Putin e i Filistei

StrettoWeb

di Kirieleyson – Senza entrare nel merito di quali potrebbero essere state le vere motivazioni che hanno spinto Putin ad iniziare questa guerra e cioè se lo abbia fatto solo per il desiderio di ripristinare l’impero prima zarista e poi sovietico, o perché si sentiva veramente minacciato, oppure per mere esigenze di politica interna, non vi è dubbio che le cose non sono andate come il neo zar si aspettava.

Quella che nelle intenzioni del regime russo avrebbe dovuto essere una passeggiata come quella fatta dai Talebani alla conquista di Kabul e cioè senza sparare nemmeno un colpo, con un esercito avversario subito disciolto come neve al sole, si è rivelata invece una valutazione quanto meno errata.

Probabilmente, prima o poi, l’esercito russo riuscirà a conquistare gran parte dell’Ucraina o persino l’intero paese. Ma quando ciò dovesse avvenire il prezzo che Putin avrà pagato sarà stato elevatissimo e oltre ogni previsione.

Un prezzo che già comincia ad evidenziarsi è la perdita di uomini mezzi a causa della reazione dell’esercito e del popolo ucraino, non contemplata in fase di pianificazione dell’invasione, anche se ciò potrebbe essere visto pur sempre come un danno collaterale da far rientrare comunque tra gli “inconvenienti” di ogni guerra.

Altro aspetto non previsto da Putin e dai suoi strateghi è poi il fatto che l’invasione dell’Ucraina è riuscita, senza far nascere i soliti distinguo, a far compattare tutto l’Occidente, dal Mediterraneo fino al Mar Baltico, dall’America fino all’Oceania, riuscendo persino, fatto veramente strabiliante, a far prendere concretamente posizione contro la Russia a paesi come Svizzera e Svezia, solitamente restii a schierarsi nelle diatribe internazionali, che si sono invece allineate ad applicare alla Russia sanzioni estremamente pesanti.

Non solo, persino le organizzazioni sportive, maestre nel trovare escamotage per risolvere le situazioni imbarazzanti con la semplice eliminazione di inni e bandiere, hanno escluso le squadre russe dalle competizioni internazionali.

Altro elemento sfuggito al controllo del regime sono le proteste in casa propria. Queste, tenuto conto che andare in piazza per contestare il governo, in Russia, non è mai una stata una passeggiata, lascia pensare che una buona parte dei Russi non ha proprio gradito un’aggressione ad un popolo considerato fratello fino a ieri.

Inoltre, la borsa di Mosca è crollata e il rublo pare non lo voglia più nessuno: in pratica la Russia rischia di diventare un paese dall’economia irrilevante.

Non è proprio un bel risultato per lo zar.

Ma la conseguenza per Putin forse più pericolosa è rappresentata dai danni, incalcolabili e devastanti che le pesanti contromisure economiche occidentali innescate dalle sue azioni, sta procurando al suo stesso entourage costituito da imprenditori miliardari, che lo hanno finora sempre appoggiato, ma che adesso si stanno vedendo porre sotto sequestro in Europa ed America, per colpa sua, i propri patrimoni finanziari, nonché compromessi i loro lucrosissimi affari.

Cosa vorrà fare adesso lo zar?

La storia ci insegna che si vede mancare il terreno sotto i piedi è tentato a compiere anche azioni disperate e magari gli viene da pensare che tanto vale che “muoia Sansone con tutti i Filistei”.

Ma i Filistei russi di oggi staranno a guardare?

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