Guerra in Ucraina: che la saggezza prevalga

StrettoWeb

Non c’è alternativa, se non quella di trattare l’uscita di scena del Presidente Zelenski. Lo si aiuti, e lo merita, a rifugiarsi in un Paese sicuro, e lì creare un governo in esilio, da dove guidare la resistenza

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia prosegue, lentamente, procurando crescenti morti e distruzioni. Il tutto accompagnato dalla mistica sull’eroico popolo ucraino, guidato dal suo carismatico (oggi!) Presidente, votato al massimo sacrificio per l’indipendenza della Patria. È triste pensare che si tratta di una Patria tradita e, forse, dimenticata fino all’altro giorno. Mi riferisco al memorandum di Budapest del 5 dicembre 1994, con il quale gli USA, il Regno Unito e la Russia ottennero dall’Ucraina, da poco indipendente, lo smantellamento delle proprie testate nucleari, ex URSS, facendosi garanti, di contro, dell’indipendenza e dell’integrità territoriale di quel Paese. A questi Stati si unirono, sempre come garanti, la Cina e la Francia. A distanza di qualche decennio tali accordi sono stati completamente disattesi, finendo nel cestino della carta straccia della storia.

Oggi, il mondo occidentale, non potendo intervenire sul campo, invia armi sempre più letali e sofisticate, e viveri per la sopravvivenza di tanta povera gente. Inoltre, con l’esodo di circa 1,5 milioni di abitanti, prevalentemente donne e bambini, gli europei hanno aperto i confini, in una nobile corsa di solidarietà. È la realtà di questi giorni accompagnata dalla speranza, molto flebile, che attraverso i colloqui, in corso tra le parti, si possa arrivare ad un cessate il fuoco. Lunedì 7 marzo, la speranza cessa, quando “La Repubblica”, in prima pagina, apre con un titolo “Devastante sofferenza”, accompagnato dalla agghiacciante foto di una famiglia di quattro persone, in fuga, riversa sul selciato, sterminata da un colpo di mortaio.

Adesso, bisogna avere il coraggio di dire basta e finirla con il mito del coraggio, del sacrificio sull’altare della difesa della democrazia e della libertà. Tutto ciò è bello e, a distanza, mette a posto la nostra coscienza di democratici e di uomini liberi, consentendo ai politici di apparire in TV con dichiarazioni ovvie: dobbiamo andare avanti con la diplomazia e far cessare l’uso delle armi. Queste dichiarazioni richiamano amaramente alla mente quella della Miss che, intervistata sul suo massimo desiderio, dichiara, pensosa, una grande ovvietà: desidero la pace nel mondo! Mi chiedo se questi politici, comprese le autorità di governo preposte, guardino la TV e si rendano conto che, al punto in cui si è arrivati, Putin, il dittatore, si fermerebbe solo se venissero accettate le sue condizioni (in realtà, fino a 15 giorni fa, in parte condivisibili, leggi Nato); altrimenti raderà al suolo, in pochi giorni, Kiev.

Gli USA, che non hanno mai vinto una guerra dal 1945, se non nella epopea hollywoodiana, sembra che incoraggino la Polonia a fornire aerei mig (che gli ucraini sanno pilotare) all’Ucraina per continuare nella resistenza. Se è vero, è follia: si andrebbe verso la 3° guerra mondiale che avrebbe, come primo scenario, l’Europa. Non c’è alternativa: bisogna trattare – non esistendo alcuna possibilità di bloccare l’avanzata, senza una più attiva presenza degli occidentali, –  l’uscita di scena del Presidente Zelenski. Lo si aiuti, e lo merita, a rifugiarsi in un Paese sicuro, e lì creare un governo in esilio, da dove guidare la resistenza. Non è una capitolazione ma una saggia decisione per evitare, al punto in cui si è, ulteriori, inutili sofferenze al suo eroico popolo. Al tempo stesso, si negozi, come è giusto ed opportuno, il non ingresso del Paese nella Nato, accompagnato, però, dalla adesione alla UE.

L’altra faccia della medaglia è il blocco di eventuali invasioni in altri territori (leggi Moldavia e Finlandia), sempre con il ricatto atomico, e l’isolamento della Russia, fin quando Putin continuerà con i suoi orientamenti aggressivi. La popolazione russa non potrà sopportare a lungo una economia indebolita, se non devastata dalle sanzioni, nonché un isolamento, nel mondo, in tutte le manifestazioni (sportive, culturali etc…). La Russia, in questa condizione, dovrebbe governare una popolazione di oltre 40 milioni di abitanti, carica di odio e di voglia di vendetta. È un carico enorme per un Paese, forte militarmente (leggi bomba atomica) ma debole economicamente ed isolata nei mercati. Il boomerang, di tale stato di cose, per l’Occidente sarebbe forte, ma, ad oggi, sopportabile.

Gli spiriti belli, a distanza, insistono con la difesa dei principi e dei valori della democrazia, riempiendosi la bocca nei dibattiti televisivi e sulla carta stampata. Non si può, certo, non essere d’accordo sui contenuti. Realisticamente, però, questi valori possono essere difesi, senza colmare i cimiteri e distruggere la cultura e la civiltà di intere comunità, facendo tesoro di un vecchio adagio: quando non c’è alternativa, è opportuno fare un passo indietro, oggi, per spiccare un salto più lungo, domani. È la strategia degli scacchi, che si ritorcerebbe contro chi è Maestro!

L’articolo è apparso come podcast su www.tfnews.it.

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