Il commissario di Forza Italia in Sicilia e presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè: “spero che Musumeci cambi atteggiamento”
“Non ho niente contro Musumeci e non l’ho mai paragonato a un delinquente. Ho sempre spiegato che il suo metodo è troppo sbagliato. Viviamo in democrazia, un sistema che si basa sui partiti, sul parlamento e sulla stampa: lui odia tutte e tre queste basi, non può funzionare. Odia i partiti, salvo poi cercarli per farsi rieleggere”. A quanto ha affermato il commissario di Forza Italia in Sicilia e presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, parlando con i giornalisti a Palazzo Reale di Palermo, a margine della presentazione di una mostra allestita dalla fondazione Federico II. “Fin dall’inizio dell’esperienza di governo tutta la coalizione gli ha continuamente chiesto di smetterla con questo metodo, di fare riunioni di maggioranza e parlare con i partiti e l’Assemblea. Si è rifiutato lui di farlo – ha aggiunto Miccichè – . vengo accusato di avere fatto inciuci con le opposizioni ma non è così: ho dialogato con le forze d’opposizione per potere garantire la presenza dei deputati in aula e, quindi, l’approvazione delle leggi. Tutto questo l’ho fatto perché la maggioranza non c’era”.
“Musumeci, nella sua azione di governo, non ha mai coinvolto i partiti della maggioranza, con cui avrebbe dovuto condividere importanti decisioni, soprattutto quando si è trattato di approvare le leggi di riforma. Un atteggiamento, questo, che ha indisposto l’intero parlamento – spiega ancora Gianfranco Miccichè – . Ho fatto parte di cinque governi nazionali e non è mai esistito che il governo prendesse iniziative su temi importanti senza avvisare i partiti. Anche io avrei voluto candidarmi ma, quando ho capito che era una proposta divisiva, l’ho immediatamente ritirata. Credo sia questo l’atteggiamento corretto per raggiungere una soluzione. Se tutti avessimo questo senso di umiltà, si troverebbe una soluzione in tempi brevissimi”. E, tornando sui rapporti con l’attuale governatore, Miccichè ha aggiunto: “mi dispiace molto che si sia creata questa contrapposizione con il presidente della Regione, ma Musumeci non si è mai messo in discussione. Spero ancora, fino all’ultimo, che lui possa capire i suoi errori e cambiare atteggiamento, per il bene e l’unità della coalizione di centrodestra”.
“Noi di Forza Italia e Fratelli d’Italia siamo amicissimi, non abbiamo nulla contro di loro tanto è vero che a Messina andiamo insieme. Il problema è che il metodo di Musumeci con la minaccia delle dimissioni in assenza della sua ricandidatura non funziona. Credo sia impossibile ritrovare una unità con Musumeci perché lui quotidianamente fa capire che continuerebbe con questo atteggiamento sbagliato anche dopo”. Così il commissario di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè, conversando con i giornalisti a margine della presentazione di una mostra a Palermo.
Sicilia, Miccichè ricorda quando nel 2012 Musumeci “tradì il patto stipulato con Lombardo”
Alla vigilia delle elezioni regionali siciliane del 2012, che poi videro la vittoria del centrosinistra con Rosario Crocetta, fu Nello Musumeci a “tradire” l’intesa tra il polo autonomista formato sull’asse Grande Sud-Mpa. A riportare indietro il calendario di dieci anni e a dare la sua versione dei fatti è stato oggi l’attuale commissario di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè, che ha risposto a distanza alle affermazioni del governatore, secondo cui l’attuale presidente dell’Ars “ha già spaccato la coalizione due volte facendo vincere la sinistra”. Miccichè, oggi presente all’inaugurazione di una mostra organizzata dalla Fondazione Federico II a Palazzo Reale di Palermo, ha dato una versione differente di quanto accadde alle Regionali di dieci anni fa che segnarono la spaccatura del centrodestra e l’arrivo a palazzo d’Orleans di Crocetta. “Musumeci parla di ‘due volte’ ma io non ricordo la seconda – ha raccontato ai cronisti presenti – , posso dire quello che accadde circa dieci anni fa e la verità è tutt’altra”.
Alla vigilia della tornata elettorale del 2012 Miccichè, fuoriuscito temporaneamente da Forza Italia, era alla guida di Grande Sud: “a quei tempi discutevamo con il leader dell’Mpa Raffaele Lombardo – ricorda – . Chiesi a Berlusconi di essere candidato alla presidenza della Regione e mi disse di sì, ma il resto di Forza Italia si oppose, e allora un giorno a casa di Lombardo parlammo del progetto di un candidato presidente che provenisse dal mondo delle autonomie rappresentato in quel momento da Grande Sud, Mpa e da Alleanza siciliana, che era stata fondata proprio da Musumeci. Andammo a trovarlo nella sua casa di Militello facendogli questa proposta e scegliendo proprio lui come nome da offrire all’allora Pdl”. L’offerta, secondo il racconto del commissario di Forza Italia, fu accettata: “due giorni dopo vennero a casa mia Musumeci e Storace, mentre in rappresentanza dell’Mpa c’era Giovanni Pistorio. Telefonammo a Berlusconi che era felice della proposta, perché a lui piaceva Musumeci, e così si chiuse l’accordo”. A quel punto Berlusconi “avvertì il capo del partito in Sicilia, Angelino Alfano: quest’ultimo chiamò Pistorio e Musumeci a mia insaputa – racconta ancora Miccichè – , chiedendogli di virare verso Agrigento dopo avere lasciato casa mia”.
La mattina seguente “ricevetti una telefonata da parte dell’allora coordinatore regionale di Forza Italia Giuseppe Castiglione – prosegue Miccichè – , che mi disse: ‘Per noi va bene ma senza Lombardo, Musumeci è d’accordo con noi'”. A questo punto Miccichè chiede ai cronisti presenti che ascoltavano il suo racconto: “chi ha fatto perdere il Pdl in quell’occasione?”. L’allora leader di Grande Sud rispose negativamente alla controproposta di Forza Italia: “dissi a Castiglione che non avrei accettato”. Miccichè ricorda anche le parole rivolte in quella occasione a Castiglione: “‘Ho un accordo e voglio sentire da Musumeci che lui quell’accordo lo ha già tradito perché preferisce stare con il Pdl piuttosto che con noi'”, è il resoconto del presidente dell’Ars che ribandisce quindi la sua posizione: “questa è la verità storica che nessuno potrà mai smentire”. A quelle elezioni regionali Miccichè fu poi il candidato del popolo autonomista: “mi sacrificai per salvare le liste – conclude – . La verità su quel periodo è questa ma Musumeci da dieci anni continua a raccontare un film diverso. Non si può continuare con questo tormentone, non si può distorcere la verità”.