“La libertà come bene inalienabile”, iniziativa la Pizi di Palmi

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L’evento, organizzato da tutti i Club Service di Palmi, ha avuto, come tema: “il diritto di gridare” ed è stato accolto dagli studenti delle due quinte per la tematica significativamente molto attuale

“Ascoltare la testimonianza di chi ha vissuto in prima persona la negazione dei diritti umani solo perchè è donna può rafforzare in ciascuno di noi quel senso di rispetto della dignità umana che nasce con l’individuo stesso e dovrebbe spegnersi solo alla sua morte, senza subire variazioni di sorta dovute a condizionamenti politici o a errate interpretazioni di precetti religiosi”.Con questa riflessione, la Dirigente Scolastica dell’Istituto d’Istruzione Superiore “N.Pizi” di Palmi, Professoressa Maria Domenica Mallamaci, rafforza l’incontro che si è svolto il 10 Marzo presso la Casa della Cultura della città in cui è sita la scuola e a cui hanno partecipato gli studenti di 5A Liceo Classico e 5C Liceo Scientifico. L’evento, organizzato da tutti i Club Service di Palmi, ha avuto, come tema: ” Il diritto di gridare” ed è stato accolto dagli studenti delle due quinte per la tematica significativamente molto attuale. Patrocinato dalla Regione Calabria e dal Comune di Palmi, l’incontro ha consentito agli alunni di ascoltare la viva e coinvolgente testimonianza della dott.ssa Frozan Nawabi, ex Direttrice Generale per i Diritti umani del Ministero per gli Affari Esteri Afghani a Kabul che ha tristemente delineato le dinamiche socio-politiche che riguardano la condizione della donna in Afghanistan, la cui dignità è nuovamente calpestata dal potere dei talebani che limitano i diritti delle donne.

Fuggita da Kabul perché passibile di pena di morte dopo la riappropriazione dell’Afghanistan da parte dei talebani, Frozan Nazabi si trova In Italia da mesi e da qui divulga la condizione della donna afghana, specialmente dopo che, nel suo territorio d’origine, il potere Islamico ha ripreso il sopravvento. Gli studenti hanno approfondito ampiamente la tematica prima dell’incontro e hanno posto, durante il dibattito, domande in lingua inglese, spaziando dalla negazione del diritto allo studio, al lavoro, alla pratica dello sport, all’obbligo, invece, di indossare di nuovo il burqua, alle pratiche di tortura della Sharia, al tribunale Islamico. Col supporto di slide, sono state presentate immagini di volti di donne sofferenti, diversamente mutilate e abusate dalla forza maschile spesso nel nucleo familiare, che dovrebbe essere, invece, il porto sicuro in cui ripararsi dalle intemperie esterne. Di particolare impatto, perché si apre in prospettiva positiva, un dipinto, realizzato dal Professore Pietro Adorato, in cui emerge, tra i colori della tela, una libertà virtuale della donna afghana: una giovane figura feminile che danza sulla rete del burqua, velo che violenta il diritto alla libertà. L’attività di preparazione degli studenti è stata seguita dalla Professoressa Maria Bonfiglio; ha collaborato la Prof.ssa Fabiana Rosaci.

Marilea Ortuso

 

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