I contagi risalgono, ma il Cts rassicura: “90% dei casi è asintomatico, malattia severa in calo e no a quarta dose”

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Donato Greco, epidemiologo del Comitato Tecnico Scientifico, ha rassicurato in merito alla risalita dei casi Covid in Italia

I contagi da Covid tornano a risalire in Italia, in quello che è il processo ormai consolidato di salita e discesa della curva. Da molti mesi a questa parte, però, sempre meno peso viene assegnato ai casi, considerati – per la maggior parte – sempre fini a se stessi perché non sfociano in malattia grave, considerando i vaccini e una variante, la Omicron, più contagiosa ma meno pericolosa. Anche il Comitato Tecnico Scientifico, nella persona dell’epidemiologo Donato Greco, rassicura tutti in un’intervista al Corriere della Sera: “Oggi per il 90% i contagi Covid sono asintomatici e ovunque la malattia severa è in sensibile calo. Non c’è stata sottovalutazione”. La risalita dei casi è legata alle “sottovarianti di Omicron che però per i vaccinati hanno l’effetto di una quarta dose. Danno un’infezione senza sintomi e rafforzano l’immunità. Bisogna riconoscere che l’andamento è bizzarro, non c’era previsione di crescita dei positivi, mentre era atteso il calo dei malati con forme gravi come si osserva ancora. L’avvento di nuove varianti che sistematicamente rimpiazzano le precedenti favorisce nuove infezioni, ma non rallenta la diminuzione di malati gravi tra fragili e non vaccinati”.

Per l’epidemiologo, anche se si dovesse parlare di quinta ondata, “no, non c’è stata troppa fretta nell’abolire le restrizioni. Buona parte dei Paesi occidentali – fa notare – ha basato le misure di contenimento sull’incidenza della malattia severa (ricoveri, terapia intensiva, decessi) e non sulla semplice positività al test: in tutta Europa la malattia severa è in continuo calo mentre vi è un lieve costante rialzo dei positivi, per oltre il 90% asintomatici. Anche in Italia la vaccinazione ha evitato e continua a evitare morti e ricoveri. Il più recente rapporto dell’Istituto superiore di sanità mostra come oltre l’80% dei positivi al test è tra i ‘mai vaccinati’: sono loro a sostenere non solo i ricoveri e i decessi, ma anche le nuove infezioni”. Per i vaccinati “le tre dosi di vaccini a mRna mantengono una elevatissima protezione verso la malattia severa (91,7% all’11 marzo), mentre riducono del 61% il rischio di infettarsi che quindi permane. Per questo deve essere mantenuto un minimo bagaglio di precauzioni, vedi mascherina e prudenza nei luoghi chiusi affollati”.

E sui ricoveri “non ci si aspetta un consistente aumento, ma sappiamo che anche un’infezione lieve può mandare in ospedale soggetti fragili con altre patologie: quindi è possibile che nelle prossime settimane vedremo un maggior numero di ospedalizzati. Cosa mi aspetto? Le misure di mitigazione, oltre alla vaccinazione, si sono dimostrate moderatamente efficaci nel ridurre il contagio: il riadattamento di queste misure secondo l’evoluzione epidemiologica è sempre utile tenendo conto del loro rapporto costo beneficio”. E poi conclude: non ritengo necessaria la quarta dose, senza escludere la necessità di futuri richiami periodici adattati alle varianti del momento come avviene con l’influenza”.

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