“Ipotesi armi nucleari”, la Russia smentisce. Cina: “Nato getta benzina sul fuoco”, e anche Orban si ribella

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L’ambasciatore a Roma, Sergey Razov, annuncia di aver querelato alcuni giornalisti italiani

All’indomani del triplice vertice di Bruxelles, il contrasto tra il blocco occidentale e la Russia, per la difesa dell’Ucraina, si fa chiaramente ancora più aspro. Con il presidente Volodymyr Zelensky che, dal canto suo, prosegue ad incalzare i membri della NATO per avere sempre più armi e isolare sempre di più Mosca con le sanzioni. Stamattina però dal fronte europeo si alza una voce fuori dal coro: quella del premier ungherese Victor Orban. Sollecitato dal leader di Kiev a dire chiaramente che tipo di rapporto vuole continuare ad avere con la Russia, Orban risponde definendo “inaccettabili” le sanzioni imposte dai paesi occidentali sull’energia.

“L’85% del gas e più del 60% del petrolio in Ungheria provengono dalla Russia”, spiega il premier ungherese, sottolineando come l’imposizione di sanzioni nel comparto energetico si tradurrebbe in un rallentamento significativo dell’economia nazionale. Se si decidesse questo, prosegue, “saremmo noi a pagare il prezzo della guerra”. E l’Ungheria, avverte, “non è la sola a pensarla così”. Lo aveva anticipato nei giorni scorsi il ministro degli Esteri, Petr Szijjarto, affermando di essere “contrario all’invio di armi e a qualsiasi stop di importazioni di gas dalla Russia”.

Forte reazione anche da parte di Mosca che smentisce, attraverso il suo ambasciatore a Roma Sergey Razov, l’ipotesi di una “minaccia nucleare” ventilata da Biden e Zelensky e apre un’inchiesta sulla possibilità che Kiev stia fabbricando armi biologiche. “Nessuna minaccia nucleare da parte di Mosca, ma riflessioni di scenari in caso di minacce per la sicurezza della Federazione Russa”, spiega Razov lasciando il palazzo di Giustizia di Roma dove ha presentato una querela nei confronti di alcuni giornali italiani. E l’ambasciatore si dice anche “preoccupato” per l’uso che verrà fatto in Ucraina delle “armi date dall’Italia”. “La cosa che ci preoccupa – dichiara – è che gli armamenti italiani saranno usati per uccidere cittadini russi. E voglio ricordare che la decisione è stata presa quando è iniziata la prima tappa delle trattative: i fucili vengono distribuiti non solo tra i militari, ma anche tra i cittadini e non si capisce come e quando saranno usati”. “Prima finisce e meglio è – afferma poi commentando l’andamento del conflitto – sono in corso trattative con l’Ucraina e speriamo in esiti positivi”. Ma oggi da Mosca si fa sapere anche che dal 2014 il Comitato investigativo ha avviato oltre 500 procedimenti penali sugli eventi in Ucraina e nel Donbass, “con 180 persone ritenute responsabili, inclusi rappresentanti della leadership militare e politica dell’Ucraina”, come dichiara alla Tass il presidente del comitato, Alexander Bastrykin.

La Cina, invece, si oppone “con forza ad accuse e sospetti infondati, nonché a qualsiasi tentativo di esercitare coercizione e pressione”, ricordando che, “in quanto residuo della Guerra Fredda e la più grande alleanza militare del mondo, la Nato segue un concetto di sicurezza obsoleto”, come commenta un portavoce della rappresentanza permanente cinese presso l’Ue sul vertice straordinario del Patto Atlantico, in cui i leader hanno invitato tutti gli Stati, inclusa la Cina, a sostenere l’ordine internazionale, “compresi i principi di sovranità e di integrità territoriale, in merito all’invasione della Russia a danno di Kiev”.

Intanto, le bombe continuano a cadere in Ucraina. E l’agenzia di stampa Unian fa un po’ un bilancio. Nella notte sarebbe stata colpita Rubizhne, una cittadina non lontana da Lugansk (est), uccidendo due guardie di frontiera. E due missili avrebbero colpito una struttura militare nella periferia di Dnipro, la terza città dell’Ucraina. Il procuratore ucraino, Iryna Venediktova, intanto lancia l’allarme: “le forze russe usano lo stupro come uno strumento di guerra”. Secondo il magistrato soldati russi avrebbero violentato una donna in un’abitazione vicino a Kiev, come riporta l’Independent “davanti agli occhi del figlio”. E l’ufficio della Procura ucraina in un aggiornamento condiviso dal Parlamento di Kiev su Twitter parla anche di “135 bambini morti dall’inizio dell’invasione russa”. Secondo l’intelligence britannica, l’esercito ucraino sarebbe poi riuscito “a riprendere il controllo di città e posizioni di difesa a est della capitale Kiev”. Mentre i soldati ucraini avrebbero “distrutto 12 carri armati russi e respinto 9 attacchi nelle ultime 24 ore”, come riporta il Kyiv Independent, che cita lo Stato maggiore delle forze armate ucraine.

Nel frattempo, in Italia, il direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Roberto Baldoni lancia l’allerta che “deve essere massima” perché la Russia “non ha ancora usato tutte le sue potenzialità nel campo cyber”. Mentre ‘Check Point Research’, la divisione dell’agenzia di sicurezza informatica Check Point Software Technologies, in una nota denuncia “l’incremento delle truffe online che hanno come oggetto la richiesta di donazioni per l’Ucraina”.

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