimenti illegali ed i conseguenti danni ambientali.

Legambiente Calabria auspica che “le Amministrazioni competenti procedano a lavorare per l’efficientamento dei sistemi depurativi, per la lotta all’illegalitàe per mettere in campo azioni risolutive per la gravissima situazione degli scarichi abusivi. Con una nuova stagione estiva alle porte, attendiamo di verificare gli esiti concreti di quelli che appaiono i primissimi passi verso la risoluzione di un problema annoso scaturito da logiche criminali, ma anche da inefficienze amministrative e dalla carenza di adeguati controlli”.

Il gruppo del Pd in Consiglio regionale: “ringraziamento e plauso ai Carabinieri per l’esito dell’operazione Deep a tutela dell’ambiente”

Il gruppo del Pd in Consiglio regionale esprime la propria soddisfazione per l’esito dell’operazione “Deep” condotta congiuntamente dai Carabinieri delle Province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia che ha portato alla denuncia di 13 persone per violazione delle leggi in tema ambientale, su iniziativa del generale Pietro Salsano e del colonnello Giorgio Borrelli. “Come hanno spiegato i Carabinieri, ai quali va il nostro ringraziamento e il nostro plauso – scrivono i consiglieri regionali del Pd Nicola Irto, Ernesto Alecci, Domenico Bevacqua, Franco Iacucci e Raffaele Mammolitil’operazione “Deep” rappresenterebbe solo l’inizio di una più complessiva strategia di protezione dell’ambiente e della natura che vedrà impegnate le Forze dell’Ordine della Calabria nei prossimi mesi per tutelare il territorio e il nostro mare. L’inquinamento ambientale nella nostra Regione, oltre a vanificare la sua stessa vocazione turistica, sta diventando fonte di preoccupazione per la stessa salute dei cittadini – proseguono i consiglieri regionali dem – e l’operazione “Deep”, che ha portato al sequestro, tra l’altro, di cinque siti tra impianti di depurazione, vasche di contenimento fanghi e attività produttive inquinanti, lo dimostra pienamente. Le Istituzioni e lo stesso Consiglio regionale – conclude il gruppo del Pd – hanno l’obbligo non soltanto di fornire la massima collaborazione per il buon esito di operazione di questo genere, ma di rendersi parte attiva nell’elaborazione di leggi e strategie idonee a tutelare, proteggere e valorizzare il tema dell’ambiente, a partire dalla depurazione che rischia di essere, come al solito, la nota dolente anche della prossima stagione estiva che sta per aprirsi”.

Calabria, operazione “Deep”: le immagini dei Carabinieri | VIDEO

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