Mariupol, il cerchio si stringe: i russi accerchiano i soldati ucraini e i superstiti del battaglione Azov

StrettoWeb

L’intenzione dell’esercito di Vladimir Putin è sterminare le truppe neo-naziste del battaglione Azov che, secondo la versione russa, si sono macchiate del genocidio del 2014 in Donbass. Potrebbe essere così completata l’azione di “denazificazione”?

A Mariupol le truppe regolari dell’esercito ucraino si sono arrese dopo aver resistito a lungo sotto assedio, molti sono stati fatti prigionieri. A combattere rimangono i pochi superstiti del battaglione Azov che al momento sarebbero asserragliati nella zona industriale. Secondo le autorità russe, “non hanno alcuna possibilità di uscirne vivi, ma quei soldati sono addestrati per combattere fino alla morte”. Una volta sterminati, secondo la versione fornita sino ad ora da Vladimir Putin, i russi dovrebbero considerare la cosiddetta “denazificazione” almeno in parte completata e accetteranno di trattare la pace. Molti di questi gruppi si sono venuti a costituire nella guerra del 2014 dove hanno dato un contributo notevole salvando la situazione alle truppe di Kiev in diverse battaglie contro i separatisti filo-russi della regione del Donbass, battaglie come quella di Mariupol, nell’oblast di Donetsk, dove consentirono la riconquista della città nel giugno del 2014, e la battaglia di Novoazovsk, nell’agosto dello stesso anno.

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