Quando la beffa della disinformazione diventa “burlesque”

StrettoWeb

di Patrizia Bernadette Berardi – Leggo, sull’Eco del Sud del 29 marzo u.s. un articolo titolato “A proposito di Ponte sullo Stretto…e di imbecilli” riferito a quanto accaduto nella mattinata del 25 marzo, presso il Dipartimento di Ingegneria della Facoltà di Messina, durante una tavola rotonda per la presentazione del libro dell’ing. Remo Calzona “ La sfida tra i due mari”.

L’articolo pubblica che l’ing. Calzona ..  “avrebbe bollato come analfabeti (ovviamente di Scienza delle Costruzioni) quanti sostengono ancora la validità del progetto originario ad unico arco da 3 km e 300 metri, e come imbecilli coloro che assumono che sarebbe attuale, valido e immediatamente cantierabile. …. Fuori, invece, l’eco delle espressioni non gradite hanno trovato amplificazione mediatica.. di parte, fino a stravolgerne il significato. Ma poco importa, sempre meglio una stampa libera.. anche di travisare i fatti.

In effetti, è proprio la testata di questo giornale ad interpretare, e divulgare, la realtà in modo diverso da quanto, effettivamente accaduto, come si è già verificato recentemente, imputando alla scrivente “un interesse privato” sulla proposta del Ponte a campata unica, accusa che mi è stata rivolta  in un articolo del 3 marzo 2022, a firma dello stesso Remo Calzona; in definitiva, un teatro comico volto a ridicolizzare i vari personaggi, come fece, in passato, il burlesque.

Passando ai fatti, il 25 marzo, ho partecipato, on line, al convegno organizzato dal Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Messina, in occasione della  Tavola Rotonda per la presentazione del libro “La sfida tra due mari”, scritto dall’ing. Remo Calzona, presente all’evento insieme all’ing. Aurelio Misiti.

La discussione, come premesso nella locandina,  doveva riguardare  la descrizione delle caratteristiche tecniche e costruttive su pile in acqua off shore della proposta del ponte a tre campate da realizzarsi  sullo Stretto di Messina, battezzato, dallo stesso ing. Calzona “ponte Cavour”.

La discussione è stata seguita anche in presenza, oltre che da remoto, ed invito tutti i lettori ad ascoltare la diretta  dell’evento, con il video, di circa 2 ore e 30, registrata sul canale facebook della stessa Università, per poi poter giudicare quanto dichiarato dal giornale Eco del Sud, circa le dichiarazioni dell’autore, riferite a colleghi, presenti e non, ed anche ad altri, non più in vita come l’ing. Riccardo Morandi.

In apertura, l’ing. Calzona ha fornito  notizie sul percorso che lo aveva portato a redigere questa soluzione, facendo riferimento alla sua carriera professionale, e di quando  si era trovato a capo di una massa di analfabeti durante il suo incarico, formulando il suo pensiero con le seguenti parole “ allora, a un certo punto, degli analfabeti pensavano, io ero a capo degli analfabeti, intendiamoci, che si possa fare un ponte a una campata unica centrale di 3300 metri….( minuto 56.38 della diretta).

Continua, l’Ing. Calzona, dal minuto 59,46 in poi “ e gli imbecilli che continuano in questa direzione sarebbero da fare una denunzia alla Procura della Repubblica, non è possibile tanto è vero  che lo Stato Italiano cosa ha fatto?.. Ci sono stati vari ricorsi tanto è  vero che la Corte Costituzionale ha dato parere che quel tipo di opera non si può fare, anche con tutte le richieste d’intervento fatte dagli interessati che avevano avuto all’inizio, probabilmente, l’incarico di fare l’opera, probabilmente, e che non l’hanno mai avuto…ad un certo punto, un saltimbanco qualsiasi che è abituato a fare teatro dà pareri…quattro disperati che nessuno si fila danno pareri…

Riguardando la storia, infinita, dell’iter e dei procedimenti applicati in questi ultimi 70 anni per “non ancora definire” la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, mi sono documentata su questi  “analfabeti, imbecilli,  e quattro disperati che nessuno si fila ”, riscontrando che l’Alto Comitato Scientifico della Stretto di Messina s.p.a.  presieduto dall’Ing. Giulio Ballio, ordinario di tecnica delle Costruzioni ed ex Rettore del Politecnico di Milano, era costituito dai seguenti membri:

  • Ing. Claudio Borri, Ordinario di Scienza delle Costruzioni ,università di Firenze;
  • Ing. Giuseppe Muscolino, Ordinario di Scienza delle Costruzioni, università di Messina;
  • Ing. Raffaele Casciaro, Ordinario di Scienza delle Costruzioni, università della Calabria;
  • Ing. Alberto Castellani, Ordinario di Tecnica delle Costruzioni Politecnico di Milano;
  • Ing. Pietro D’Asdia, Ordinario di Tecnica delle Costruzioni università di Pescara –Chieti;
  • Dott. Alberto Prestininzi, Ordinario di Geologia applicata università della Calabria e Direttore del Dipartimento di geologia Applicata dell’Università di Urbino;
  • Ing. Giovanni Solari, Ordinario di Tecnica delle Costruzioni università di Genova;

e dai consulenti:

  • Ing. Michele Jamiolkowski, Ordinario di Geotecnica. Politecnico di Torino,
  • Ing. Giorgio Diana, Ordinario di Meccanica applicata Politecnico di Milano,
  • Ing. Fabio Brancaleoni Ordinario di Scienza delle Costruzioni università di Roma 3

Già questo sarebbe stato sufficiente per evitare gli spiacevoli aggettivi attribuiti dall’ing. Calzona ai suddetti docenti, oltre al disprezzo  per  qualunque norma deontologica e disistima  verso i colleghi (ne parleremo in seguito) ; in ogni caso, per distogliere ogni dubbio sulla carriera dei componenti del Comitato Scientifico, mi sono documentata sul loro percorso professionale dove, ma ne avevo  certezza,  non basterebbe una vita intera per leggere tutte le pubblicazioni, interviste, congressi, riconoscimenti a livello internazionale, collaborazioni con riviste scientifiche,  realizzazioni di opere di ingegneria, brevetti, ed altro; basti pensare che per il Prof. Casciaro ci sono  23.191 visualizzazioni delle sue opere; i numeri dei suddetti professionisti viaggiano in questa direzione.

Lo stesso dicasi  per l’ing. Enzo Siviero, Ordinario di Tecnica delle Costruzioni alla UIAV di Venezia, al quale, proprio  recentemente è stato conferita, dal WFEO, “The medal of Excellence in Engineering Education” definito “un saltimbanco.. che da pareri”.

Se volete riascoltare come si esprime l’ing. Calzona, verso il collega, andate direttamente al minuto 1.50:01, dove, l’Ing. Siviero, dopo essersi presentato,  come richiesto a chi poneva domande , è stato smentito dall’ing. Calzona che ha affermato che l’ing. Siviero non avrebbe mai fatto ponti ma solo tesi di ponti, “ Sono Enzo Siviero, in questo momento Rettore di Ecampus, telematica. Mi sono sempre occupato di ponti.” A cui è seguita la replica  dell’Ing.Calzona “ No, non si è occupato di ponti ma di tesi di ponti, conosco tutto..

Da ascoltare anche gli interventi precedenti dell’ing. Giovanni Mollica (1:39:24) che in risposta alla sua domanda ha ricevuto quanto segue: “ quando uno parla si documenta prima, capito? …legga legga legga legga…”e  del geologo Bruno Copat, ( 1:41: 39) che, a seguito delle risultanze degli studi geologici già effettuati sui fondali dello Stretto di Messina  per il posizionamento delle pile, con una morfologia e delle profondità ben  precise, parlando del piano di appoggio della fondazione del ponte di Akashi, ove lo stesso Bruno Copat era presente si è sentito dire:: “ Remo Calzona: Guardi, quando è scesa quella struttura  c’ero io presente, “ Bruno Copat: si anche io ero presente, “ Remo Calzona : lei non era presente”,(1:43:57), per poi terminare con “ scusi, ma lei che mestiere fa? dice che fa il geologo( 1:47:16).lei parla di cose che non conosce, mi faccia parlare, mi ascolti….dica, dica dica dica…(1:48:16).

E allora, parliamone. L’ing. Calzona ha sostenuto che il piano d’appoggio della fondazione dell’Akashi si trova alla profondità di 100 metri, mentre, il geologo Bruno Copat ha fermamente ribadito che si trova alla profondità di 57 metri (1:43:03); avendo, ambedue, dichiarato di essere stati sul posto ho voluto verificare quale fosse la profondità giusta: ebbene, è quella indicata dal geologo Bruno Copat, che troverete su Wikipedia ed anche sul vostro dispositivo appena inserite il nome del ponte; la profondità della fondazione indicata da Copat è stata  contestata dall’ing. Calzona.

Riguardo al pensiero su Riccardo Morandi, riscontro la coerenza dell’ing. Calzona nel continuare a mettere in ombra il nostro grande ingegnere, la cui fama è stata offuscata da maldicenze, fin dal primo giorno del crollo del ponte di Genova, proprio da quei colleghi che hanno cercato popolarità con racconti di episodi di vita, tutti da dimostrare.

Rilevo, infatti, che durante la tavola rotonda,  un ingegnere, Ordinario di Scienza  delle Costruzioni presso il Dipartimento di Ingegneria di Messina, che   aveva apprezzato tantissimo la personalità di Riccardo Morandi, ha chiesto, all’ing. Remo Calzona, come mai non avesse portato avanti la sua filosofia, oppure se era cambiata negli anni; la risposta è stata la seguente (2:04.15):

allora guardi guardi, io le devo rispondere perché Morandi, pensi, è nato nel 1902, due anni più grande di mio padre. A un certo punto io ero giovanissimo professore alla facoltà di ingegneria è arrivato questo signore a cui la facoltà aveva dato l’incarico di ponti. Morandi ..viveva in turbamenti ossia di opere che aveva fatto e che la gente criticava e trovò in me la spalla che potesse difendere le sue cose. Io per difendere Morandi sono stato a Maracaibo guardi, facendo polemiche spaventose con i realizzatori inglesi e poi ho seguito la cosa del ponte che poi è crollato. Morandi era, aveva coscienza di queste cose perché lui veniva da  una formazione dove i calcoli statici  facevano con  il poligono funicolare, perché quello era, l’unica cosa che non capiva…non era la sua scuola erano gli effetti del  secondo ordine, che gli stralli pesanti si deformassero e quindi non avessero rigidezza l’ha capito dopo, ed io più volte, tre volte, sono andato a Genova con lui per dare freno a queste preoccupazioni. Tanto che lui aveva scritto che bisognava chiudere  io dissi  che a 50 anni ringraziasse Iddio bisognava chiudere, il cinquantunesimo è crollato e sono morte 44 persone..sapesse che  rimproveri  mi sono fatto a non essere stato più aggressivo ma Morandi..  era aveva  queste preoccupazioni, d’altro canto, sa lui  è stato un ardito e ha fatto le cose nessuno gliele spiegava poi ha trovato un giovane professore a cui  chiedeva spiegazione delle cose e piano piano siamo..ci abbiamo trovato..si immagini il mio stato d’animo quando il ponte è crollato, il cinquantunesimo anno , è crollato il ponte di Genova…”

Ho voluto ritrascrivere molti passaggi di questa diretta, perché vorrei che rimanessero ben impressi nella memoria di chi legge.

Per chiarezza, l’ing. Calzona si è laureato nel 1964 e fu assistente di Carlo Cestelli Guidi. Il ponte di Maracaibo è stato costruito tra il 1958 e il 1962 ed è stato inaugurato il 24 agosto del 1962. Il ponte è crollato nell’aprile del 1964 per l’urto causato dalla petroliera Exxon  di 36.000 tonnellate, che andò a sbattere violentemente contro le pile 30 e 31 provocandone il crollo.

Nel cv dell’ing. Calzona leggo che: “nel 1976 è allievo di Riccardo Morandi, che con l’occasione lo consulta riguardo ai manifesti problemi strutturali del da poco realizzato Viadotto Polcevera di Genova” e, nelle Note, ad avvalorare la sua fama, un articolo rilasciato al Corriere della Sera il 31 agosto 2018, a pagina 12 ( nell’immediatezza del crollo del viadotto n.d.r.) dal titolo “ La relazione sull’opera e quell’inquietudine dell’ingegner Morandi” a cura di Giuseppe Pullara ”Le criticità segnalate dal viadotto negli anni appena seguenti…spinsero l’ingegnere nove anni dopo l’inaugurazione a chiedere una consulenza ad un giovane professore di Tecnica delle Costruzioni della Sapienza…Remo Calzona: Morandi era molto preoccupato…andammo a Genova…Fu constatato che l’opera pendeva e aveva una risposta eccessiva ai carichi pesanti…”

Su questo argomento, privo di ogni fondamento, si sono susseguite dichiarazioni in tv su La7 e Report. Rimane il fatto che, ancora nel 2022, si infanghi il nome di Riccardo Morandi, utilizzato durante la presentazione di un libro. Analogamente, leggo sempre da una notizia riportata su adnkronos del 13 maggio 2011 e su Sicilians in pari data, che “l’ing. Calzona fu condannato per diffamazione ai danni della Società Stretto di Messina per le sue affermazioni relative a presunte manomissioni della documentazione progettuale del ponte rilasciate in una intervista a TG3 Rai, il 29 dicembre 2008, per promuovere il suo libro : La ricerca non ha fine.”

Quanto sopra riassume il concetto di come la disinformazione programmata possa garantire il consenso da parte di molti, ma non di tutti, e sarà indispensabile estirpare questa piaga di fake news e mistificazioni mediatiche, attraverso l’autenticità delle affermazioni . Aggiungo un’ultima precisazione su quanto riportato nell’articolo dell’Eco del Sud: nessuno ha mai sostenuto la validità di quel progetto “AD UNICO ARCO da 3 km e 300 metri”, perché non è un arco, ma, naturalmente, gli imbecilli ed analfabeti sono ovunque. Concordo, invece,  che la stampa sia libera ma…veritiera.

 

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