Klaus Davi sul libro “Giudecche di Calabria”: “libro da studiare nelle scuole”

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L’opinione di Klaus Davi sul libro “Giudecche di Calabria” di Vincenzo Villella

Come ho avuto modo di dire anche al prof. Eduardo Lamberti Castronuovo, l’unico modo per aiutare la Calabria è fare, fare, fare. Una delle cose che le Università calabresi potrebbero attuare è promuovere dei corsi sull’incredibile passato ebraico di questa regione”. Lo ha dichiarato il giornalista e massmediologo Klaus Davi. “È davvero singolare che l’attività scientifica sia stata portata avanti da un eroico ricercatore lametino in totale solitudine come il prof. Vincenzo Villella con il suo bellissimo libro “Giudecche di Calabria” edito nel lontano 2014. Addirittura inquietante che alcuni ‘accademici e istituzioni’ lametini abbiano promosso iniziative negazioniste e dal sapore un po’ razzista per negare le tesi scientifiche del professor Villella. Ma ci rendiamo conto del livello? Gli studiosi ‘ufficiali’, invece di promuovere la cultura, le radici, le contaminazioni e l’illuminismo, si tramutano in alfieri miopi e ignoranti del negazionismo! A cosa mi riferisco? A un incredibile, tragicomico convegno organizzato in occasione della presentazione del libro di Giuliana De Fazio “La chiesa di S. Agazio al Timpone di Nicastro. Cronaca di restauro”, nell’anno 2007. I presenti: l’allora assessore alla cultura del comune di Lamezia prof.ssa Giovanna De Sensi Sestito, il prof. Antonio Milano, autore della prefazione al libro, e un tale Pandolfo o Pandulfo del quale non ricordo la funzione. Ebbene, lo scopo dei relatori fu quello di negare l’esistenza delle Giudecche a Lamezia! Come spararsi da soli nelle cosiddette. Confido che le Università calabresi si diano una ‘scossa’ e sulla scia di questo bellissimo documento/libro del prof. Villella, gravemente sottovalutato dalla cultura ufficiale, facciano ricerche approfondite e serie. Parlando più in generale, il negazionismo culturale, sociale, antropologico e storico lasciamolo a Hitler e a Putin, non è degno di una società e di una cultura multietnica come quella calabrese”, conclude Davi.

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