Come l’Unione Europea vuole fermare la guerra: il piano in 10 punti per la pace in Ucraina

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Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha spiegato come l’Unione Europea vuole fermare la guerra in Ucraina, attraverso un piano d’azione in 10 punti progettato da Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia

In un articolo su Politico, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha spiegato come l’Unione Europea vuole fermare la guerra in Ucraina, attraverso un piano d’azione in 10 punti progettato da Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia. “E’ passato un mese da quando la Russia ha lanciato l’offensiva contro l’Ucraina. Da allora, l’Occidente ha imposto quattro pacchetti di sanzioni contro la Russia, ma la guerra continua. E’ chiaro che non sono misure sufficienti. Occorre fare molto di più e, in fretta” ha detto Morawiecki, che poi ha illustrato il piano punto per punto.

  1. “Tutte le banche russe siano disconnesse dal sistema di pagamento internazionale Swift”. “In caso contrario – si legge – l’economia russa si adatterà alle nuove condizioni entro poche settimane”.
  2. Si chiede ai Paesi della Ue di introdurre “una politica di asilo unificata per i soldati russi che si rifiutano di combattere per il regime criminale a Mosca”.
  3. “La propaganda russa in Europa deve essere fermata del tutto”.
  4. “Le navi russe devono essere bloccate nei porti europei”.
  5. “E’ necessario imporre lo stesso blocco del trasporto su strada in entrata e in uscita dalla Russia”.
  6. In merito alle sanzioni, “devono essere imposte non solo agli oligarchi, ma anche al loro intero ambiente imprenditoriale”.
  7. “I visti devono essere sospesi per tutti i cittadini russi che vogliono entrare nell’Ue: il popolo russo deve capire che è colpito da questa guerra”.
  8. “Le sanzioni devono essere imposte a tutti i membri del partito ‘Russia Unita’ di Putin”.
  9. “Deve essere introdotto un divieto totale all’esportazione in Russia di tecnologie che possono essere utilizzate per scopi militari”.
  10. “La Russia deve essere esclusa da tutte le organizzazioni internazionali: non ci si può sedere allo stesso tavolo con i criminali”.
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