L’Ue modifica il sesto pacchetto di sanzioni per Mosca: “gli armatori europei potranno trasportare petrolio russo”

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Le sanzioni previste dall’Ue alla Russia diminuiscono: ora è saltato anche il divieto di trasporto di petrolio russo per gli armatori europei

Il sesto e nuovo pacchetto di sanzioni elevato dall’Unione Europea nei confronti della Russia sta trovando sempre più l’opposizione di molti Stati membri, in particolare su ciò che riguarda l’importazione del petrolio. Dopo un fine settimana di acceso dibattito, infatti, sebbene le sanzioni manterranno la disposizione chiave sulle alcuni spedizioni, volte ad ostacolare la capacità di Mosca di esportare il suo greggio a livello globale, saranno modificate numerose decisioni prese nei due mesi precedenti. L’Ue, ad esempio, ritirerà una proposta di divieto alle navi di trasportare petrolio russo verso paesi terzi, pur mantenendo un piano per vietare l’assicurazione di tali spedizioni, secondo i documenti consultati da Bloomberg e da persone che si occupano della questione.

La Grecia, che è tra i maggiori armatori al mondo, è stato tra i Paesi membri che hanno spinto maggiormente per la rimozione della disposizione dal sesto pacchetto di sanzioni dell’Ue per l’invasione russa in Ucraina, citando la mancanza di accordo tra le nazioni del Gruppo dei Sette. Proibire alle navi europee di trasportare petrolio russo verso qualsiasi destinazione nel mondo avrebbe ulteriormente intaccato le esportazioni di Mosca, una fonte vitale di valuta forte. Anche in questo modo, il divieto di fornire assicurazioni agli spedizionieri sarebbe un ostacolo importante per le esportazioni petrolifere russe. Le compagnie di navigazione coprono le loro navi contro i rischi, comprese le fuoriuscite di petrolio attraverso i cosiddetti club di protezione e indennizzo.

Lo stop al petrolio resta dunque il nodo principale da sciogliere: agli Stati più dipendenti dal greggio russo o senza accesso al mare (Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca) che non hanno la possibilità di cambiare fornitori facilmente, concesse proroghe: la Slovacchia infatti, nel 2021 ha tratto ben 96% delle sue importazioni di petrolio dalla Russia, l’Ungheria è al 58% e la Repubblica Ceca circa la metà (Dati dell’Iea). Tutti e tre i Paesi ricevono greggio soprattutto dal braccio meridionale dell’oleodotto Druzhba, il più lungo del mondo, che parte dal Tatarstan russo. A dirsi in disaccordo con le decisioni è soprattutto l’Ungheria, il cui primo ministro Viktor Orban ha definito “l’embargo sul petrolio una bomba atomica per l’economia magiara”, ed ha posto sul piatto altre questioni (come lo sblocco del Pnrr ungherese, bloccato da molti mesi) e la procedura che “protegge il bilancio dell’Ue dalle violazioni dello Stato di diritto”. Mossa, quella di Orban, che l’Alto Rappresentante Josep Borrell ha bollato come “inaccettabile”.

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