Reggio Calabria, la richiesta del Circolo Culturale “L’Agorà”: “un luogo pubblico sia intitolato a Marco Tullio Cicerone”

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Reggio Calabria: Il Circolo Culturale “L’Agorà”, con il patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Frosinone e del Comune di Arpino ha organizzato un incontro sul tema “Il soggiorno di Marco Tullio Cicerone nel territorio di Reggio Calabria”

Marco Tullio Cicerone rappresenta una delle figure più rilevanti di tutta l’antichità romana. La sua vastissima produzione letteraria, che va dalle orazioni politiche agli scritti di filosofia e retorica, oltre a offrire un prezioso ritratto della società romana negli ultimi travagliati anni della Repubblica, rimase come esempio per tutti gli autori del I secolo a.C., tanto da poter essere considerata il modello della letteratura latina classica. Grande ammiratore della cultura greca, attraverso la sua opera i Romani poterono anche acquisire una migliore conoscenza della filosofia. Avvocato, politico e filosofo, Cicerone è passato alla storia per la difesa dei valori repubblicani e per la lotta contro la tirannide.A seguito della morte di Giulio Cesare (43 a.C.), Cicerone decise di recarsi in Grecia. Per ragioni di sicurezza organizzò il proprio viaggio nei minimi dettagli evitando il “Brindisium iter” (la strada di Brindisi) e preferendolo ad un altro percorso quello denominato come “Ab Rhegio ad Capuam”, nota anche come Via Popilia o Via Annia, per poi giungere a Siracusa e successivamente imbarcarsi per la Grecia. La navigazione verso il territorio egeo non giunse a buon fine, in quanto a causa dei forti venti e delle onde del mare, Marco Tullio Cicerone approdò in Calabria, presso il porto della cittadina greca Leucopetra, corrispondente all’odierna Lazzaro. In quella località risiedeva il patrizio Publio Valerio che ospitò nella sua villa l’amico Cicerone. Di quella struttura abitativa che ospitò il grande oratore, oggi rimangono delle tracce archeologiche emerse grazie a delle campagne di scavo, dirette dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Calabria tra il 1995 ed il 1998. Tale area era già conosciuta già dalla fine del 1800, quanfo in quella località venne rinvenuto un epitaffio marmoreo recante l’iscrizione «olim Valeri deliciae, nunc Maropati». Tale documento archeologico rappresenta un’importante testimonianza di un passato che riemerge con tale scoperta e che conferma la presenza di Marco Tullio Cicerone in quell’area, dove insisteva un’importante costruzione abitativa del patrizio Publio Valerio e che nel 43 a.C. ospitò il famoso oratore e filosofo, come testimoniato dallo stesso Cicerone nelle sue Filippiche (I,7). A seguito di approfondite ricerche e diverse campagne di scavo si ha un’idea ben precisa di quella costruzione patrizia, arricchita di fregi ed in parte della stessa vi era anche un’area funeraria, come descritto sia dal compianto prof. Franco Mosino che dall’allora Sovrintendente del Museo Nazionale di Reggio Calabria dott.ssa Elena Lattanzi.

Nelle “Filippiche” (I,8) si riporta […] Cum autem me ex Sicilia ad Leucopetram , quod est promontorium agri Regini, venti detulissent, ab eo loco conscendi, ut transmitterem, nec ita multum provectus, reiectus austro sum in eum ipsum locum, unde conscenderam. Cumque intempesta nox esset mansissemque in villa P.Valeri, comitis et familiaris mei, postridieque apud eundem ventum exspectans manerem, municipes Regini complures ad me venerunt, ex iis quidam Roma recentes […].

[…] Ma quando il vento mi portò dalla Sicilia a Leucopetra, un promontorio nel distretto di Rhegium, mi imbarcai da lì per la traversata; ma non ero andato molto lontano quando il vento del sud mi riportò proprio al punto d’imbarco. Poiché era notte fonda, e dopo che mi ero sistemato in una casa di campagna del mio amico e compagno di viaggio Publio Valerio, il giorno seguente, mentre continuavo a rimanere lì e ad aspettare un vento favorevole, alcuni abitanti di Rhegium vennero a trovarmi, e fra questi alcuni venuti recentemente da Roma […].
Oltre Reggio Calabria, Leucopetra (l’attuale Lazzaro) altre sono le località della parte Meridionale della Penisola italiana e della Sicilia che legano le vicende umane ed istituzionali del grande Arpinate. Vibo Valentia ospitò Marco Tullio Cicerone in tre occasioni, come documentato nelle sue opere, quali descritto “In Verrem” che è il nome che si dà ad una serie di orazioni scritte da Cicerone, note anche come Verrine. Furono elaborate nel 70 a.C., in occasione di una causa di diritto penale discussa a Roma, che vedeva come accusatori il popolo della ricca provincia di Sicilia e l’ex propretore dell’isola Gaio Licinio Verre come imputato. L’accusa mossa nei suoi confronti era de pecuniis repetundis, cioè di concussione, reato consumato durante il triennio di governo dal 73 al 71 a.C.. I siciliani, che avevano conosciuto poco tempo prima Cicerone come questore di Lilibeo (l’attuale Marsala), gli affidarono l’accusa. Gli altri soggiorni nell’area di Vibo Valentia risalgono al 58 a.C. ed al 44 a.C. ed in quelle occasioni il grande filosofo ed uomo di legge ne ricorda la permanenza ai versi 16 “In Verrem”. In quella occasione il grande oratore era in compagnia del cugino Lucio Tullio che soggiornarono a Vibo, prima di trasferirsi in Sicilia. Nel corso della permanenza furono raccolte importanti prove e capi d’accusa nei confronti di Gaio Licinio Verre, tenuto conto che le zone costiere dell’area vibonesi furono oggetto di diverse incursioni e devastazioni da parte dei pirati alleati dell’ex propretore dell’isola di Trinacria: «Ipsis autem Velentinis ex tam illustri Nobilique Municipio tantis de rebus responsum nullum dedisti, cum esses cum tunica pulla et pallio »

«Ai delegati, poi, di Vibo (ai Valentini) uomini di così illustre e nobile Municipio non desti alcuna risposta su un argomento di tanta importanza, avendo addosso una tunica oscura, dell’umile gente, e il pallio ».

Nelle “Epistulae ad Atticum” una vasta corrispondenza di 396 epistole, scritte tra il 68 ed il 44 a.C. indirizzate a Tito Pomponio Attico (patrizio romano ed uomo di cultura), quelle comunicazioni sono conosciute anche come “Lettere ad Attico” ed in tale contesto Marco Tullio Cicerone descrive il suo soggiono a Vibo nel 58 a.C., lasciando Roma per sfuggire alla lex Clodia:

« Utinam illum diem videam, quam tibi agam gratias, quod me vivere coegisti! Adhuc quidem valde me poenitet. Sed oro, ut ad me Vibonem stastim venias, quo ego multis de causis converti iter menum. Sed eo si veneris, de toto itinere ac fuga mea consilium capere potero. Si id non faceris mirabor, sed confido te esse facturum »

« Voglia il cielo ch’io veda il giorno in cui mi sia dato di ringraziarti per avermi persuaso a vivere. Fino ad ora certamente non ho che da pentirmene amaramente, ma vorrei pregarti di venire subito a Vibona (Vibo), verso cui, per molte ragioni, ho dovuto mutar cammino. Se verrai, potrò prendere una decisione su tutto il viaggio e sul luogo dell’esilio. Se non farai così, rimarrò dolorosamente stupito. Ma confido che lo farai ».

A seguito dell’assassinio di Giulio Cesare Giulio Cesare (14 marzo del 44 a.C.), sosta nuovamente a Vibo, dicendosi di sentirsi a casa. È cosi che riportato nella lettera ad Attico: « [..] sono giunto a Vibona presso Sicca [..] qui mi pareva di essere a casa mia [..] ».

Nella toponomastica Cicerone è presente in diverse località sia della Calabria, (tranne la città di Reggio Calabria e per questo motivo il Circolo Culturale “L’Agorà” ha inoltrato una richiesta ufficiale di intitolazione luogo pubblico), così come in Sicilia. A Messina c’è il “vicolo Cicerone” e la città peloritana è ricordata nelle orazioni “In Verrem”. Marco Tullio Cicerone a Marsala svolse le funzioni di Questore tra il 76 ed il 75 a.C., e la descrisse come “Pulcherrima urbs, sed ventosa” ovvero “bellissima città, ma ventosa” perché Marsala è posizionata ad ovest della Sicilia. Marsala sorge sulle rovine delle due antiche città puniche di Lilibeo (Lilybaeum in latino), e di Mozia. Ritornò in quei luoghi nel biennio successivo per la causa contro il propretore Gaio Verre. Anche a Marsala il nome di Cicerone è presente nella toponomastica.  Ma la presenza del grande oratore in Sicilia non è legata soltanto alla toponomastica, all’attività legale ed istituzionale ma anche agli aspetti della gastronomia dolciaria siciliana e nel suo elemento più rappresentativo il cannolo. Nel 70 a.C. Marco Tullio Cicerone, durante la sua permanenza in Sicilia fa rimerimento ad un “Tubus farinarius dulcissimo edulio ex lacte fartus”, ovvero un tubo di farina ripieno di morbida crema di latte.

Dire di Cicerone significa scrivere non solo di un grande statista, ma anche di un grande giurista, avvocato e filosofo. Marco Tullio Cicerone rappresenta una delle figure più rilevanti di tutta l’antichità romana. La sua vastissima produzione letteraria, che va dalle orazioni politiche agli scritti di filosofia e retorica, oltre a offrire un prezioso ritratto della società romana negli ultimi travagliati anni della Repubblica, rimase come esempio per tutti gli autori del I secolo a.C., tanto da poter essere considerata il modello della letteratura latina classica. Grande ammiratore della cultura greca, attraverso la sua opera i Romani poterono anche acquisire una migliore conoscenza della filosofia. Cicerone è passato alla storia per la difesa dei valori repubblicani e per la lotta contro la tirannide. La giornata di studi organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, per la valenza dei contenuti trattati dal sodalizio culturale reggino ha ricevuto il patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Frosinone ed il Comune di Arpino, luogo che diede i natali al grande oratore (3 gennaio 106 a.C.). Dopo i saluti da parte del Presidente del sodalizio culturale reggino Gianni Aiello, è stata la volta dei saluti istituzionali da parte del Vice-presidente dell’Amministrazione Provinciale di Frosinone Luigi Vacana (delega ai servizi culturali), del Sindaco di Arpino Renato Rea e dell’Assessore alla Cultura del Comune arpinate Niccolò Casinelli che nel corso del loro intervento, oltre ad esprimere apprezzamenti per l’incontro, hanno ricordato il loro illustre concittadino. La parola, poi è passata ad Antonino Megali (Vice-presidente del Circolo Culturale “L’Agorà” che ha relazionato, ricordando diversi aneddoti, a riguardo sia l’uomo che la figura politica, filosofica di Marco Tullio Cicerone. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme dei Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 8 aprile.

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