Il discorso di Draghi alla stampa estera: “Italia chiesta come garante da Russia e Ucraina. Putin non ha voluto pace”

StrettoWeb

Mario Draghi riferisce alla stampa estera in merito alla telefonata avuta con Vladimir Putin nella giornata di ieri: tanti i temi trattati dal ruolo dell’Italia fino all’indipendenza dal gas russo e all’aumento delle spese militari

Nella tarda mattinata odierna il premier italiano Mario Draghi ha tenuto un importante incontro con la stampa estera. L’argomento centrale è stato il colloquio telefonico con Vladimir Putin, andato in scena nella giornata di ieri. Draghi ha riferito il contenuto della telefonata alla stampa, rispondendo alle domande dei cronisti. Secondo il Presidente del Consiglio, le condizioni da parte di Putin per un cessate il fuoconon sono mature ma è stato aperto poi il corridoio di Mariupol che è la notizia che avete visto oggi. Ho espresso la mia convinzione che per risolvere nodi cruciali serve un incontro con Zelensky che lo sta chiedendo dall’inizio. E Putin mi ha risposto che i tempi non sono maturi. Uno dei punti di Putin è che ci sia piccoli passi avanti nei negoziati. Le posizioni delle due parti si sono un po’ avvicinate, ma sono cauto pechè c’è ancora molto scetticismo. Tutti desideriamo vedere uno spiraglio di luce. Le sanzioni funzionano, alla pace si arriva se l’Ucraina si difende, altrimenti non si arriva alla pace“.

Putin, fin qui, non ha voluto la pace

Se Putin ha cambiato atteggiamento da quando è iniziata la guerra? La risposta è complessa. Credo di aver notato un cambiamento, ma sono cauto nell’interpretazione di questi segni perché la situazione è in evoluzione. Credo di aver notato un cambiamento nei toni, ma non potrei dire se sia vero, in una telefonata di 40 minuti è difficile capire“. Lo ha dichiarato il premier Draghi a proposito della telefonata con Putin. Quel che è certa è anche la diversa disponibilità fra il leader russo e quello ucraino nel trattare. “La disponibilità di Zelensky è sempre stata totale. – ha dichiarato DraghiIl problema è vedere se anche la Russia vuole la pace e finora i fatti dicono che non c’è stato questo desiderio. Solo la difesa dell’Ucraina ha rallentato l’invasione e forse porterà a un processo di pace“.

Il ruolo dell’Italia

L’Italia è stata chiesta come garante da Russia e Ucraina. “Il contenuto esatto di queste garanzie è ancora presto per definirlo: dipenderà dal risultato dei negoziati fra Russia e Ucraina. Saranno garanzie che prevedono che le clausole negoziate siano attuate: la pace, il tipo di neutralità che l’Ucraina avrà, lo status delle regioni e via dicendo. Dipende dal contenuto dei negoziati. L’aspetto positivo è che l’Itala è richiesta come garante dall’Ucraina e dalla Russia“, ha dichiarato Draghi aggiungendo che “in tutto questo ho riaffermato la disponibilità dell’Italia” a collaborare per costruire un percorso di pace “che è stata accolta e la telefonata si è conclusa con l’intenzione di mantenersi in contatto“.

La posizione della Cina

Io ho aspettative positive sul ruolo della Cina che potrebbe diventare un protagonista di prima grandezza nel processo di pace. Bisogna vedere se le aspettative sono confermate dal comportamento della Cina“, ha dichiarato Draghi in merito al ruolo della Cina nel conflitto. “Uno spazio per il ruolo della Cina” nella risoluzione del conflitto “esiste e verrà toccato nel vertice Ue-Cina” insieme alla “transizione climatica, alla biodiversità, al commercio che è un tema importante perché si tratta di riparare le relazioni commerciali che in questi ultimi anni sono state frammentate: devono vedere equità internazionale, standard da rispettare“, ha aggiunto Draghi.

Gas ed energia

La cosa più importante è che in seguito a questa crisi i paesi mediterranei dell’Ue stanno realizzando che possono diventare importantissimi hub che possono funzionare molto bene: investimenti in infrastrutture sono molto importanti tra i paesi del sud, tra loro e anche con quelli del Nord. I gasdotti sono solo ipotesi: devono essere studiati, si tratta di investimenti che impiegano anni“, ha spiegato Draghi.

Il premier italiano sottolinea inoltre che per non finanziare la guerra serve fissare il prezzo del gas: “Germania e Italia stanno finanziando, insieme a tutti i paesi importatori di gas, di grano, la guerra russa. Non c’è dubbio. Per questo nel Consiglio europeo abbiamo spinto per un price cap sul gas. Non c’è nessun motivo perchè il gas sia così caro per gli europei. Ma non è semplice. La Russia non può venderlo a nessun altro: c’è lo spazio per fissare un tetto. Poi se la risposta russa è niente gas? Stiamo discutendo. Serve evitare i timori di una risposta russa. Per ridurre i finanziamenti alla Russia dobbiamo abbassare prezzo del gas“.

Per rendersi indipendente dal gas russoil piano sta andando bene“. “Il governo si è mosso subito su vari piani, sulla diversificazione in due sensi: per i fornitori, cercandone diversi, e verso le rinnovabili. Bisognerà aumentare la velocità degli investimenti in questo settore. Abbiamo già approvato misure per semplificare il processo autorizzativo“. Lo ha detto il premier Mario Draghi alla Stampa Estera. “L’Italia sostiene la necessità di un tetto al prezzo gas“. Draghi conta di “muoverci molto rapidamente”, ma avverte: “Quanto più noi sostituiamo, tanto più è difficile continuare a compensare“.

Le parole di Putin sono state: i contratti esistenti rimangono in vigore, le aziende europee, e ha rimarcato che è una concessione solo per loro, continueranno a pagare in euro o in dollari. La spiegazione su come si faccia a conciliare le due posizioni, dollari e pagare in rubli, è stata lunga e ho ascoltato dicendo che poi i tecnici si sarebbero messi in contatto. Quello che ho capito è che la conversione è un fatto interno alla Federazione Russa. Ora ci sono analisi in corso per capire che significa. Mi sembra non sia semplice cambiare valuta di pagamento senza violare i contratti“, ha aggiunto Draghi in merito alla possibilità di pagare il gas in rubli o euro.

Aumento spese militari in Italia

Il vincolo del 2024 è un vincolo che in realtà è stato preso come un’indicazione e non come un obiettivo e molti governi Ue lo hanno disatteso. L’Italia ha un livello un po’ sotto la Germania, molto sotto la Francia e il Regno Unito. Noi siamo intorno all’1,4% ma l’obiettivo del 2% è un obiettivo verso cui tendere con continuità e realismo. Non c’è alcuna sorpresa in questo obiettivo di tendenza“. Ha dichiarato Mario Draghi durante l’incontro con la stampa estera rispondendo a chi gli ha chiesto se per gli alleati sia accettabile il fatto che l’Italia abbia deciso di arrivare al 2% del Pil per le spese militari nel 2028.

Draghi ha poi auspicato che l’UE possa superare le decisioni nazionali sostenendo che occorre “superare l’attuale sistema legato alle decisioni nazionali e se siamo seri” occorre procedere “subito un coordinamento sulla difesa: chi spende, quanto spende. Bisogna chiedere alla Commissione” di partire “da lì, altrimenti non siamo seri e non ne parliamo più. Non bisogna prenderlo alla leggera“.

Il ruolo dell’Onu

Osce è direttamente coinvolta nell’avvio di un negoziato, è un canale di collegamento molto importante. L’Onu è molto presente sul fronte umanitario. In Italia abbiamo 80mila profughi, in Germania oltre 300mila. Quanto più le conseguenze umanitarie si riverseranno nella guerra quanto più sarà importante l’Onu“. Così il premier Mario Draghi a proposito dell’Onu.

L’importanza della Turchia

Draghi ha sottolineato l’importanza del ruolo della Turchia:sta svolgendo un ruolo importantissimo per avviare il processo del negoziato verso la pace e lo può fare grazie alla sua situazione geostrategica e ai rapporti con le parti del conflitto. Tutti i paesi sono pronti a collaborare con la Turchia. Abbiamo concordato che Francia, Italia e Turchia si vedano nelle prossime settimane sulla crisi ucraina ma anche in generale per ricostruire e rinforzare le relazioni commerciali, un progetto di cui si era parlato qualche anno fa. E’ in cantiere un incontro, vedremo la sede, non è stato ancora concordato. Certamente i rapporti con la Turchia sono molto migliorati anche per varie azioni fatte, bisogna fare ancora molto però“.

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