Quando Putin sostenne arrabbiato che l’Ucraina non esiste: “non è nemmeno uno Stato, non è niente”

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Vecchi retroscena di un incontro Russia-Nato del 2008: lo scatto d’ira di Putin, davanti a un incredulo Bush, dopo che è stata chiamata in causa l’Ucraina

C’è un tempo, circa 15 anni fa, in cui tutto era… diverso. Nei rapporti, negli incontri, nei programmi. Il riferimento è agli equilibri geopolitici, che ora vediamo fortemente traballanti per i fatti ben noti. Non tutto diverso, però. Adesso, come 15 anni fa, c’era infatti Putin alla guida della Russia. E, ora come allora, l’Ucraina era per lui una sorta di “questione privata”. A svelarlo è il Corriere della Sera, che ripercorre le “confessioni” di una fonte interna della delegazione di un paese Nato al quotidiano economico russo Kommersant riguardo un vertice Russia-Nato del 2008. Riunione a porte chiuse, per essere precisi.

Putin e Bush, allora Presidente degli Stati Uniti, al tavolo delle discussioni. Era l’aprile 2008 per l’esattezza, 14 anni fa. Si parlava di Georgia. Putin avvertiva: in caso di avvicinamento della Nato ai confini russi, non sarebbe stato a guardare, in riferimento proprio alla Georgia, di cui tuttavia Putin “ha parlato con calma e come en passant”, rivelava la fonte interna Nato. Ma poi, quando la discussione si spostò sull’Ucraina, tutto cambiò: “Putin ha avuto uno scatto d’ira. Rivolgendosi a Bush ha detto: ma capisci George che quello non è nemmeno uno Stato. Che cosa è l’Ucraina? Una parte dei suoi territori è Europa dell’est e una parte, per giunta notevole, glie l’abbiamo regalata noi! Dovete dirmi che cos’è l’Ucraina, perché io proprio non lo so, l’Ucraina non è niente. Scatto d’ira, sfogo, accompagnato dai pugni sul tavolo, raccontava sempre la fonte, come riportato dal Corriere. Ma dopo quella sfuriata, il capo dello stato russo si ricompose e chiese scusa, aggiungendo però che se l’Ucraina fosse stata accolta nella Nato avrebbe subito cessato semplicemente di esistere come Stato. Alla richiesta di ulteriori spiegazioni aggiunse che, in tal caso, la Russia avrebbe potuto subito iniziare l’annessione della Crimea e dell’est ucraino. Insomma, quello che è poi accaduto. Ma, sottolinea il quotidiano, non è tanto l’anticipazione di quanto sarebbe successo a suscitare stupore, quanto la reazione di Putin dopo che è stata chiamata in causa l’Ucraina, evidentemente da sempre una sua questione privata. Tra l’altro, il giorno dopo la pubblicazione di questo resoconto, il Kommersant chiese spiegazioni al Cremlino, che ne confermò il contenuto. Il giornale allora era gestito da un oligarca ripudiato da Putin. Proprio nel 2008 il giornale passò la mano a un amico del presidente e da allora non vennero più svelati retroscena di quel tipo.

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