Hanno voluto i mastelli e adesso si oppongono al termovalorizzatore: altro che “lordazzi”…

StrettoWeb

A Reggio Calabria l’Amministrazione Metropolitana guidata da un Pd travolto dagli scandali di brogli elettorali e sindaci sospesi per abuso d’ufficio, oggi fa le barricate contro la proposta della Regione di raddoppiare l’unico termovalorizzatore calabrese in funzione situato nella zona industriale di Gioia Tauro: altro che “lordazzi”…

Non sono minoranze etniche ai margini della società abituate a vivere in condizioni di totale delinquenza e clandestinità. E tantomeno non sono le frange più povere, contigue alla criminalità, ai margini della legalità. Gli unici veri lordazzi di Reggio si sono smascherati in queste ore, e stanno molto più in alto rispetto a quanto avevano provato a raccontare negli anni scorsi: si tratta dei pubblici amministratori, degli occupanti delle stanze dei bottoni intorno a piazza Italia, dei Sindaci eletti e dei loro facenti funzioni che ne hanno preso il posto per sopraggiunti scandali e condanne penali.

Sono loro, infatti, che prima hanno scelto i mastelli, unica città al mondo che pensava di raccogliere la differenziata porta a porta, e poi hanno per anni accusato i cittadini di essere “lordazzi” soltanto per scaricare sulla gente le loro responsabilità. E adesso che la Regione ha proposto il raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro, unica soluzione (parziale, perché termovalorizzatori in Calabria ne servono molti di più) all’ormai atavica emergenza rifiuti di questa terra, dicono di “no“. Come hanno detto “no” al Ponte sullo Stretto, come dicevano di “no” ai Gazebo del Lungomare, come hanno detto di “no” al tapis roulant o al waterfront di Zaha Hadid.

No al raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro, decisione anacronistica e fortemente sbagliataha detto oggi Paolo Brunetti, fedele rampollo di Falcomatà che l’ha nominato vicesindaco cacciando una personalità come Tonino Perna alla vigilia della condanna per abuso d’ufficio che l’ha visto sospeso da Palazzo San Giorgio. Indimenticabili, nel curriculum amministrativo di Brunetti, le gesta da delegato ai servizi idrici durante la prima consiliatura Falcomatà con cui si è conquistato la meritoria promozione a vice sindaco: imprese eroiche nella gestione dell’approvvigionamento idrico cittadino che non aveva mai funzionato così bene nella storia, come i reggini ricordano limpidamente per “la fine della sete di Reggio“. Dall’era Brunetti, infatti, mai più un rubinetto in città è rimasto a secco. Mai più la rete idrica ha avuto una perdita. Mai più s’è verificato un disservizio, al punto che per blindarlo a Palazzo San Giorgio Falcomatà l’ha dovuto supplicare di non accettare le numerose proposte manageriali giunte da multinazionali di tutto il mondo che hanno fatto carte false per assicurarsene i servizi al fine di migliorare l’efficienza delle loro attività.

Eppure, se per il Pd reggino il termovalorizzatore sarebbe una soluzione “anacronistica e sbagliata“, com’è possibile che Roberto Gualtieri, attuale Sindaco di Roma, fino ad un anno fa Ministro dell’Economia e delle Finanze (quindi forse un pelino più importante di Paolo Brunetti nelle gerarchie politiche e amministrative del Pd), abbia annunciato proprio la scorsa settimana una “svolta storica” della Capitale sul tema dei rifiuti con l’approvazione di un maxi termovalorizzatore da 600mila tonnellate annue? Chi è che sta sbagliando, Gualtieri o Brunetti? E qual è la linea del Pd rispetto all’uso dei termovalorizzatori? Perchè dal Nazareno non organizzano un corso di formazione spiegando agli amministratori reggini che il termovalorizzatore non è affatto un’alternativa alla differenziata, e che comunque con la differenziata non è possibile raggiungere il 100% dello smaltimento? Dev’essere imbarazzante per un partito di Governo avere ancora al proprio interno sacche di cotanta ignoranza tecnica e scientifica.

Inoltre il contesto reggino è ancor più drammatico di quello romano: a Reggio l’emergenza rifiuti è ai limiti dell’umana dignità da molti anni, proprio cioè da quando l’Amministrazione guidata da Falcomatà ha deciso di abolire tutti i cassonetti imponendo i mastelli tout court in ogni quartiere della città, vanificando gli sforzi delle ditte di raccolta rifiuti che si sono succedute, che hanno trovato l’ostacolo insormontabile nell’attività di dover quotidianamente passare portone per portone a svuotare i mastelli con pochi uomini e pochi mezzi, e dei cittadini costretti ad enormi sacrifici senza alcun riscontro positivo. Pagano la TARI più alta d’Italia da ormai quasi un decennio; vivono sommersi dall’immondizia e si sentono persino ingiuriati come “lordazzi” da una politica mai così vigliacca che, senza vergogna, continua a sbagliare e a scaricare sulla gente le proprie drammatiche responsabilità. Su Brunetti giova infatti ricordare come un anno fa avesse promesso i “cassonetti intelligenti in ogni circoscrizione“. I reggini aspettano, sia i cassonetti che qualche barlume di intelligenza.

Eppure in una città normale, in una civiltà normale, i termovalorizzatori li inaugurano tranquillamente nel centro storico. A Reggio Calabria potremmo farlo sul Lungomare, potrebbe valorizzare l’area del Tempietto e persino quella del vetusto Lido Comunale. Anche lì l’Amministrazione Falcomatà si è opposta al progetto di ammodernamento e ha detto “no“: tutto deve rimanere così com’è, in questa città. La fogna dove c’è la fogna, la sporcizia dove c’è la sporcizia, i guasti dove ci sono i guasti, le buche dove ci sono le buche. Noi alle nostre cose ci affezioniamo.

Fuori dai confini reggini, il mondo progredisce. Noi restiamo genuini così come il sottosviluppo ci ha insegnato: poveri e vuoti, di idee e di spirito oltre che di denari. E destinati all’estinzione: perché in questa terra bellissima ma soffocata dalla mediocrità della politica, di questo passo non ci resterà più nessuno.

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