Cosa succede se la Russia taglia il gas anche all’Italia? A maggio la prima scadenza: limitazioni a luce e riscaldamento

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Dopo Bulgaria e Polonia, la Russia potrebbe tagliare la fornitura di gas anche ad altri Paesi ostili, fra i quali figurerebbe anche l’Italia. A maggio la prossima scadenza: le possibili ripercussioni

Nella giornata di ieri la il colosso del gas russo Gazprom ha deciso di chiudere i rubinetti delle forniture verso Bulgaria e Polonia. Il motivo? I due Paesi si sono rifiutati di pagare gli accordi sull’energia in rubli. “La Russia dovrebbe fermare le forniture di gas verso tutti i Paesi ostili“, ha sentenziato Vyacheslav Volodin, presidente della Duma, la Camera Bassa del Parlamento russo. Nella lista dei Paesi ostili figurerebbe anche l’Italia che, come il resto delle nazioni europee, continuerà a pagare il proprio gas in euro. Lo scenario in cui la Russia taglierà le forniture del gas all’Italia è dunque più vivo che mai, in particolar modo vista la prossima scadenza, stabilita entro la fine del mese di maggio. Secondo “Il Corriere della Sera”, è inevitabile che si vada verso possibili razionamenti dei consumi, anche perchè da adesso in poi sarà necessario riempire gli stoccaggi di gas in vista del prossimo inverno.

Le conseguenze del taglio del gas in Italia

Mosca può decidere in qualsiasi momento di chiudere i rubinetti del gas, il completo azzeramento avviene in circa 24 ore. Il prezzo più alto lo pagherebbero Italia (dipendente per 29 miliardi di metri cubi, il 40% del gas che importa) e la Germania (43 miliardi di metri cubi, il 51% del gas che importa). Secondo uno studio della Fondazione Eni-Enrico Mattei che utilizza software di simulazione del mercato elettrico e del gas, citato da “Il Corriere della Sera”, l’Italia corre il forte rischio di un razionamento: “distacchi programmati” come black out della corrente elettrica e tagli alle erogazioni del gas per uso industriale o per uso civile (riscaldamento e gas per le cucine). Tutto questo sarebbe dovuto a una mancanza che va tra gli 8.9 e i 10.5 miliardi di metri cubi di gas rispetto ai consumi annuali standard. Nel decreto energia che verrà presentato domani, dovrebbe essere sottolineata la necessità di una riduzione dei consumi energetici, a partire dagli uffici pubblici, se non addirittura al distacco delle utenze industriali con un risparmio complessivo, senza compromettere il sistema, di 3 miliardi di metri cubi all’anno.

La beffa delle esportazioni inusuali

Il tutto mentre si sono verificate alcune pratiche che rischiano di risultare dannose per i nostri stessi interessi. Alcuni operatori nazionali hanno infatti esportato verso il Nord Europa importati volumi di gas venduti a prezzi superiori sull’hub olandese TTf rispetto a quelli del Psv (Punto di scambio virtuale) italiano. Si parla di alcune decine di milioni di metri cubi di gas che sarebbe stato utile conservare per il mantenimento delle riserve nazionali, delle quali 4.6 miliardi (risorse strategiche) risultano necessarie per il funzionamento delle centrali termoelettriche fondamentali per la produzione di energia.

Contromisure: dal gas africano alle centrali a carbone

Nelle ultime settimane, attraverso importanti missioni politiche, l’Italia ha stretto nuovi accordi per diversificare il proprio approvvigionamento energetico al fine di svincolarsi, progressivamente, dalla dipendenza dal gas russo. Importanti le relazioni con i Paesi dell’Africa: l’Algeria è pronta ad assicurare 9 miliardi di metri cubi annui in più a partire dal 2023; il Congo e l’Angola circa 6 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto, sempre dal 2023; saranno 2.5 i miliardi di metri cubi addizionali via Tap già sul finire del 2022. Un totale di 23.5 miliardi di metri cubi aggiuntivi di gas entro fine 2023.

Importante anche il possibile apporto delle centrali a carbone. Massimizzando il funzionamento degli impianti di Fusina, Torrevaldaliga, Brindisi (di Enel) e Monfalcone (di A2A), portando la capacità al 100%, si otterrebbe un risparmio di circa 3.5 miliardi di metri cubi annui. Una soluzione che però potrà essere solo temporanea a causa del forte impatto sulle emissioni di anidride carbonica.

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