Riprendiamo il discorso Reggina: dal sogno alla realtà

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Reggina, dal sogno alla realtà: la seconda parte

Se la Reggina avesse pensato seriamente di raggiungere i play-off avrebbe dovuto vincere a Cremona, davanti a 700 tifosi “ultrà” accompagnati da due “tifosi speciali”: Antonio Nucera di Sky Sport e l’indimenticabile Simone Giacchetta, oggi D.S. della Cremonese.
Peccato, perché fino alla partita di Cremona le due squadre sono state le migliori degli ultimi due mesi nella categoria. La Reggina, pensava di poter vincere, mentre la squadra di casa era certa di conquistare i tre punti. Certo il gol di Ciofani al 50′ ha galvanizzato i grigiorossi, i quali non avevano fatto i conti con Stellone che al 77′ ha fatto entrare Montalto e Galabinov, il quale non ha perso occasione di fare gol sfruttando un calcio di rigore procuratosi da Kupisz, che ha pareggiato la partita. Stellone, aiutato dall’espulsione di Crescenzi, seguendo la sua “Stella Cometa”, si è giocato il “tutto per tutto” per vincere, specialmente negli ultimi 20 minuti della partita. Nondimeno alla fine si è dovuto accontentare di 1 punto; comunque la Cremonese, tra andata e ritorno, si è portata a casa quattro punti, confermando di essere una squadra “indigesta” per la Reggina. Non possiamo dimenticarci lo spareggio Reggina-Cremonese, disputato a Pescara, il 25 giugno 1989, per la promozione in serie A. La Reggina con un seguito di 23000 tifosi arrivati con i treni speciali e con altri mezzi, dopo i tempi supplementari, perse ai rigori grazie alla trasformazione decisiva di Attilio Lombardo dopo l’errore dal dischetto di Pietro Armenise .Triste ricordo, che ancora brucia nel cuore dei tifosi presenti a Pescara! Ritornando all’oggi, alla fine il pareggio è stato utile per far ritornare il sorriso al Presidente. Anche Stellone ha chiuso la partita con il sorriso, dichiarando di puntare all’obiettivo di vincere le tre partite successive e felice di aver fatto ritrovare le motivazioni ad una squadra che nel periodo precedente aveva subito un “blocco psicologico”, per il quale nessun medico specialista è riuscito a dare una spiegazione. (Anche questo può essere considerato un “segreto di Fatima”).

Certo i 700 tifosi presenti a Cremona, in rappresentanza del Popolo del Calcio Reggino, sono rimasti male per la mancata vittoria ed hanno alleviato il dolore festeggiando, il giorno dopo, insieme ai tifosi del Bari, la promozione della loro squadra in serie B. Con gli ultrà pugliesi i nostri ultrà hanno un rapporto fraterno, tant’è che in occasione di ogni partita con i biancorossi, gli uni sono ospiti degli altri. Il Bari o la Bari, come chiamano la squadra i propri tifosi, fallita nella stagione 2013/2014, dopo tante vicissitudini, è rifallita nel 2018. Grazie al Sindaco De Caro, legato da rapporti di amicizia con il Presidente del Napoli, Aurelio De Laurentis, che ha acquisito la società pugliese nel 2018, il Bari è riuscito ad iscriversi al Torneo dilettantistico di serie D, vincendo il campionato con una presenza media di 10412 spettatori a partita. A Bari, i tifosi, legati in modo morboso alla squadra, hanno messo da parte la “noblesse oblige” dei 30 campionati disputati in “serie A” e con “un atto d’amore”, soffrendo e gioendo, hanno spinto la squadra per conquistare la promozione in serie C. Allo stesso modo una squadra del Sud, la Reggina, qualche anno prima subì la stessa amarezza “grazie” ad un fallimento di 32 milioni di euro della gloriosa società che disputò 9 Campionati in serie A. A Reggio Calabria, un gruppo di persone piuttosto che dare il proprio contributo per la rinascita della squadra del cuore (?), hanno fatto “ferro e fuoco” per mettere “il bastone tra le ruote” perché ancora nostalgici della Serie A. La cattiveria, la
malignità, l’ostilità, la perfidia, la meschinità sono state le “armi” utilizzate per cercare di distruggere tutto ciò che, con immensi sacrifici, si stava cercando di costruire. Comunque, superando tutti i pregiudizi, la società è riuscita ad iscrivere la squadra in serie D, grazie alla possibilità di essere inserita in sovrannumero nella categoria dilettantistica pagando, a fondo perduto, 350.000 euro. L’alternativa sarebbe stata quella di partire dalla terza categoria. Cosi facendo quando mai saremmo arrivati in serie C? “Campa cavallo che che l’erba cresce!

Il primo “attacco” arrivò allorquando, dopo il “pauroso” fallimento, la Reggina fu costretta ad inventarsi una denominazione. Dopo il rifiuto della FIGC di accettare qualunque sostantivo da inserire accanto al nome “Reggina” si è deciso di chiamare la società “Reggio Calabria” che era sembrato il termine più “logico” per identificare la Città, i suoi tifosi ed i suoi abitanti. Ciò come è “naturale”, a tutto oggi, per le squadre di calcio di altre città: Roma, Napoli, Bari, Taranto, Messina, Catania, Torino, Cagliari, Verona, Bologna, Sassuolo, Spezia, Empoli, Alessandria, Ascoli, Benevento, Brescia, Cittadella, Como, Cosenza, Frosinone, Lecce, Monza, Parma, Perugia, Pisa, Pordenone, Vicenza, ecc…

“Apriti Cielo”. In tanti “ubriachi” di serie A non hanno accettato tale denominazione perché non si identificava con quella della Reggina; come se loro fossero nati dall’altra parte del mondo. Mah… la vita non ci finisce mai di sorprenderci! L’avventura parte “piena di pregiudizi” mirati a mettere “in cattiva luce” chi aveva avuto il coraggio, l’incoscienza, il senso di responsabilità, forse anche la leggerezza, di buttarsi nell’arena, per un “atto d’amore”, senza pensarci più di tanto, che lo potessero “sbranare” i “leoni”….da tastiera.

La squadra e la società disputarono quel campionato con grande dignità; perdendo a Roccella 3-1 davanti ad oltre 1000 veri tifosi e vincendo con la Palmese 0-1 con oltre 1500 veri tifosi al seguito, che rappresentavano lo “zoccolo duro”, come i 3000/4000 che oggi vediamo sugli spalti del Granillo in serie B, inclusi gli oltre 1000 biglietti omaggio distribuiti dalla Società. Il Bari nella sua avventura in serie D vinse il Campionato alla grande, mentre la Reggina nel suo primo ed unico campionato nella stessa categoria si classificò quinta in classifica, risultato che le ha permesso di disputare i play-off. Tale “prestigioso” posto in classifica, considerato che in quell’anno non si sono iscritte 10 squadre, permise alla “Reggio Calabria” di partecipare al Campionato Professionistico di ‘serie C”. Per poter disputare tale categoria la società ha dovuto sborsare alla FIGC 300.000 euro a fondo perduto, oltre ad una fideiussione di 350.000 euro, firmata e garantita da tutta la famiglia Praticò, perché gli altri soci non hanno ritenuto di rilasciare le proprie garanzie per poter iscrivere la squadra a partecipare al Campionato di “Serie C”. Un atto, quest’ultimo, che è stato volutamente sottaciuto dai leoni… da tastiera e da quelli con “l’altoparlante” in mano.

Tale impegno, che non era scritto da nessuna parte che si dovesse assumere, si può definire un “miracolo” considerando che la società era composta da professionisti ed imprenditori di piccolo “cabotaggio” che non si potevano permettere “voli pindarici finanziari”. L’esempio “calzante” potrebbe essere quello del Presidente De Laurentis, le cui finanze erano e sono, probabilmente, 100 volte superiori a quelle del Presidente della Reggina del tempo (ruolo deliberato all’unanimità dai soci) ed a quelle dei suoi… soci del periodo. Non contenti i soliti “soloni” hanno preteso che la società si denominasse Reggina. La società ha fatto “guerra e fuoco” per soddisfare tale richiesta presso la Lega e la Federcalcio ed, alla fine, è riuscita a convincerle mettendo un “suffisso” alla parola Reggina. Per tale prefisso, dopo diverse ricerche, la società decise di utilizzare la parola “URBS” che raffigura lo Stemma di Reggio Calabria, adottato ufficialmente dal Comune già nel 1600 e, successivamente, confermato con il Decreto di Riconoscimento dello Stemma e del Gonfalone il 22 dicembre del 1934 con la seguente dicitura. Stemma: “D’azzurro al San Giorgio in atto di ferire con la lancia il drago, sinistrato da una donzella genuflessa in manto e corona reale, sormontata da raggi di luce uscenti dal capo, il tutto d’oro, con la scritta intorno allo scudo: URBS REGHINA NOBILIS INSIGNIS FIDELISSIMA PROVINCIAE PRIMA MATER ET CAPUT”.

La società pensava che la parola URBS potesse ingentilire il nome Reggina, dandole, per certi versi, anche un titolo nobiliare, come meritava allora, ed oggi ancora di più, la Prima squadra di Calcio della Città. Non l’avesse mai fatto quella società! Le derisioni, le cattiverie, gli sfottò più beceri accolsero questa decisione senza che “i soloni” approfondissero il significato profondo della scelta. Ci viene in mente la poesia di Nicola Giunta “‘NTA ‘STU PAISI” e trascriviamo alcuni passaggi per non tediarvi ancora di più: NANI SU’ IDDI E VONNU A TUTTI NANI… “STI’ GGENTI TRA DI IDDI SU’ NNIMICI. NIMICI I CUI? OH, FRABBICA DI STORTI! SUNNU SULU NIMICI DA SO’ SORTI! NIMICI D’IDDI STESSI PI PPUNTIGGIU, E I CCHIU’ FISSA DU MUNDU SUNNU A RRIGGIU!”

Concludendo questo nostro racconto Storico, Romantico ed Affascinante, sempre facendo riferimento alla società del Bari, la differenza tra le due Città, calcisticamente parlando, è molto diverso per il numero di persone che hanno spinto il Bari a vincere il campionato di serie C (Bari-Taranto del 18 aprile 2022, oltre 10.000 spettatori in serie C). Mentre la Urbs Reggina 1914, anno di nascita della Società, del 2016/2017 ha dovuto lottare con chi scriveva, parlava e sparlava, in quel periodo, come se la Città si dovesse vergognare di tale situazione. La società Urbs Reggina 1914 del tempo ha dovuto “combattere” con tanti soggetti che “Pontificavano” nei bar e negli angoli della Città, compreso quelli che le stavano “accanto” che con “quattro soldi” volevano vincere i campionati, come quello di “Serie C” che, in quegli anni mediamente aveva costi per almeno 3 milioni di euro. La società Urbs Reggina 1914 ha dovuto “combattere” con le Istituzioni che hanno abbandonato la società al suo destino, con la mancanza di strutture adeguate per una società professionistica, per le quali ha dovuto affrontare costi inaccettabili e non sopportabili per mantenere la categoria.

Nel nostro ruolo, ricordiamo che la Società ha vissuto quel periodo in modo drammatico, mentre in Città i “soloni” facevano a gara per buttare fango su chi ha immolato le sue finanze per UN ATTO D’AMORE VERSO TUTTI I TIFOSI E VERSO LA CITTÀ, ALLA QUALE, ORGOGLIOSAMENTE, SI SENTE DI APPARTENERE. MAH… NON SI FINISCE MAI DI IMPARARE. “AI POSTERI L’ARDUA SENTENZA”.

2 – Continua

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