Il candidato sindaco della lista “Messina In Comune” interviene sulla riduzione dei dipendenti comunali ad opera delle passate amministrazioni per risanare le casse del Comune
“Nel corso degli anni le amministrazioni hanno a più riprese raccontato che le misure a sostegno del riequilibrio finanziario del Comune di Messina avessero a che fare con i processi di razionalizzazione e riorganizzazione della macchina amministrativa. Questo sia da parte della Giunta che lo scorso febbraio ha dato le proprie dimissioni, che di quella precedente. La verità, però, è che i debiti accumulati dalle amministrazioni di centrodestra e centrosinistra li stanno pagando prevalentemente i lavoratori”. Così dichiara il candidato sindaco della lista “Messina In Comune” Luigi Sturniolo, accusando chi in precedenza ha governato Palazzo Zanca di aver mancato di valorizzare i lavoratori.
“Negli ultimi dieci anni il Comune di Messina ha perso circa 700 dipendenti e con una pianta organica di oltre 2.000 lavoratori si trova oggi ad averne poco più di 1.100. È questo l’unico vero risultato dei Piani di Riequilibrio che si sono succeduti – evidenzia Sturniolo – Nel 2013, infatti, si spendevano per il personale 71 milioni di euro. Il rendiconto 2020 riporta una spesa di 43 milioni circa. Il personale, insomma, è stato falcidiato prima dalle politiche di risanamento finanziario guidate da Guido Signorino (oggi nella compagine del centrosinistra) e poi da quelle di Cateno De Luca”.
“D’altronde era stato lo stesso De Luca a vantarsi, durante l’iniziativa dell’estate scorsa a Villa Dante nel corso della quale aveva presentato la sua Relazione sul terzo anno di sindacatura, del risparmio ottenuto attraverso la riduzione di 600 unità di personale impiegate a Palazzo Zanca: “Anche perché per pagare i debiti da qualche parte io i soldi li devo prendere”, aveva detto in conclusione del suo discorso”, rammenta il candidato sindaco di “Messina In Comune”.
“Tutto ciò ha, evidentemente, refluenze negative sui servizi (che sono ovviamente meno efficienti a causa della riduzione del personale), sui consumi (causati dalla riduzione dell’occupazione) e sulla riscossione dei tributi (poiché si riduce il numero dei già pochi contribuenti in grado, anche se con difficoltà visto gli stipendi modesti, di pagare i tributi locali)”, spiega.
“Tra le nostre priorità c’è l’inversione del processo di desertificazione del Comune: bisogna che abbia fine la colpevolizzazione dei lavoratori. È necessario cominciare a valorizzare le competenze acquisite negli anni e tornare ad assumere. Senza lavoratori non si possono erogare servizi, e senza servizi i cittadini pagano a vuoto tributi. A risentire del risultato di questo ciclo è l’economia cittadina nel suo complesso”, conclude.