Messina, quando i russi venivano definiti “angeli”: furono i marinai della flotta baltica a prestare soccorso per primi dopo il terremoto del 1908

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StrettoWeb

Il 28 dicembre 1908 Messina e Reggio Calabria venivano rase al suolo dal terremoto: prima che la stampa italiana potesse far circolare la notizia a livello nazionale, i primi a prestare soccorso nella città dello Stretto furono i marinai russi, “gli angeli venuti dal mare”

Adesso il mondo vede nella Russia il “nemico” della pace, a causa dell’invasione delle truppe di Vladimir Putin in Ucraina, ma c’è stato un momento nella storia dei primi anni del Novecento in cui per Messina e Reggio Calabria propri i russi erano definiti “angeli”. Dopo il devastante terremoto del 28 dicembre 1908 non furono gli italiani i primi ad offrire aiuto alle popolazione colpite dal dramma, ma furono proprio i marinai della flotta imperiale dello Zar prestare soccorso più rapidamente nelle due città dello Stretto. Le imbarcazioni provenienti dal Mar Baltico (due navi di linea e due incrociatori) navigavano nelle acque vicino alla rada di Augusta, arrivarono a Messina il 29 dicembre 1908: i bastimenti erano carichi di provviste, medicinali, coperte, baracche, indumenti, utensili. Arrivati in riva allo Stretto, i marinai i russi si mobilitarono subito per fronteggiare l’emergenza e rifornire i superstiti, che erano stati sorpresi dal terremoto nel sonno, ed avevano bisogno di ogni genere di prima necessità.

La stampa italiana non aveva ancora avuto il tempo di far circolare la notizia a livello nazionale, così furono gli “angeli russi” a soccorrere la popolazione messinese e reggina, anche estrapolando i superstiti sotto le macerie. Si stima che da soli riuscirono ad estrarre dalle macerie circa 800 persone e, fin dal primo giorno, trasportarono i feriti negli ospedali facendo la spola con le città di Palermo, Siracusa e Napoli, prestando soccorso a più di 2.500 vittime del sisma. Ben presto, grazie alle pubblicazioni dei giornali, tutta Italia e il mondo intero veniva a conoscenza di quanto accaduto a Messina e a Reggio Calabria: un dramma di fronte al quale il mondo intero si commosse. Messina, devastata e martoriata, in quei giorni divenne teatro di una straordinaria gara di solidarietà internazionale. Unità dalla Spagna, Germania, Francia e Grecia partirono alla volta dello Stretto per prestare aiuto. Il Re Vittorio Emanuele III con un ordine del giorno del 5 gennaio 1909, elogiava così il personale straniero e italiano:

“All’Esercito ed all’Armata,
Nella terribile sciagura che ha colpito una vasta plaga della nostra Italia, distruggendo due grandi città e numerosi paesi della Calabria e della Sicilia, una volta di più ho potuto personalmente constatare il nobile slancio dell’esercito e dell’armata, che accomunando i loro sforzi a quelli dei valorosi ufficiali ed equipaggi delle navi estere, compirono opera di sublime pietà strappando dalle rovinanti macerie, anche con atti di vero eroismo, gli infelici sepolti, curando i feriti, ricoverando e provvedendo all’assistenza ai superstiti. Al recente ricordo del miserando spettacolo, che mi ha profondamente commosso, erompe dall’animo mio e vi perdura vivissimo il sentimento di ammirazione che rivolgo all’esercito ed all’armata. Il mio pensiero riconoscente corre pure spontaneamente agli ammiragli, agli ufficiali ed agli equipaggi delle navi russe, inglesi, germaniche e francesi che, mirabile esempio di solidarietà umana, recarono tanto generoso contributo di mente e di opera”.

Messina non dimentica l’eroico intervento degli “angeli russi” venuti dal mare: è da quel momento che nacque una fratellanza culturale, testimoniata annualmente da cerimonie in memoria e da opere monumentali in omaggio all’esercito russo. Adesso gli accadimenti in Ucraina sicuramente catturano l’attenzione e in molti si stanno giustamente spendendo per aiutare il popolo ucraino, può però il legame storico mantenere quel filo di unione con il popolo russo. Oggi è Putin a manovrare l’esercito e invadere un territorio indipendente, ma certamente non sono i russi a volere la guerra e la manifestazioni per la pace avvenuti a Mosca, San Pietroburgo e altre città lo dimostrano.

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