Ucraina, Rai mette sotto contratto il professore Orsini. I dem insorgono: “è il pifferaio di Putin, no alla disinformazione su tv pubblica”

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La vicenda sarà discussa in commissione di Vigilanza Rai, focus anche sul contratto di 12mila euro per sei puntate di “Carta Bianca”

Sarà discussa in Parlamento la decisione della Rai di mettere sotto contratto il professore Alessandro Orsini, censurato dalla Luiss per le sue dichiarazioni e conoscenze storiche in merito alla guerra in Ucraina. Il sociologo è infatti stato arruolato al programma “Carta Bianca” per sei puntate, riceverà un compenso per circa 12 mila euro. “Non esiste né può esistere alcuna ‘par condicio’ tra aggredito e aggressore. Ed è assolutamente inaccettabile che le risorse del Servizio Pubblico Radiotelevisivo vengano utilizzate per finanziare i pifferai della propaganda di Putin”, ha scritto su Twitter Andrea Romano, deputato del Pd, rilanciando la notizia del contratto ad Alessandro Orsini da parte della Rai.

“Da più parti mi è stato chiesto di fare un approfondimento e lo affronteremo in commissione di Vigilanza Rai”. Anche “rispetto al compenso va fatta una verifica. La Rai non è un’azienda privata, si paga il canone”, ha invece affermato Valeria Fedeli, senatore del Pd e membro della commissione Vigilanza Rai, in un’intervista all’Adnkronos. “La commissione può e deve approfondire anche questo aspetto”, sostiene. “Non ho visto la trasmissione di ieri, ma ho letto e recuperato l’intervento di Orsini. E vorrei innanzitutto contestualizzare perché quella di ieri non è stata una giornata qualunque. Ieri il Parlamento italiano ha ospitato Zelensky, è stato un fatto storico e siamo stati tutti chiari, a cominciare dal presidente Draghi, su cosa sta facendo Putin. Questo è il contesto. E allora mi chiedo: quale è la ragione per cui pago, come servizio pubblico, una persona che sostiene certe tesi? Se il tema è il pluralismo è un errore: non può esserci par condicio tra aggrediti e aggressore. Il pluralismo non può essere dare ragione a tutti e due perché l’Ucraina sta subendo una guerra e il servizio pubblico non può prestarsi a fare disinformazione, deve distinguere tra opinione e disinformazione. Il servizio pubblico ha la responsabilità di informare correttamente, non può diventare il megafono degli aggressori. Va fatto un serio approfondimento in Vigilanza”, afferma Fedeli.

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