Covid, studio italiano suggerisce la musicoterapia: “riduce stress, depressione e paura nei pazienti”

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Uno studio condotto dagli esperti del Policlinico di Bari, pubblicato sulla rivista Scientific Report, sostiene risultati benefici della musicoterapia sui pazienti affetti da Covid

La musicoterapia produce effetti sui disturbi da stress, depressione e paura riscontrati nei pazienti affetti da Covid. È quanto dimostrato da uno studio condotto su 40 degenti dei reparti Covid della struttura per le maxi emergenze della Fiera del Levante gestiti dal Policlinico di Bari e pubblicato sulla rivista Scientific Report. “La musica riduce l’ansia e migliora i livelli di saturazione“, affermano gli esperti. I pazienti sono stati assegnati al gruppo di controllo o al gruppo di trattamento che hanno ricevuto una singola seduta individuale di musicoterapia recettiva in presenza Tutti i gruppi sono stati sottoposti a identiche misurazioni (pre-durante-post) dei parametri su ansia, frequenza cardiaca, saturazione di ossigeno.

Inoltre, ai partecipanti del gruppo sperimentale è stato chiesto di compilare una domanda aperta facoltativa sulla loro esperienza con la musicoterapia. È stata osservata una differenza significativa nei livelli di ansia tra i punteggi e nel gruppo di controllo valori statisticamente significativamente più elevati di ossigenazione. I risultati hanno dimostrato la fattibilità dell’introduzione della musicoterapia come intervento complementare/non farmacologico di supporto in ospedale nei pazienti affetti da Covid-19.

“L’ascolto guidato in musicoterapia ha offerto la possibilità ai pazienti di evadere, immaginare, riflettere e in qualche caso di ritrovare se stessi”, spiega Filippo Giordano, che ha condotto la prima esperienza documentata in letteratura di musicoterapia. “Da qualche anno al Policlinico – aggiunge – cerchiamo di studiare e descrivere, attraverso un approccio olistico al paziente inteso come persona, gli effetti e le possibilità cliniche di utilizzo della musica e della musicoterapia come terapia complementare non farmacologica, in modo che questa disciplina possa trovare sempre più spazio e credibilità nell’ambito della medicina, e soprattutto possa produrre benefici su chi ne usufruisce”.

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