Dal parcheggio fotovoltaico alla centrale idroelettrica: che fine ha fatto l’energia pulita di Reggio Calabria?

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Dal parcheggio fotovoltaico del nuovo waterfront alla centrale idroelettrica della diga del Menta: l’energia pulita di Reggio Calabria che non c’è…

La guerra in Ucraina con lo stravolgimento dello scenario geopolitico e le sanzioni alla Russia hanno determinato, nelle ultime settimane, un vero e proprio terremoto sui mercati energetici mondiali: il costo delle materie prime è schizzato su valori senza precedenti per molti beni di prima necessità come il grano, il gas e l’energia elettrica, determinando aumenti che si ripercuotono in modo drammatico sulla quotidianità di famiglie e consumatori. In una situazione di così grave crisi è tornato drammaticamente attuale il tema dell’indipendenza nazionale rispetto al fabbisogno dei beni primari, di cui l’Italia è stata ricchissima nella sua storia, dalla Sicilia granaio dell’Impero Romano allo ricerca nucleare che negli anni ’60 faceva dell’Italia il terzo produttore mondiale di energia nucleare dopo Stati Uniti d’America e Inghilterra. Purtroppo, però, decenni di mala politica e decrescita culturale hanno reso il nostro Paese dipendente (quindi schiavo) degli altri, sia per i beni energetici che per quelli alimentari. E adesso ne paghiamo il conto (salatissimo).

L’Italia è anche uno dei Paesi con il più grande potenziale di produzione energetica da fonti rinnovabili, grazie alle condizioni meteo-climatiche che rendono la Penisola uno dei Paesi più piovosi, ventosi e soleggiati al mondo. Ma se su eolico e fotovoltaico siamo in ritardo, sull’energia idroelettrica l’Italia ha una tradizione storica e gloriosa che risale addirittura a fine ‘800 quando il Regno d’Italia era l’avanguardia mondiale nello sviluppo di sistemi idraulici capaci di ricavare energia pulita. L’energia prodotta dall’acqua è disponibile in quantità enormi, completamente pulita e rispettosa dell’ambiente, e ultra vantaggiosa perché si può ottenere a prezzi bassissimi. L’Italia, così, ha investito molto sull’idroelettrico, tanto che al Nord la pioggia e la neve vennero ribattezzate “carbone bianco” delle Alpi. Ancora oggi l’idroelettrico è la principale fonte energetica rinnovabile d’Italia, ma quest’anno sta subendo gli effetti della pesante siccità nel settentrione come ha spiegato egregiamente Sergio Giraldo su La Verità due giorni fa. Se al Nord da mesi non piove, al contrario è stato un inverno eccezionalmente piovoso al Sud e in modo particolare in provincia di Reggio Calabria dove dovrebbe essere in funzione la centrale idroelettrica della diga del Menta. Che invece è ferma.

Il progetto della centrale prevede una potenza installata di 13,6 MW, con una produzione elettrica pulita di 35 GWh/anno. I ritardi nella realizzazione della diga, però, hanno spinto la politica ad individuare le fantomatiche “priorità“: che l’acqua arrivasse nelle condotte di Reggio è stato ritenuto più importante rispetto alla produzione di energia, come se il problema della sete di Reggio fosse una carenza idrica (che non c’è mai stata), e non invece l’obsolescenza della rete idrica che continua ancora adesso a determinare perdite e disservizi nonostante l’arrivo dell’acqua del menta da ormai tre anni e mezzo. Era infatti il 10 ottobre 2018 quando l’allora governatore Oliverio e l’allora sindaco Falcomatà celebravano in pompa magna quella che doveva essere una “giornata storica per la città“, aprendo il rubinetto della diga. Ma senza la centrale idroelettrica. Tre anni prima, infatti, la Regione Calabria stanziava 25 milioni di euro (!!!) per finanziare la realizzazione di un’opera idraulica chiamata “bypass” affinché l’acqua della diga del Menta potesse, appunto, bypassare la centrale elettrica in costruzione ed arrivare a valle, per l’immediato sfruttamento idropotabile in attesa del completamento della centrale. Di cui, intanto, tutti si sono dimenticati. Abbiamo quindi speso 25 milioni di euro per non fare la centrale idroelettrica (se avessimo completato quella, non sarebbe servito alcun bypass) con l’unica finalità di erogare l’acqua del Menta a Reggio Calabria, che però non aveva bisogno di acqua aggiuntiva perchè aveva – e ha tuttora – il problema della rete idrica vetusta. Infatti non abbiamo risolto nulla perché i problemi sono rimasti; e intanto la mega centrale ideata mezzo secolo fa rimane un progetto di energia pulita e rinnovabile chiuso in un cassetto, mentre le bollette lievitano vertiginosamente perché dobbiamo comprare dalla Russia il gas necessario a produrre energia.

Più piccolo nelle dimensioni e più recente nella storia, a Reggio Calabria abbiamo un altro esempio di spreco e inefficienza: il parcheggio fotovoltaico del nuovo waterfront. Un’opera ultra avveniristica con 57 pensiline provviste di pannelli fotovoltaici per un totale di 110 KW tra il porto e il Lungomare ideate per produrre energia pulita da immettere in rete e da utilizzare anche per caricare gratuitamente 8 punti di sosta per auto elettriche, anche da noleggiare in car sharing. Il parcheggio è stato inaugurato tre anni fa, ma i pannelli fotovoltaici non hanno funzionato neanche per un giorno: devono essere collegati alla rete ma si stanno soltanto esponendo inutilmente, cioè senza produrre, all’usura del tempo. Ovviamente neanche i punti di sosta per le auto elettriche sono stati realizzati. Il parcheggio c’è, almeno quello. Ma è destinato alle auto che ovviamente alimentiamo con la benzina che compriamo dalla Russia. E anche qui, abbiamo visto quanto i prezzi alla pompa siano aumentati a causa della crisi internazionale.

Non saranno il parcheggio fotovoltaico del waterfront di Reggio Calabria e la centrale idroelettrica della diga del Menta a risolvere il problema energetico nazionale, ma ci sono centinaia di altre situazioni analoghe in Italia e in ogni caso per questo grande problema energetico è il caso di rispolverare l’antico proverbi siciliano secondo cui “Ogni ficateddu ‘i musca è sustanza“. Significa che ogni piccolo sforzo, anche se apparentemente insignificante o minuscolo quanto appunto può essere il fegato di una mosca, può essere utile sommato ad altri “fegati di mosca“, riuscendo a “fare sostanza“.

A Reggio, invece, siamo così astuti che lasciamo che si perda persino il cuore di una balena.

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