Guerra Ucraina, Capitano Ultimo andrà al confine in Moldavia: “negli occhi di chi scappa si vede la stessa paura che avevano i nostri nonni”

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La Capitano Ultimo onlus parteciperà con altre associazioni alla missione di Rainbow4Africa diretta in Moldavia: Sergio De Caprio non smette mai di aiutare il prossimo e rischiare la propria vita per gli altri

Venerdì è partita la missione di Rainbow4Africa diretta in Moldavia, organizzata anche dall’associazione volontari Capitano Ultimo onlus, fondata da Sergio De Caprio (detto Capitano Ultimo), l’ex militare italiano noto a capo dell’unità Crimor (Ros dei Carabinieri) che il 15 gennaio 1993 arrestò il capo di Cosa Nostra, Totò Riina, e fu assessore della Regione Calabria voluto dalla compianta Jole Santelli. Si tratta di un autobus-ospedale, di base a Torino e per la prima volta in azione, attrezzato con sala operatoria e 8 posti letto di cui 4 intensivi; di una clinica mobile, un’ambulanza, due furgoni per il trasporto di persone, un’auto di servizio, tende e 112 mila euro di farmaci donati dal banco farmaceutico di Torino. La sua destinazione è la frontiera di Palanca (Moldavia), a pochi chilometri da Odessa. La missione è organizzata dai medici volontari di Rainbow4Africa, da Missionland e Fondazione Banco Farmaceutico onlus.

“Ora sto lavorando per chiudere i progetti a supporto dei profughi in arrivo in Italia. Poi, partirò anche io”, afferma Capitano Ultimo ai microfoni del Corriere. Sulla guerra in Ucraina, “è difficile spiegare cosa si pensa – prosegue – , stiamo assistendo a un racconto piuttosto romanzato che a tratti sembra perdere aderenza con la realtà. C’è un’enorme differenza tra chi parla perché legge un dispaccio, e chi va in prima persona a vedere cosa sta capitando. Il compito di associazioni come la mia, è quello di andare, osservare, documentare e aiutare”.

Per testimoniare, insomma, bisogna esserci di persona: “è come la lotta alla mafia. Se ne può parlare o si può fare davvero. Io direi di farla, e di lasciare il racconto in secondo piano. Non ho pregiudizi ma sento un grande dolore nel vedere persone che muoiono o che fuggono e chiedono aiuto. Nei loro occhi si vede la stessa paura che avevano i nostri nonni. Il dolore è lo stesso per tutti, che si perda un familiare a causa di una bomba, su un aereo, o per via di un’esplosione programmata in autostrada, come fu a Capaci e poi in via D’Amelio”.

“Oggi senz’altro aiutare chi scappa e non ha più niente, sia se fugge dalla guerra, sia se scappa dallo stato di abbandono in cui versano molte periferie delle città italiane – continua Capitano Ultimo – . Il nostro posto è là, in quel confine tra civiltà e inciviltà, tra violenza e generosità. In queste battaglie a volte ci si sente un po’ soli o, perlomeno in pochi”. Eppure, a costo di aiutare il prossimo, De Caprio non smette mai di rinunciare anche alla propria libertà individuale: “ogni tanto mi do fastidio da solo per questa mia scelta di vita; però, nel tempo, ho capito che l’esistenza è una lotta permanente tra chi vuole praticare il dominio e chi il mutuo soccorso. Non dobbiamo arrenderci e accettare la legge del più forte. La speranza sono i nostri giovani”.

“Mi sento di appartenere a una generazione che ha fallito, nella misura in cui abbiamo dato per scontato i principi che ci avevano insegnato le generazioni passate. Poi ci siamo svegliati, e abbiamo capito che i rischi del passato non sono superati. E allora eccoci, a tornare a spiegare la pericolosità della mafia, o rilanciare il pericolo di chi si arma e pratica politiche di guerra e di sterminio dei popoli e a urlare che il rispetto per la vita non è un optional, ma tutto ciò che conta davvero. Sono sempre stato molto pragmatico, e ritengo che oggi, per comprendere cosa sta accadendo in Ucraina, i veri servizi segreti siano i profughi. Dobbiamo parlare con le persone che vengono qui e, attraverso i loro occhi e i loro racconti, captare cosa sta succedendo davvero”, conclude Sergio De Caprio.

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