Guerra in Ucraina: lo scempio deve finire

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Si sta assistendo ad un massacro dal quale non si vede la fine, se non con la distruzione dell’Ucraina, con conseguenze pesanti, a causa dell’effetto boomerang che avranno le sanzioni decretate contro la Russia sulla nostra economia e sulla nostra società

Viviamo una stagione di incertezza e di paura, prima – anche se non ne siamo ancora usciti – per colpa del Covid, ed oggi, con maggiore carica emotiva, per la guerra in Ucraina, a seguito dell’invasione russa. Nei miei ultimi podcast avevo espresso profondo dolore, che è quello sicuramente di tutta l’opinione pubblica, per gli effetti di questa lotta insensata, che produce quotidianamente migliaia di morti, distruzioni ed esodo biblico. “La Repubblica” del 21 marzo titola: Deportazioni, stupri e omicidi: il martirio dei civili Ucraini nelle aree controllate dai Russi”.

Più il tempo scorre, e più si radicalizzano le posizioni, alimentate dalla sapiente e coinvolgente comunicazione di Zelensky, e dalla ostentazione di sicurezza e forza di Putin. Nel mondo occidentale sembra prevalere l’ammirazione per il coraggioso popolo ucraino che fronteggia la barbarie russa con coraggio e determinazione, ribellandosi ad un destino di servaggio, che sarebbe tale nel caso dovessero cedere le armi. Infondo, secondo questo punto di vista, gli Ucraini non sarebbero vittime bensì combattenti che lottano anche per noi Europei, a difesa di un modello di società aperta e democratica, contro la quale si scaglia la furia di Putin.

Un’altra visione, che comunque si integra alla precedente, si sta assistendo ad un massacro dal quale non si vede la fine, se non con la distruzione dell’Ucraina, con conseguenze pesanti, a causa dell’effetto boomerang che avranno le sanzioni decretate contro la Russia sulla nostra economia e sulla nostra società. Per quest’ultima, basti ipotizzare cosa succederà quando, superata la meravigliosa fase odierna di solidarietà e calerà l’emozione, si toccherà con mano la difficoltà che abbiamo di dare una sistemazione dignitosa a migliaia di persone, non trascurando le altre migliaia di flussi in arrivo d’oltre mare, e che cresceranno con l’estate.

Sul tema, Giuliano Ferrara si è espresso in maniera decisa e visibilmente disperata. Egli ha parlato di “Resistenza impossibile del comico di avanspettacolo”. Sul piano geopolitico, il proseguimento della guerra salderà sempre di più i rapporti tra Russia e Cina, e con gli USA che, avvicinandosi la ventata Trump, saranno portati a guardare più verso oriente che non verso l’Europa. A costo di essere accusato di pacifismo, che sembra essere diventata una brutta parola, bisogna porre fine a questo scempio in tempi rapidi, senza attendere il default della Russia, che non ci sarà, e senza dare ascolto alle sirene che affidano la conclusione alle “secolari” discussioni diplomatiche, che spesso hanno odore di tatticismo.

Se c’è un obiettivo, ed è quello imprescindibile della fine dello scontro, mi permetto ritornare su una soluzione che avevo già prospettato nel mio podcast del 15 marzo u.s.: che l’eroico Zelensky faccia un passo indietro, andando in volontario esilio in un Paese confinante, amico. Da lì, alla guida di un Governo provvisorio, segua le sorti del suo Paese, facendo sentire il peso del suo personale, e meritatamente acquisito, prestigio internazionale. Questa uscita di scena va ovviamente negoziata, tenendo il faro acceso sulla neutralità del Paese. In tale cornice, le sfaccettature sono tante e possono essere declinate, attraverso sapienti negoziatori, in vari modi soddisfacenti, lo si spera, e nei limiti di un intelligente compromesso, per tutti.

Nel medio periodo, sostiene lo scrittore Mikhail Shishkin, profondo conoscitore di quelle realtà, Putin perderà questa guerra. E dopo Putin, inizierà un nuovo capitolo della storia mondiale. L’Ucraina si riprenderà rapidamente dalle ferite della guerra, il mondo intero l’aiuterà. La Russia molto probabilmente non sarà già più sulla carta geografica: l’Impero continuerà a disintegrarsi. Questo afferma lo scrittore. È un’idea come tante, ma, senz’altro, affascinante ed incoraggiante per il mondo occidentale.

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